Per amor del cielo

Per amor del cielo

Di cosa si parla in questo nuovo libro “Tornanti e altri incantesimi”?
Che domande.
Di tornanti e di altri incantesimi.
Scherzi a parte, a me piace dire che è un libro scritto per amor del cielo. Nel senso letterale dell’espressione: l’ho scritto perché volevo manifestare il mio amore per ciò che sta in alto. Attenzione, però: nulla di mistico o religioso. Anzi, tutt’altro.
Per “ciò che sta in alto” intendo quello che si vede e, soprattutto, si sente quando si comincia ad andare in salita in bicicletta. Non è la stessa cosa di quando si pedala in pianura. Le emozioni, i pensieri, la prospettiva cambiano radicalmente.
È quasi come se si trattasse di praticare un altro sport. Per un motivo, principalmente. Che ciò che hai davanti, ciò verso cui stai andando, non lo puoi vedere. Un passo, un valico nascondono ciò che sta dietro. La valle, i fiumi, i paesi, il paesaggio, che incontreremo. Non li vediamo finché non “scolliniamo”.
Se pedalo in pianura, invece, tutto questo non avviene: ciò che mi aspetto lo posso vedere molto prima, in netto anticipo. Partendo da questa riflessione, ho deciso di scriverci sopra, non immaginavo potesse diventare un libro, al massimo un articolo, un pensiero. Non di più. Di solito faccio così, scrivere mi aiuta a organizzare le idee e i sentimenti, quando sono forti e confusi. E la scorsa estate, quando sono tornato da un viaggio in bici di due giorni, avevo in testa un minestrone di emozioni. Dovevo ordinarle. Ne è nato “Tornanti e altri incantesimi”, che da giovedì 22 aprile sarà in libreria (e in ebook). Ma che nel frattempo potete già pre-ordinare qui.

I francesi li chiamano Les 7 Majeurs: sono sette passi delle Alpi Marittime, tra Italia e Francia, resi celebri dalle grandi imprese del Giro d’Italia e del Tour de France. Ciascuno supera abbondantemente i 2000 metrii – il punto esatto in cui finisce la vegetazione e l’ossigeno comincia a rarefarsi e dove io comincio a dar fuori di matto. Un confine geografico, ma anche simbolico, filosofico, emotivo insomma. Quello tra ciò che crediamo di avere sotto controllo e ciò che invece è inafferrabile e, proprio per questo, più desiderabile.
Se riesci a scalarli tutti in sole 48 ore, entri a fare parte della prestigiosa Confrérie des 7 Majeurs, un ordine monastico ed esoterico, a metà tra setta religiosa e congrega di cavalieri jedi.

Per riuscirci ci vogliono allenamento, coraggio e, soprattutto, una certa predisposizione d’animo: essere, come Dante e Odisseo, ma anche come Bruce Springsteen (c’entra c’entra) o Jovanotti, oppure come Vincenzone Nostro Nibali o Mille diavoli in corpo, Ginetaccio Bartali. In altre parole: gente disposta a perdersi prima, per ritrovarsi poi.

“Tornanti e altri incantesimi” (Enrico Damiani Editore), è la storia di un viaggio in bicicletta che ho fatto l’estate scorsa, appena dopo il lockdown.
Ma è anche, anzi forse soprattutto, un viaggio di iniziazione. Una costante ascesa (e discesa). Un’avventura di padri e figli. Tra fatica del corpo e divagazioni del pensiero, marmotte che fischiano e camosci che saltano, il racconto di due amici alle prese con un’epopea fatta di occhi, muscoli e passione. Con il naso all’insù.

48 ore, 7 cime, 2 biciclette: in due giorni vedremo un condensato di paesaggi completamente diversi – montagne, laghi, fiumi, ghiacciai, boschi – e parallelamente vivremo forse tutte le emozioni di una vita. Scoramento, euforia, incertezza, rabbia, depressione, sorpresa, paura. L’armamentario completo delle emozioni umane.

Adesso non vi resta che aspettare il 22 aprile. Dai, manca poco e scolliniamo.