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Tourmalet e altri incantesimi – 1
Un Italiano Al Tour De France.
È domenica 26 agosto 2018, sono le 7:30 del mattino e ancora non lo so, ma sto per fare una cosa che mi cambierà, per sempre, la vita da ciclista. Sto per partecipare alla “Look Marmotte Granfondo Pyrénées”. Mi attendono un pezzo di storia (e di geografia) del Tour de France e, soprattutto, duecentomila emozioni da mettere nel cassetto e conservare con cura quest’inverno. La Grande Boucle è la corsa cui ho dedicato il mio ultimo libro “Gli italiani al Tour de France”. Avevo già scalato le Alpi francesi, percorso Galibier, Alpe d’Huez, Glandon, cime sacre. Mi mancavano però ancora i Pirenei. Una fantasmagoria troppo grande per chi pedala e scrive di ciclismo. Era insomma giunto il momento di vedersi a quattr’occhi, io e il Tourmalet. La Marmotte Pyrénées prevede però, oltre a sua maestà il Col du Tourmalet (da scalare per ben due volte, da entrambi i versanti), anche l’Horcquette-d’Ancizan, il Col d’Aspin e Luz-Ardiden. Nomi che trasudano maglie gialle da ogni poro, vette che fanno rima con imprese. Non potevo rimandare oltre.
Ebbene, ora che li ho fatti, e che di quella giornata non dimenticherò una virgola, posso dire che esiste un ciclista “prima” e uno “dopo” i Pirenei. Quella catena montuosa al confine tra Francia e Spagna segna un passaggio obbligato, uno spartiacque necessario, per chiunque ami il ciclismo.
Vi spiego perché in 3 puntate.
Ecco la prima.
Psico-racconto di 5 vette Hors-Catégorie
È nata solo 3 anni fa, sulla scia della “sorella maggiore”, la Look Marmotte Granfondo Alpes: quella dove ogni anno 7 mila amatori si cimentano con le cime sacre del Tour de France, Glandon, Galibier e Alpe d’Huez. Eppure è già diventata una stella. È la Marmotte Pyrénées. La versione pirenaica della più famosa granfondo francese al mondo.
Paesaggi incantati e selvaggi, natura ancora incontaminata, animali allo stato brado.
Non è per tutti la Marmotte Pyrénées, va detto: 5600 metri di dislivello in soli 162 chilometri hanno pochi confronti nel panorama delle gare di un giorno. Quest’anno alla partenza i concorrenti non toccavano quota 2000, gli italiani solo 22. Eppure la gara pirenaica è destinata a diventare un grande evento internazionale.
5 le cime da scalare, quasi tutte Hors Catégorie: lo storico Col du Tourmalet (prima da Luz-Saint-Sauveur), poi l’Hourcquette-d’Ancizan, il Col d’Aspin, quindi di nuovo il Tourmalet (stavolta da Sainte-Marie-de-Campan, il suo versante “storico” e più duro), e infine Luz-Ardiden. Il rapporto distanza-dislivello di questa gara fa paura. E rende la Marmotte Pyrénées probabilmente la granfondo più dura d’Europa.
Ecco il racconto, in prima persona, di chi ci è stato. Una giornata iniziata col buio e i led accesi, e terminata con il sorriso e una coca cola.
5:30 – Sveglia!
Buio pesto, ma il cielo è stellato, ieri invece pioveva e faceva freddo. Buon segno. Alloggio con tutta la famiglia in un piccolo borgo medioevale, Saint-Savin, a pochi chilometri dalla partenza di Argelès-Gazost, non lontana da Lourdes. Davanti a me, la cattedrale è ancora illuminata, sento il gorgoglio gentile dell’acqua della fontana che risuona nella piazza. Ho comprato due faretti led all’ultimo minuto, in previsione dei 5 chilometri che mi separano dalla partenza (in Francia, a fine agosto, il sole sorge più tardi che in Italia, fino alle 7 è buio). Ho il cuore in gola e molte incognite che mi frullano per la testa: la Marmotte Pyrénées è una granfondo giovane, si sa poco di lei, praticamente niente. Non conosco nessuno che l’abbia fatta, cui chiedere consigli, né tantomeno qualcuno che vi prenda parte oggi e che possa farmi compagnia. Sarò da solo, e forse è proprio questa la cosa che mi affascina di più.
Ho preparato due panini (uno salato, con prosciutto e formaggio, l’altro dolce, con marmellata di lamponi), ho preso barrette, gel e camere d’aria a gogò. Voglio essere completamente autonomo. Colazione abbondante, caffè in dosi massicce, casco bene allacciato in testa, guantini indossati. Afferro la bici e la porto giù per le ripide scalette del B&B. Rock n’ roll.
In griglia non c’è ressa, ci sono ciclisti di tutti i tipi, ma hanno fare estremamente rilassato. Sanno bene cosa il aspetta, inutile avere fretta adesso. Ne noto uno con la maglia firmata “Bernard Hinault” e un altro con i pantaloncini griffati “Louison Bobet”. Eroi del pedale, gente che qui ha scritto la storia della Grande Boucle.
(CONTINUA…)
il racconto completo della mia Marmotte Pyrénées è già su Cyclist (numero 27, ottobre) in edicola da oggi. Compratelo, che la carta fa bene alla salute.
Foto:
1 – Col du Tourmalet, scendendo verso Luz-Saint-Sauveur
2 – Il mio numero di gara: solo in 22 italiani al via
3 – Argelès-Gazost, 7:30 del mattino, la magia della partenza
4 – Il giorno prima: i ristori saranno spartani, meglio correre ai ripari
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