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Carattere: Squalo.
Ci siamo, oggi parte Il Giro D’Italia. Tra qualche ora sarà Nibali contro tutti.
Molti dicono sia stato fortunato, ha vinto un Tour de France con pochi avversari. Io ci credo poco. Il suo aggettivo – quello che delinea il suo carattere – credo sia un altro.
Già, Vincenzo Nibali, anche detto “Lo squalo dello stretto”. Un Giro d’Italia, una Vuelta, un Tour de France. Impresa riuscita a pochi quella di avere vinto tutte e 3 i grandi giri. Soltanto 6 ciclisti nella storia ci sono riusciti. Soltanto 2 italiani: uno è lui e l’altro è Felice Gimondi da Sedrina.
Già e perché Vincenzo Nibali non c’è nel “Carattere del ciclista”, il mio ultimo libro?
Molti me lo hanno chiesto.
In realtà, non è vero. Nibali c’è, eccome.
Solo che compare in un capitolo dedicato a un altro carattere. Quello di un ciclista che gli assomigliava molto, e che per primo se ne è accorto. Guarda te, proprio lo”iellato”, Felice Gimondi.
La temperatura è di poco superiore ai dieci gradi, è luglio ma sembra novembre, i nemici sono dispersi nella bufera: lo spagnolo Contador è a oltre due minuti, il britannico Chris Froome è caduto due volte, alla seconda si è dovuto ritirare. Quando si dice la buona sorte. Quella che tu non hai mai potuto conoscere. Però è presto per festeggiare, la tappa non è ancora finita e Vincenzo deve rimanere concentrato.
“Qui ci vogliono corridori completi, tutti d’un pezzo!” esclami ad alta voce mentre ti alzi dalla poltrona e ti avvicini al televisore. Hai paura che lo Squalo – il soprannome di Nibali- possa ancora cadere o forare, vuoi stargli vicino, aiutarlo a modo tuo. Ti accalori, ma quelle frasi sono in realtà scongiuri.
Nei tuoi occhi c’è tutta l’ansia e l’incredulità di chi ha visto un fantasma, o forse una bellissima epifania. “Ecco, Vincenzo mi somiglia!” borbotti a un tratto. Come se in una frazione di secondo tutto ti fosse diventato all’improvviso più chiaro. In quel corridore asciutto ma atletico, longilineo ma muscoloso, in quel movimento di gambe così veloce e sicuro riconosci qualcosa. Il suo modo di pedalare, di guidare la bicicletta, quasi galleggiando sulle lastre in pavé mentre gli altri ci sprofondano, ti ricorda il tuo. La scaltrezza, la fine strategia, la capacità di resistere di Nibali sono le stesse che avevi tu.
È così che si va a vincere un Tour de France! Usando la testa, facendosi umile e furbo, perché anche gli avversari hanno punti deboli. Con l’astuzia, come hai fatto tu tante volte.
Tu che prima che con gli altri dovevi fare i conti con l’archetipo del ciclista sceso in terra, Eddy Merckx. La perfezione assoluta incarnatasi in un uomo solo, e, dannazione, era arrivato proprio quando c’eri tu.
Almeno Nibali, da questo punto di vista la sfortuna non ce l’ha. Ha avversari maledettamente più umani, che falliscono ancora. Ma sono sottigliezze, quel siciliano ti sta emozionando.
Vincenzo, scortato dai suoi compagni dell’Astana, la sua squadra kazaka, esce dall’ultimo tratto in pavé. Ora, finalmente, ha davanti solo l’asfalto. I tubolari a sezione ampia e mescola antiforature – diavolerie che ai tuoi tempi non esistevano – scorrono che è un piacere. Niente più sobbalzi, niente più ondeggiamenti, ora è tutto un velluto.
Vincenzo è coperto di fango da capo a piedi. La maglia gialla quasi non si vede, i manicotti, indossati per proteggere le braccia dal freddo, sono sbrindellati, il volto una maschera incrostata di terra. “Che bello che è – pensi – è come gli eroi d’un tempo, è come eravamo noi!”. Le sue ruote schizzano fango dappertutto, gli spettatori assiepati ai bordi della strada fanno un passo indietro. Vincenzo è un eroe nella tempesta. Non vincerà la tappa, ma costruirà proprio qui, con una prova di resistenza degna di Nuvola Rossa, il suo trionfo al Tour de France.
Appoggi una mano al televisore, e con l’altra togli il volume. Quegli attimi te li vuoi gustare da vicino, senza commento. Sentire ancora il rumore della catena, il respiro affannato, il cuore che pulsa. Attimi bellissimi.
“Oh sì che mi somiglia, ora mi somiglia proprio!”
(Da “Felice Gimondi: lo iellato” – “Il carattere del ciclista” Utet aprile 2016)
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