Acqua verticale

Secondo shottino dal nuovo libro: siamo sul Colle della Lombarda, al confine tra Italia e Francia. Il secondo dei 7 Majerurs. E il mio racconto doppio prosegue lineare. Da una parte il viaggio in bici, dall’altra quello con la testa. Di qui i muscoli, il cuore, le pulsazioni, la fatica, il sudore. Di là i sentimenti, i pensieri, le divagazioni filosofico-esistenziali e qua e là persino qualche pezzo di rock n’ roll. Insomma, a voi la lettura che preferite. Sigore e signori, benvenuti nel secondo capitolo di “Tornanti e altri incantesimi”, il mio nuovo libro per Enrico Damiani Editore.

Mentre Max procede fendendo l’aria come un tgv e regalandomi quella piacevole sensazione – fino a che non mi toccherà dargli il cambio – di venire trainato, beneficiando della sua scia, ne approfitto per sgranocchiare una barretta energetica. Ho applicato giusto ieri sera un piccolo taglio su ciascuna confezione. In questo modo risulteranno più facili da scartare, senza bisogno di utilizzare entrambe le mani e magari perdere l’equilibrio.
Do una sorsata, anche se non ho propriamente sete. Ma in bici bisogna mangiare prima di aver fame e bere prima di aver sete. In bici è tutto un prevenire e mai un curare. O, meglio, se ti tocca curare, allora vuol dire che ormai è troppo tardi.
Ho portato due borracce da settantacinque centilitri. In una ho messo i sali minerali, nell’altra acqua liscia. Farà caldo e ci hanno detto che le fontane, lungo il percorso, non sono molte.
Il cielo si è leggermente velato, la scia di un aereo lo attraversa espandendosi come una macchia di latte sul tavolo. All’altezza di Vinadio, seguiamo le indicazioni per il colle della Lombarda e il santuario di Sant’Anna.
Inserisco la moltiplica più piccola, trentaquattro denti. La strategia è sempre la stessa:
frequenza di pedalata alta, pulsazioni basse. In questo modo si evita di accumulare acido lattico. Pedalare con un rapporto duro, quando si hanno davanti così tanti metri di dislivello come quelli che ci attendono, è una scelta suicida. I crampi sopraggiungerebbero inesorabili come una stilettata e, a fine giornata ci arriveresti forse, ma soprattutto come uno straccio.

Ogni tanto qualche tornante ci illude che le cose cambino, ma no. Nulla da fare. È come se questa salita non decollasse mai veramente. Non trova un’identità. Stenta a prendere il suo corso, rimanendo costantemente indecisa. Siamo circondati da boschi di pini e conifere, non riusciamo a intuire quello che ci attende e quando il paesaggio si aprirà, perché si aprirà, lo sappiamo. Incrociamo un gruppo di professionisti che scende in picchiata. Sfrecciano come missili impazziti. Ottanta all’ora come minimo. Sono autentici proiettili, le loro mantelline sbatacchiano al vento come vele di una barca in mezzo all’oceano, le ruote in carbonio ad alto profilo risuonano contro i muretti di contenimento. Si stanno allenando per il Tour, che in quest’anno pazzo si correrà a settembre anziché a luglio. Tra loro, scopriremo poi, qualche giorno fa c’era anche Peter Sagan, il mio idolo assoluto.
Oltre alla velocità che raggiungono, mi impressiona la sicurezza con cui affrontano le curve: non toccano quasi i freni, aprono e chiudono come se stessero facendo uno slalom gigante, con semplici movimenti di anche, spalle e ginocchia. Eroi supersonici che bucano l’aria.
Ma è proprio quando giungiamo in prossimità delle indicazioni per il santuario di Sant’Anna, intravisto alla nostra destra, che la musica finalmente cambia.
Noi proseguiamo dritti ed entriamo nel vallone d’Orgials, un grande altopiano dove le pietre si alternano a specchi d’acqua di varie dimensioni. Ora la Lombarda ha scoperto le sue carte, è diventata una signora
.

Spazi sconfinati e aperti su tutte le maggiori creste delle Alpi Marittime. È ancora lunga la strada per la vetta, anche se non sembra. Ma ora è come se ci fosse un perché: sappiamo perché saliamo. E non è poco, quando si sta facendo fatica e il cuore batte all’impazzata. C’è vento qui, in alta montagna c’è sempre. Davanti a me vedo piccole macchie viola, nascoste tra i ciuffi d’erba, che si muovono impazzite: sono violette. Le Alpi Marittime sono una delle zone con maggiore varietà botanica in Europa. Ed effettivamente qui è proprio un eden, nulla a che vedere con la prima anonima parte del percorso. È come se il santuario di Sant’Anna avesse suonato la sveglia al paesaggio. (…)

“Tornanti e altri incantesimi” – Enrico Damiani Editore, acquistalo qui

foto: ©ciclistapericoloso