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Nuvole mentali

È ormai sera, tra poco farà buio. E noi, con il sole che degrada lentamente valichiamo il Col de Vars, il quarto dei 7 Majeurs, l’ultimo di questa prima interminabile giornata in compagnia con il dislivello. Le sensazioni sono molteplici, intrise di ricordi, speranze, brevi flash della memoria involontaria. È il bello della bici, ti ricollega con le parti più nascoste della tua vita, anche quelle che credevi di non avere. Max è affamato. Io pure, ci diamo rapidi cambi nella lunga discesa verso Risoul per arrivare in tempo al Bed & Breakfast prima che chiuda. Andiamo in crisi entrambi, uno prima, l’altro dopo. Meno male, fosse successo contemporaneamente forse non saremmo mai arrivati alla fine. Benvenuti nel capitolo 4 di “Tornanti e altri incantesimi”, il mio nuovo libro per Enrico Damiani Editore. Laddove si parla di nuvole, mentali e non, e – soprattutto – di voglia di volarci sopra. Enjoy.

Il Momento Magico
Non c’è un’auto, non c’è una moto, non c’è nessuno. Nemmeno un ciclista, solo io e Max. Fino a poco fa le strade pullulavano di ciclo-turisti, chi con le borse, chi senza, qualcuno persino con quel buffo gancio traino porta-bambini. Ora saranno tutti sotto la doccia, nei loro chalet, oppure con le gambe sotto il tavolo, assorti nelle proprie endorfine e pronti alla lauta ricompensa alimentare.
Ma il fatto di essere qui, completamente da soli, è un piacere difficile da descrivere.
Ci proverò. È un po’ come quando vai in spiaggia al tramonto, dopo che tutti i bagnanti se ne sono tornati a casa. C’è silenzio, l’acqua del mare è più trasparente, i colori sono più tenui e sfumati. Papà mi aveva insegnato che quella era l’ora migliore per fare il bagno. Ci tuffavamo e nuotavamo ascoltando solo il rumore delle nostre bracciate, il mare piatto come una tavola. Uscivamo che era quasi buio e faceva freschino, il Meltemi o chissà quali altri venti si erano alzati.
Ecco, ora, nella valle dell’Ubaye, mentre pedalo con il sole al tramonto, provo le stesse, identiche, sensazioni.
Forse questo momento è magico per fare qualsiasi genere di sport, mi viene da dire. Anche correre a piedi, fare surf o sciare, con le piste tutte vuote.
È come se il corpo entrasse in un’altra dimensione, speciale e più intima. I muscoli si rilassano, la tensione, sia quella mentale sia quella fisica, si allenta, la stanchezza del giorno ti spinge finalmente a godertela. Eppure non siamo ancora arrivati (…)

#BeMoreMike
Fossimo passati su questa strada a mezzogiorno, il Vars ci sarebbe forse sembrato un valico alpino come tanti, non avremmo notato l’erba alta dei prati, il suono di quella fontanella là davanti a noi e dell’acqua che scorre liscia nel vascone di legno, e, a proposito di legno, non avremmo sentito il profumo di quello appena tagliato e accatastato con cura certosina dai boscaioli, e dell’erba bagnata.
Se avessimo affrontato il Vars in pieno giorno, con il sole allo zenit, quasi certamente non avremmo colto l’anima di questa salita. Con la luce diurna, non ci saremmo accorti della sua diversità intrinseca. Il Vars, per me, resterà per sempre il tramonto. Impossibile associarlo ad altro.(E pensare che soltanto ieri, prima di partire, avevo espresso le mie perplessità a Max: prevedono temporali per tutta la seconda parte della giornata, potrebbero essere guai. Saremo in mezzo alle montagne.
Lui aveva scosso la testa e tagliato corto: ormai siamo qui, le bici sono pronte, indietro non si torna.”
C’è un momento, quando vai in bici, in cui capisci che devi lasciare a casa ogni preoccupazione aggiuntiva. Tanto ormai non puoi più cambiare nulla.
È come quando ci si stacca dal bordo della piscina o da uno scoglio e ci si tuffa, dopo averci pensato a lungo.
Mike Hall, un ultra-cyclist divenuto un guru per gli amanti delle randonnées, ha spiegato molto bene questo fenomeno. Diceva: «Hai passato mesi a pianificare, decidere, trafficare, soppesare, spaventarti, ora finalmente ci sei. Qualunque cosa succederà d’ora in avanti, non dipenderà più da te. Per le prossime settimane dovrai preoccuparti soltanto dei tuoi bisogni primari», e poco dopo aggiungeva, con un che di dissacratorio e liberatorio insieme: «La vita è semplice e meravigliosa e tu sei libero. Divertiti!».
L’ossessione di voler tenere tutto sotto controllo cessa nel momento in cui agganci i pedali, ti metti in sella, accendi le luci e parti. Da quel momento in poi tutto diventa automatico, semplice, naturale.
Fai ciò che sei più capace di fare e che tanto ti riesce bene: pedalare. Quel momento spazza via tutte le nuvole mentali dei giorni precedenti.
Se vuoi continuare a leggere Tornanti e altri incantesimi, puoi scegliere tra cartaceo o ebook, a seconda dei tuoi gusti, qui
foto: ©ciclistapericoloso