Birra, Salsicce e Tour de France

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Birra, Salsicce e Tour de France. 
“Birra e salsicce” diceva Totò in un film, credendo fosse una parola d’ordine. “Birra e salsicce” urlano ebbri molti tifosi di ciclismo quando si assiepano lungo il tornante numero 7 dell’Alpe d’Huez al Tour de France. Più o meno stessa scena nei pressi del mitico Koppenberg, muro in pavé, in Belgio. E lì parola d’ordine lo diventa magicamente per davvero “Birra e salsicce” (Salsa BBQ inclusa). Tutto si trasforma in spettacolo. Lo show del ciclismo va in onda. Password corretta. Siamo loggati nella gioia più dionisiaca delle due ruote. Lo abbiamo visto anche in questa ultima edizione della Grande Boucle, decisamente scoppiettante.
E dunque, mentre il Tour de France 2019 – uno dei più spumeggianti di sempre – ci regala i titoli di coda e nuove emozioni gioiose (è di ieri una bella recensione su “Il Foglio” ,al mio libro, e alla “nuova gioia” del ciclismo), mi accorgo che non siamo ancora andati a bere un caffè o una birra con Peter Sagan. Provvedo subito, dandovi in pasto un estratto di “Generazione Peter Sagan” dove si parla di bike café, di birre, di fumogeni, di salsicce, di Dutch Corner all’Alpe d’Huez e di muri delle Fiandre (o di côte alla Liegi Bastogne Liegi). Nel frattempo, ordinate pure un caffè, ma va bene anche una birra, anzi forse persino meglio. Tanto offre Sagan.
Enjoy.

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Un Caffè Con Peter Sagan
Da Look mum no hands!, a Shoreditch, nel cuore di Londra, ordinate una fetta di torta e guardatevi intorno con calma. Il wi-fi e l’atmosfera cosy (accogliente) del locale vi consentiranno di prolungare la sosta quanto vorrete. Magari una sbirciata agli ultimi video caricati da Sagan sul suo canale YouTube, ad esempio quello in cui sfreccia per le vie di una moderna metropoli, vi aiuterà a calarvi meglio nell’atmosfera. Eviterete così – e non guasta – di dare l’impressione dell’ultimo arrivato. Da Look mum no hands!, come del resto in ogni altro bike café del mondo, Peter è un idolo, una sorta di divinità pagana o nume tutelare delle due ruote, da venerare e imitare. Quello che si incontra qui dentro è il suo popolo.
Lo stesso nome del locale, che in italiano si traduce come «Guarda mamma, senza mani!», pare uscito dalla sua bocca. Una di quelle affermazioni che tanto lo hanno reso celebre tra i ciclisti: un’esclamazione, un intimo sussulto di gioia. Quello che qualunque bambino ha provato almeno una volta nella vita, quando, pedalando, si è accorto che il suo mezzo poteva procedere in perfetto equilibro, anche senza l’ausilio rassicurante delle mani. Pura magia, pura adrenalina. O, più semplicemente, il movimento accelerato e continuo della felicità.

 

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Guarda Mamma, Senza Mani!
«Guarda mamma, senza mani!». Forza, diciamolo tutti insieme. Sagan in testa, col megafono. 
L’originale Look mum no hands! è stato probabilmente il primo locale di questo tipo al mondo, ed è il capostipite di un fortunato format che si è rapidamente diffuso in tutte le principali capitali: da Copenaghen a Sidney, passando per Milano, Toronto e Shangai. Questi locali sono bar o, per meglio dire, pub proprio come gli altri, ma con una differenza decisiva nel «contorno»: in un bike café tutto, dall’arredo, all’abbigliamento del personale, ai nomi dei piatti, è a tema rigorosamente ciclistico. In uno di questi club per ciclisti vi potrebbe capitare di assaggiare un hamburger che si chiama «granfondo», oppure un’insalata vegana detta «maglia rosa» o persino la birra «Velosoph» (la birra dei filosofi in bicicletta).

 

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The Dutch Corner Party 
A pensarci bene, l’atmosfera speciale che si respira da Look mum no hands! durante le gare di ciclismo ricorda molto da vicino il tifo pittoresco, fatto di salsicce, birra e rock ’n’ roll, che caratterizza le Classiche del Nord. Corse antiche quanto popolari e «vissute», con una tradizione partecipativa forte, con il pubblico che diventa uno spettacolo nello spettacolo. Soprattutto nel Nord Europa, in Francia e in Belgio. Paese, quest’ultimo, dove il ciclismo è tutt’oggi lo sport nazionale: ecco allora che lungo i muur delle Fiandre o su per le celebri côtes (salite) della Liegi-Bastogne-Liegi, o anche nel cuore della foresta di Arenberg sulla strada che conduce, tra fango e pavé, al velodromo di Roubaix, la gente fa festa per giorni. Lo stesso accade, quasi ogni anno, sul tornante numero 7 della leggendaria salita che porta all’Alpe d’Huez, il santuario degli scalatori, una delle cime più famose del Tour de France. Il tornante numero 7 è detto anche Dutch Corner: perché quella è la curva – letteralmente da stadio – dei tifosi olandesi. Bivaccano qui in attesa del passaggio dei ciclisti, e non solo dei loro beniamini connazionali, che pure hanno vinto ben otto dei primi quattordici passaggi del Tour.
Gli orange arrivano con grande anticipo in camper, piantano le tende, celebrano i loro riti pagani in omaggio ai campioni. Detto in parole meno epiche: bevono come spugne per giorni, oltre a ballare, cantare, fumare (non solo tabacco).(…)

 

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Foto: Instagram @petosagan@1lookmumnohands