
Tag
Eddy & Brad
Il gatto, la volpe e il carattere del ciclista.
Una foto meravigliosa, che sta giustamente facendo il giro del web in questi giorni. È apparsa sul profilo Instagram di sir Bradley Wiggins, baronetto a pedali, vincitore del Tour de France 2012, primo degli inglesi a passare sotto l’Arco di Trionfo in maglia gialla. Ovviamente in quella posa, intima e carica di stile, non è immortalato da solo. A fargli compagnia, c’è il più grande di tutti i tempi, Eddy – Cannibale – Merckx. I due sembrano averci bevuto su: dal calice sulla destra di Wiggo sembra di riconoscere un’ombra di bordeaux d’annata, chiedo numi a Gianni Mura. Di che avranno parlato? Perché Merckx fa quella faccia? Si sta forse addormentando?
Questa immagine ci restituisce quello che Roland Barthes, filosofo francese, chiamava “Il punctum”: quel quid, quel qualcosa in grado di trasformare un semplice fotografia in qualcosa di speciale, qualcosa che le facesse, quasi letteralmente, bucare la pagina. Forse, in questo scatto, il puctum è quel calice di vino, oppure sono le gambe accavallate, in posa dandy, di Brad, oppure ancora le braccia quasi conserte di Eddy. E se, invece, fossero le giacche (o cappotti?) poggiate sul divano, a sinistra? Questa è un’immagine che racconta una storia. Anzi due.
E proprio all’”ingordo” Eddy Merckx e alla ”rockstar” Bradley Wiggins ho dedicato 2 dei 15 ritratti di cui si compone il mio “Il carattere del ciclista” (Utet 2016), uscito anche in Olanda (Xander Uitgevers), dove è stato recentemente aggiornato con un nuovo e inedito ritratto, quello dell’eroe nazionale Tom Dumulin, e in Germania (Piper) (no, qui non mi hanno ancora chiesto quello di Ulrich).
Dunque, nella speranza di farvi cosa gradita (nonché, lo ammetto, di darvi qualche piccolo suggerimento in tema di regali natalizi) pubblico qui due brevi estratti dai capitoli loro dedicati. Vi venisse voglia di leggere anche gli altri, trovate il libro su Amazon (cartaceo e in ebook) a prezzo super-scontato, ma correte: è in esaurimento.
S’inizia, ovviamente, con colui che vinse più di tutti, anzi che non era mai sazio.
L’Ingordo: Eddy Merckx
Una volta gli hanno chiesto: “Edouard, cosa è per te lo sport?”. Lui ha risposto serafico con una sola parola, un verbo all’infinito presente: “vincere”. Per Merckx vincere era un presenteinfinito. Un moto perpetuo.
Gareggiavi per arrivar primo sugli avversari, certo, ma primo anche e soprattutto sul destino. Non si sa mai che quello ti potesse tendere un tranello, un crudele sgambetto non calcolato. Ecco allora che le braccia oltre il traguardo, con un colpo di reni eroico, le dovevi portare prima tu. Fregarlo sul tempo.
I Beatles non sono durati che nove anni, Maradona poco di più. Eddy Merckx, il Merckx grande e cannibale, forse meno di dieci. Questo, il destino di una star.
Una volta hai detto che nel ciclismo ci sono tanti fattori che non possiamo controllare, ma ce n’è uno che invece possiamo controllare benissimo: noi stessi. Ecco tu quel fattore, te stesso, avevi deciso di giocartelo fino in fondo, da subito. Senza remore o preoccupazioni. Come una mano di poker un po’ azzardata, un “all in” già al primo turno, sicuro delle tue carte, senza bisogno di bluffare.
E se qualcosa poteva fermarti, doveva allora per forza venire da fuori. Da un fattore X imprevisto, appunto, da te “non controllabile”. Doveva essere un tranello del destino. Una forza contraria contro la quale non si può nulla (…)
(Continua a leggere su “Il carattere del ciclista”)
La Rockstar: Bradley Wiggins
“Alle undici del mattino entravo nel mio pub preferito e non me ne andavo prima di aver bevuto dodici o tredici pinte di birra”, racconterai. Una faccenda un tantino complicata quando di mestiere fai il ciclista e la mattina dopo magari devi uscire ad allenarti.
No, la vita non è stata tenera con te.
Da quel giorno in cui trovarono tuo padre morto in un vicolo pieno di piscio in Galles. Scazzottata o malore? Non s’è mai saputo. E tu non hai mai smesso di chiedertelo. Come James Ellroy non ha mai smesso di scrivere per sua madre, assassinata macabramente. Le vostre menti creative, senza quei due traumi originari, non ci sarebbero mai state. Forse è una fortuna che sia andata così.
Nemmeno a farlo apposta, anche tuo papà faceva il ciclista: sei figlio d’arte. E sei nato a Gand, in Belgio, mica per altro, maperchéera lì per correre una Sei Giorni. Pistard come te.
Eppure, quando era in vita, non era solo la bici l’unica cosa ad avvicinarvi. Erano anche delle foto in bianco e nero molto speciali. Tantissimeemeravigliose immagini di guantoni e ring scalcagnati. Sono quelle dell’era d’oro di Mohammed Alì, uno dei tuoi tanti miti.
Con papà passavate le serate a guadarle e rimirarle, come due bimbi davanti alle figurine di George Best e Bobby Charlton. (…)
(Continua a leggere su “Il carattere del ciclista”)