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Ci siamo.
Ci siamo.
Si entra nella settimana “santa”, quella che conduce alla Maratona dles Dolomites di domenica 1 luglio.
Appuntamento ormai fisso per il ciclistapericoloso. Quest’anno, però, a sua volta primo appuntamento con l’alta quota. Il secondo meno di una settimana dopo: Bourg d’Oisans, sabato 7 luglio. Granfondo La Marmotte.
Mi attendono 7 giorni e 10 mila metri di dislivello.
È vero, ho taciuto per un po’. Non ho scritto per diverse settimane, e qualcuno qui, probabilmente, e legittimamente, avrebbe potuto pensare che io fossi scomparso. Inghiottito dal dislivello. Novello Scilla e Cariddi delle Alpi.
Beh, devo dire, che poco c’è mancato.
Ma gli ultimi due weekend mi fanno dire che non sono stato inghiottito.
Che sono pronto a correre incontro a queste due bellezze con un seno over duemilametri. O a questi due draghi, se preferite, carichi di fuoco laser.
Essì, perché certe Granfondo sono come delle belle donne. O come bestie da sconfiggere e domare.
Occorre in ambo i casi, saperle corteggiare per lungo tempo. Fare sacrifici, temere di non averle mai, sentirne il richiamo nei mesi invernali.
la dura legge della tentazione. Cedervi. Non ci sono altre vie.
Io questa regola la provo tutti gli anni. Questo il motivo per cui, in pieno inverno, dietro una coltre di nubi, comincio a fissare le mie mire.
Quest’anno ho saltato la Sportful, perché ero lontano. Con la testa, e con le gambe.
Ora devo andare a stanare il drago.
E così capita che in due weekend liguri, punti la sveglia alle 5:30. E ti vado a pescare due uscite di 150 km e oltre 3000 m. di dislivello, e che a pranzo sono indietro. Con la famiglia ignara dell’accaduto.
È bastato tanto a rimettermi in carreggiata con me stesso.
E allora, eccomi là. In partenza per Corvara, con la valigia pronta anche per sua maestà le Galibier.
Mette timore e fascino pensare che in soli 7 giorni, ho davanti nell’ordine: Campolongo, Pordoi, Sella, Gardena, Giau, Falzarego, Valparola, Glandon, Telegraphe, Galibier, Alpe d’Huez.
Bene. Le gambe sono belle glabre, pronte a fare il loro porco lavoro.
Si parte.
Il Pitone con me, as always, in terra ladina, ove giovedì tiferemo Italia, stipati in un pub carico di tedeschi ubriachi e minacciosi. Supermario salvaci tu.
I fratellini Schleck da Cernusco con me in terra francese. Lo scenario a loro più congeniale.
Quest’anno la CNB Squadra Corse si porta a casa un palmarès di tutto rispetto. Con l’incredibile marcia verso il Prestigio del Pitone del Gratosoglio, la Marmotte della banda dislivello; e poi Novecolli già nel sacco, e Ötztaler appuntamento di squadra al completo.
I massicci alpini tremano. Il treno del dislivello sta per arrivare.
Tornando a noi.
Si diceva? Ah, sì. Due uscite corpose e intense, negli ultimi due weekend, in salsa ligure.
La prima con un Passo del Bocco, dedicato ancora alla memoria di Wouter Weylandt, affrontato alle 6 e mezzo del mattino, con il sole che sorge e nemmeno un’anima lungo tutta la lingua d’asfalto che sale. 15 km e 900 m. di dislivello. Pedalabile, lungo, regolare, invita a far ritmo. E ritmo io faccio.
Segue veloce discesa verso la costa, ove da Chiavari, lungo l’ottovolante dell’Aurelia, agguanto Rapallo e salgo al Santuario di Montallegro: 10 km e 600 m. di dislivello. Non pago, ripeto l’ascesa una seconda volta. In cima, al Santuario, mi nascondo ai fedeli per nutrirmi a suon di focaccia di Recco DOP e coca cola (anche lei DOP).
Montallegro è” la” mia salita. La prima che ho fatto in vita mia (mettendo piede a terra 3 volte e non raggiungendo mai lo scollinamento). Preso da masochismo o sindrome di Stoccolma, l’avrò fatta poi cento volte fino ad oggi. Tanto da conoscerla palmo a palmo, senza stufarmi mai. Mi piace farla, parla di me, allontana i pensieri e libera la mente, nel suo silenzio.
Ultimo dente di giornata: Bocco di Leivi. Uno strappo corto, severo, di 5 km e 400 m. I “mangia e bevi” lungo il litorale fanno il resto. 148 con 3.067m. sono nel sacco.
La seconda uscita, ieri, è a luci spente: niente Garmin. Dimenticato nel comodino di casa a Milano. La testa evidentemente perde ancora qualche colpo.
Conosco i percorsi a memoria, conosco i dislivelli. Ma, soprattutto, mi affascina da matti seguire le sensazioni. Come bendato.
Pedalo 7 ore e 20 senza cardio, senza RPM, senza dsl, senza km, senza watt, senza calorie bruciate, senza tabelle. Una sensazione stupenda. Da provare.
Luke, segui l’istinto. E il promesso cavaliere Jedi comincia a brandire la spada laser bendato, cercando di ascoltare la Forza.
Segui l’istinto, ciclistapericoloso. Ascolta la forza. Non c’è altro segreto.
E proprio questa uscita, fa di me un cavaliere pronto alla punga. Mi fa ritrovare nel silenzio del garmin assente, testa, cuore, gambe.
L’istinto (e i calcoli approssimativi, ma vicini al vero) dicono: 156 km e 3100 m. dsl.
7;18, pause incluse.
Non so come andrà questa settimana di 10 mila metri, cari miei. Ma sono contento di averla davanti.
Un po’ mi emoziona. Un po’ mi spaventa. Un po’, ma tanto, mi eccita.
Ci siamo. Si comincia giovedì, lungo l’Autostrada del Brennero. Quella che porta verso la polvere di stelle.
La si rivedrà a fine agosto, diretto nel regno austrungarico a parlare di Timmelsjoch.
In mezzo: Giau, Galbier e Alpe d’Huez.
Ascolta la forza, Luke.
Foto: http://www.rapha.cc