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5 Libri e 1 borraccia
Cosa leggerò quest’estate
Dopo un anno bello intenso, di bici e scrittura, vorrei leggere. E le vacanze, in mancanza di meglio (mi arrangio anche con i viaggi in metropolitana, intendiamoci), sono il momento ideale. Leggere, quando si scrive, dovrebbe essere linfa, cibo, benzina. Quella senza la quale non si va avanti. Personalmente credo che chi ami cimentarsi con la tastiera dovrebbe nutrirsi anzitutto di carta: riviste, quotidiani, mattoni veri e propri ma anche instant-book, operazioni editoriali (giusto capire perché), grandi classici ma pure riviste di gossip (ah, l’estate… sempre lei!), gialli scandinavi come saggi filosofici di improbabili pensatori uzbechi. Se si scrive, si legge. E si legge di tutto.
A me piace passare per esempio dai magazine di ciclismo, italiani ma soprattutto stranieri, a un buon romanzo introspettivo, ai fumetti di TinTin (il mio preferito da sempre). Quando ero adolescente odiavo leggere. Un supplizio: per finire”Ivanhoe” di Walter Scott, ad esempio – che la professoressa di italiano ci impose come sadico viatico estivo – credo di averci impiegato 3 mesi.
Da quando pedalo, e da quando scrivo di bici soprattutto, mi pare che la lettura sia diventata invece imprescindibile. Quasi scrivere-leggere-pedalare fossero tre declinazioni dello stesso verbo. Un magico movimento di sfere concentriche: ciascuna che trae giovamento e moto da quella che la precede. Dunque se per caso una di queste si fermasse rischierebbe seriamente di fermare anche le altre due.
Quindi, a mo’ di obiettivo stagionale, di seguito, i 5 libri che porterò con me in valigia, e che non vedo l’ora di iniziare. Non tutti parlando di bici, lo sapete, ma una buona parte sì: diciamo 2 e 1/2 su 5. Enjoy
1 Gino Cervi, Giovanni Battistuzzi, Alfabeto Fausto Coppi (Ediciclo – 2019)
Talmente bello esteticamente che era impossibile non averlo. Aggiungeteci la invitante recensione di Aldo Grasso, apparsa sull’ultimo numero della Lettura (Corriere della Sera) e capite bene come Fausto sia il primo a farsi largo nella mia valigia. Come sullo Stelvio.
Si segnalano le 21 illustrazioni dell’amico Riccardo Guasco, anche autore delle copertine dei miei “Il carattere del ciclista” (Utet 2016) e “Gli italiani al Tour de France” (Utet 2018)
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2 Ivan Illich, Elogio della Bicicletta (Bollati Boringhieri – 2006)
“Il trasporto di ogni grammo del proprio corpo su un chilometro percorso in dieci minuti costa all’uomo 0,75 calorie”. Semplice, matematico, filosofico. Gravissima pecca, la mia. Non avere ancora letto questo caposaldo della letteratura ciclistica mondiale. Un piccolo trattato di teoretica delle due ruote, poche pagine, quasi una raccolta di aforismi: come un testo di Nietzsche o Kierkegaard. Da leggersi rigorosamente all’imbrunire, direi.
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3 Gian Paolo Ormezzano, I cartaglorie (66thand2nd – 2015)
Brera, Caminiti, Ciotti, Biscardi (oddio, su questo qualche riserva ce l’avrei), Mura, Cannavò, Sconcerti, Fossati, Zavoli, De Zan. Sembra la formazione del Brasile ’70 della penna sportiva italiana. Giornalisti che sono anche modi di vedere le cose, vocabolari. Dedicato soprattutto a chi ancora crede che lo sport (e la bici in particolare) non abbiamo un loro storytelling. Mi cimenterò in questa lettura a “tappe”. Alternandola a quella della Gazzetta dello Sport, di Rouleur, del Foglio Sportivo, di Al Vento e Cyclist (a proposito di Cyclist, nel numero doppio di agosto-settembre ci trovate il mio racconto di una giornata epica sul Mont Ventoux).
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4 Claudia Durastanti, La straniera (La Nave di Teseo 2019)
Primo dei tre titoli non ciclistici e non sportivi della lista. Primo dei due romanzi che leggerò (il secondo è talmente lungo che potrei metterci un semestre). Claudia è arrivata nella cinquina dei finalisti all’ultimo Premio Strega (vinto da Scurati). Incuriosito dalla storia (vera), ho sfogliato le prime tre pagine, poi sono passato a due, a caso, centrali, e infine all’ultima (è il modo migliore che conosca per carotare i libri). Di Claudia, mi ha conquistato subito lo stile: una prosa strana, frutto di invenzione, fantasia, dolori e gioie. Una scrittura che mischia frasi taglienti come coltelli ad altre dolci come il miele. Così come del resto, lo è la storia che racconta. Che storia? No spoiler. Leggetelo. Questo, mi sa, me lo sparo tutto in un weekend.
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5 Larry McMurtry,Lonsome Dove (Einaudi 2017 e 2019)
Sarà la sindrome Springsteen (versione “Western Stars”, l’ultimo album-capolavoro) ma mi è tornata una voglia matta di America e di West selvaggio. Voglia di andarci in bici, magari con una gravel e con la famiglia a seguito in camper. Pedalando tra provinciali polverose e vecchie stazioni di servizio nel Nevada, nello Utah, in California (come Sagan sa bene). Secondo dei titoli non ciclistici dell’estate, “Lonsome Dove” misura 976 pagine. Dalla copertina sembrano trasudare cowboy, rodei, e serpenti a sonagli. Stiamo a vedere. Per il Jack Kerouac che alberga in me.
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Buone vacanze, buone pedalate,
Vostro ciclistapericoloso
PS: ah, la borraccia! Dimenticavo: è quella che mi ha accompagnato nelle ultime scorribande pre-festive di queste ultime settimane. Ventoux, Galibier, Nivolet. Potevo non ringraziarla prima di partire?