
Tag
Ten
I 10 libri più pericolosi che ho letto nel 2018 (e i loro perché).
È arrivato Natale, la fine dell’ano è dietro l’angolo. È tempo di classifiche. È tempo di libri belli. Di quelli che “stanno dietro” il tuo lavoro, in cucina, tra i fornelli. Laggiù, nel sottoscala, a volte nei pressi dell’uscita di sicurezza. Senza di loro, ti saresti perso per strada, o forse non avresti nemmeno scritto. O avresti scritto qualcosa di sbagliato o di già scritto, peggio ancora.
E questo 2018 a me ha regalato molto in quanto a letture. Più del solito.
Ho dovuto perciò fare una cernita. Sappiate che è stata profondamente dolorosa, faticosa e ovviamente impegnativa.
Di seguito trovate i 10 libri che più mi hanno influenzato nel corso degli ultimi 12 mesi.
Non sono necessariamente usciti nel 2018, ma io li ho letti tutti nel 2018.
Ne vedrete, perciò, qualcuno piuttosto “anzianotto”, altri acquistati nel 2017 o prima, ma letti solo un anno dopo. A proposito, vi segnalo un post che spiega bene l’utilità del comprare libri che non si leggono.
Tornando a noi, ecco qua i miei 10 very best 2018.
Sono 5 libri di sport, più 5 che parlando d’altro. Ovvero: narrativa, non fiction (ormai la differenza, pare, sia venuta meno), e persino un saggio.
Spero possano tornarvi utili. O, quantomeno, allietarvi le feste (dopo aver letto i miei, s’intende).
Enjoy.
Di Bici e D’Altri Campioni:
1 – Bradley Wiggins: Icons. My Inspiration, My Motivation, My Obsession (Harper Collins, 2018, 320 pg.)
L’ultima parola è quella che conta. E la sua è “Obsession”: la bici come mania, come ossessione che torna e ritorna e non lo lascerà mai libero. Bradley Wiggins, il baronetto vincitore del Tour de France 2012, racconta come pochi altri di come il ciclismo sia prima di tutto immaginazione, sogno. Necessità di avere un poster e degli idoli in camera. Come dargli torto? Un libro “Inspiring”, come dicono gli inglesi. Chissà se lo vedremo mai tradotto in italiano?
2 – Albert Londres – Tour de France Tour de Sufferance (Excelsior 1881, 2008, 161 pg.)
Ho raccontato la storia dell’espressione “Forzati della strada” nel mio ultimo “Gli italiani al Tour de France” (Utet 2018). A coniare la fortunata espressione è stato lui, il cronista Albert Londres. 1924, di ritorno da un viaggio nelle colonie penali francesi d’oltremare, Albert viene mandato allo sbaraglio a seguire il Tour de France (vinto dall’italiano Bottecchia). Dopo poche tappe, digiuno di ciclismo, arriva a una drammatica conclusione: i ciclisti sono come i condannati ai lavori forzati. È ancora valido oggi?
3 – Orio Vergani, Guido Vergani – Caro Coppi (Mondadori, 1995, 257 pg)
Nel 2019 sarà il centenario della nascita di Coppi. Sono uscite e usciranno diverse pubblicazioni, fotografiche, biografiche, sono sicuro saranno tutte accuratissime e bellissime. Ma nulla mi toglierà dalla testa che questo sia il più bel libro mai scritto su Fausto (persino meglio, forse, di “Coppi e il diavolo” di Gianni Brera).
Inizia con la fine, il tragico epilogo di un campione fatto di malinconia e malesseri assortiti. Morì di malaria, ma forse portava con sé, da sempre, il presagio di una fine assurda. Orio lo vede “venire al mondo, sotto la pioggia che veniva giù mescolata alla grandine” (Giro d’Italia, 29 maggio 1940, tappa con l’Abetone). Scrivesse ancora oggi qualcuno così.
4 – Marco Ciriello – Maradona è amico mio (66thand2nd, 2018, 183 pg.)
Lo “Storytelling dello sport” è una mia fissazione, lo sapete. Ci sono personaggi archetipici, che tornano e ritornano, trasversalmente, seppure si cimentino in discipline completamente diverse tra loro (dal rugby alla pallavolo, forse anche al curling). Diego Armando Maradona è sicuramente uno di questi. Il suo essere eccessivo e “immarcabile”, in campo e nella vita, ne hanno fatto un carattere tragico in grado di dialogare perfino con Eschilo. Un giorno, a Cuba, conobbe un ciclista, tragico ed estremo (purtroppo fino in fondo) esattamente come lui. Si chiamava Marco Pantani. Ciriello mischia biografia ad autobiografia, in modo asciutto, diretto, mai retorico. Mi ha messo voglia di “vite inattese”.
5 – Giorgio Terruzzi – Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna (66thand2nd, 2014, 183 pg.)
E sempre a proposito di “Vite inattese”, la casa editrice romana 66thand2nd, la prima in Italia ad aprire la via delle “biografie sportive”, dedica un’intera collana a chi, nel suo sport, ha avuto una vita diversa, inattesa appunto. Differente da quella di tutti gli altri suoi “colleghi”. Forse speciale, forse da predestinato, forse però anche da condannato. Un libro che non è solo una bio del più grande in Formula Uno, ma anche una stanza d’albergo (l’ultima). E, soprattutto, una riflessione sul concetto di “talento”. Ci sto lavorando. Ve ne parlo dopo le feste.
D’Altro:
6 – Michele Mari – Rosso Floyd (Einaudi, 2010, 222 pg.)
Prima persona singolare. Un libro scritto tutto così, lasciando parlare solo i protagonisti, quasi fosse una chiacchierata al bar, dopo tre o quattro pinte, quando cominci a disinibirti e ti lasci andare alle confessioni più sfrenate. I Pink Floyd , raccontati da sé medesimi, liti incluse, e da tutti i personaggi che gli sono girati attorno (Stanley Kubick, David Bowie e Alan Parson compresi). La scelta di scrivere “Gli italiani al Tour de France” facendo parlare i ciclisti in prima persona è (anche) figlia di questa lettura. E poi amo tremendamente la musica, lo sapete.
7 – Daniel Mendelsohn – Un’Odissea (Einaudi 2018, 2018, 310pg.)
Forse il più bel romanzo letto in questo 2018. “Un padre, un figlio, un’epopea”, come recita il sottotitolo. Il viaggio dei viaggi, dove la meta, il cercare, e il cercarsi, in questo caso, diventano soltanto una scusa. Mendelsohn, già autore de Gli scomparsi, vincitore del National Book Critics Circle Award 2006, insegna Letteratura al Bard College, ed è studioso di lettere antiche. Tiene un seminario sull’Odissea, tra i suoi studenti diciottenni, durante la prima lezione, si accorge che siede anche suo padre. Non anticipo altro. Un libro che serve a viaggiare (oltre che a rileggere Omero). Chi pedala, conosce bene la materia.
8 – Michael Chabon – Sognando la luna (Rizzoli 2017, 526 pg.)
Le confessioni di un nonno, morente, a un nipote (l’autore). Cosa c’è di vero e cosa è invece inventato? Chabon, a chi glielo chiede ossessivamente, risponde ogni volta alzando le spalle e ridacchiando. Un libro che è la dimostrazione di ciò che accade nella narrativa contemporanea. Quando si scrive di un fatto accaduto o di una persona reale, è impossibile l’imparzialità. Impossibile restare fuori dalla propria storia. Chi scrive è lì, in trincea, in prima fila, non si scappa. Ci metterà per forza del suo.
Quando, ne Gli italiani al Tour de France, ho fatto parlare Coppi o Pantani in prima persona, sapevo di correre dei rischi enormi. Ho scelto di correrli anche grazie a questo libro.
9 – Ian McGuire – Le acque del Nord (Einaudi 2018, 2018, 278 pg.)
Avete per caso visto la serie tv, in onda su Amazon Prime, The Terror? Oppure amate Moby Dick alla follia, come fosse una bibbia? In entrambi i casi, leggete questo libro. Tradotto, tra l’altro, mirabilmente, mi ha portato in mezzo al mare, senza alzarmi mai dal letto. La sera volevo andare a dormire soltanto per leggerlo. Di giorno scrivevo del Tourmalet (ero nel pieno della stesura del mio reportage dai Pirenei) come fosse un’iceberg, là in mezzo all’Oceano. Qualunque sia la vostra balena.
10 – Alessandro Baricco – The Game (Einaudi 2018, 325 pg)
Baricco scrive dannatamente bene, gli va riconosciuto. Anche a denti stretti, ma bisogna essere onesti. Poi può non piacere, ma i ferri del mestiere li ha tutti, e anche piuttosto affilati. Questo libro, un saggio (dove riesce decisamente meglio, a mio avviso, rispetto ai romanzi), è l’analisi più lucida che ho letto sulla famosa “rivoluzione digitale”. Baricco è un entusiasta dei social, del tweet istantaneo, della comunicazione “superficiale”, si sa. Ma sa anche motivare in modo convincente le sue ragioni (devo ammettere, poi, non diverse dalle mie). Unico appunto: tra le numerose piattaforme social analizzate, mancano Spotify, Strava e Netflix. Senza le quali, credo, potrei suicidarmi.
Foto: ©ciclistapericoloso (tutti i diritti riservati)