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Major Tom to Ground Control (Part. 2)
Nascondino.
Dice che Chris Froome avrebbe fatto meglio a starsene a casa. Che se poi vince, e gli revocano il titolo per doping (il famoso Ventolin) retroattivamente (come capitò a Contador), che figura ci fa?
Non le ha certo mandate a dire l’olandese Tom Dumoulin a proposito del collega britannico di origini keniote vincitore di 4 Tour de France.
Ma forse è solo un modo per sminuirsi. Un sotterfugio retorico per non uscire allo scoperto davvero, per non dire che questo Giro, Tom può vincerlo contando sulle sue sole forze. Aru e Pinot, tra gli altri, permettendo.
Insomma Tom Dumoulin, la “farfalla di Maastricht”, sa bene come si fa a vincere un Giro d’Italia. Perché lo ha fatto l’anno scorso. Con piglio da leader, imparando a soffrire per poi risorgere. Come solo i grandi campioni sanno fare.
E allora, dopo la prima, ecco di seguito la seconda puntata di “Il predestinato: Tom Dumoulin”. Il ritratto che va ad arricchire la seconda edizione olandese del mio “Il carattere del ciclista” (ed. Xander).
Il predestinato: Tom Dumoulin – secondo episodio.
La sfiga che aveva voluto impedire soltanto un anno prima a un altro olandese – Steven Kruijswijk – di vincere la Corsa Rosa, sembrava tornare puntualmente a fare capolino. Per gli orange il Giro, evidentemente, non era cosa.
Nel 2016, Kruijswijk era stato infatti beffato all’ultimo minuto in discesa: un capitombolo nelle nevi dell’altissimo passo dell’Agnello, tra Francia e Italia. Forse a causa d’inesperienza o forse – come avevano acutamente fatto notare i più attenti – per via del ritmo infernale imposto in quell’occasione dall’italiano Vincenzo Nibali, grande discesista e pretendente alla maglia rosa. Morale: ciao ciao Giro. Steven se ne era tornato in Olanda con le pive nel sacco.
La storia, complice un’imprevista sosta ai “bagni”, sembrava ripetersi adesso. Un’altra volta, un altro olandese.
E invece Tom era rimontato caparbiamente in sella. Aveva risposto da par suo a quelle immagini che lo ridicolizzavano su Facebook, a quei messaggi Whastapp scambiati tra amici in mezza Europa. Era tornato sotto, aveva difeso la maglia rosa contro quei tweet irrispettosi.
Il colombiano Quintana, l’italiano Nibali e il francese Pinot – ovvero i suoi diretti avversari in classifica generale – non erano riusciti ad approfittare fino in fondo di quel contrattempo. Tom era rimasto attaccato alla maglia rosa, l’aveva persa poi, ma in maniera calcolata, soltanto nella tappa con arrivo a Piancavallo. Tutto era pronto perché si potesse giocare tutto nell’ultima frazione a cronometro.
Il primato, la farfalla l’aveva conquistato la prima volta alla fine della decima tappa: una cronometro individuale corsasi in Umbria. Da Foligno a Montefalco, 40 chilometri tra le vigne profumate del Sagrantino e gli ulivi incantati dell’Appennino.
Montefalco, anche detta “ringhiera dell’Umbria” è un piccolo paesino abbarbicato su un colle non certo alto: eppure da lì la vista che si gode è spettacolare. Spazia dal Subasio ai Monti Martani, lambendo la piana che separa Spoleto da Perugia.
Durante quella tappa contro il tempo, “la crono del Sagrantino”, Dumoulin si era letteralmente scatenato: aveva inflitto a Nairo Quintana un distacco di tre minuti. Una voragine.
Tanto che Nairo, il grande favorito per la vittoria finale, era riuscito a recuperare il suo primato soltanto sulle Alpi. Del resto Quintana è uno scalatore puro, c’era da aspettarselo che avrebbe attaccato sulle montagne, il terreno a lui più congeniale.
Ma il suo vantaggio (solo 53 secondi), con questa velocissima prova di oggi nella Milano tinta di rosa, appare ora poco rassicurante. Tom sembra averlo calcolato.
Nei bar, nei salotti, nei maxischermi allestiti per strada, la tv rimanda l’ultima tappa del Giro più incerto degli ultimi anni. Quattro corridori si contendono il titolo all’ultimo giro di orologio: Quintana, Nibali, Pinot, Dumoulin. Non era mai successo in oltre cent’anni di storia della Corsa Rosa.
La cronometro misura 29,3 chilometri e va da Monza a Milano: arrivo in piazza del Duomo. Il tracciato ricalca un lungo tratto che viene percorso abitualmente ogni domenica da migliaia di cicloamatori. I vigili urbani hanno avuto anche oggi il loro bel daffare a liberare la strada da questi assatanati cinquantenni in tutine di lycra e a bordo di bici da migliaia di euro.
Quintana non è forte contro il tempo, ma difenderà il primato. Stesso discorso per Nibali e Pinot, c’è da scommetterci. Comunque vada, sarà uno spettacolo.
FINE SECONDA PUNTATA (CONTINUA)
Foto: ©ciclistapericoloso (Milano, 28 maggio 2017, ultima tappa del Giro d’Italia 100)
“Il carattere del ciclista” (Utet 2016) in italiano qui.
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