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Compagni di viaggio.
Ogni libro ha sempre una serie di satelliti che gli ruotano attorno: sono gli altri libri che l’hanno ispirato o che in qualche modo con quel libro sono in relazione. Non sempre le relazioni sono evidenti, a volte se ne stanno un po’ tra le righe, altre emergono con più prepotenza. Tutte però sono importanti.
Quella che trovate qui sotto è una piccola bibliografia dei libri che mi hanno ispirato o che comunque mi hanno influenzato nella stesura del mio. Compagni di viaggio per qualche chilometro.
Dentro c’è un po’ di tutto, non spaventatevi: non solo bici, ma anche calcio, corsa, persino caccia alle balene. Ve li ho messi così, in ordine sparso: un po’ come la playlist di qualche settimana fa.
In fondo, anche i libri sono come la musica e, quindi, la bicicletta: ti portano dove vogliono loro. La direzione giusta devi dargliela tu.
Bene, che altro aggiungere? Fate buon viaggio. Io torno alle mie bozze.
Marco Pinotti, “Il Mestiere del ciclista” – Ediciclo
La vita di un ciclista raccontata da un ciclista. Punto e basta. Pura, semplice, senza fronzoli. Quando ci si alza, quanto ci si allena, cosa si mangia, come si vive il massacro di una corsa a tappe. Pazzesca la descrizione delle calorie perse durante una tappone dolomitico al Giro d’Italia. E il bello è che lui di mestiere faceva l’ingegnere.
Tim Krabbé, “La corsa” – MarcosyMarcos
Il più bel libro su una gara ciclistica mai letto: tensione, adrenalina, tattica, ancor tensione, ancora adrenalina, ancora tattica. Paura, gioia, caldo, freddo e tutto il mix che rende unica una gara. Che arriviate ultimi o primi. Il manuale perfetto dell’aspirante granfondista.
Andre Agassi, “Open” – Eianudi
Se ne hanno parlato tutti, forse per una volta è perché è semplicemente bellissimo. Senza retropensieri. La dimostrazione più lampante che parlare di sport vuol dire parlare di altro: della vita, per esempio. Non so nulla di tennis, mai capito un’acca. Eppure sono rimasto incollato dalla prima all’ultima pagina Non pago sono andato a cercarmi su youtube tutti i match di Andre. Se un tennista leggesse mai il mio libro sulla bici, vorrei gli accadesse la stessa cosa.
Herman Melville, “Moby Dick” – Varie edizioni
Perché nella vita ognuno ha la sua balena bianca. La mia si chiama Ötztaler Radmarathon.
John Foot, “Pedalare!” – Rizzoli
La vena di Coppi che si gonfiava quando entrava in crisi, Gimondi e le consegne in bicicletta a Sedrina, ma anche Ganna, Binda, Adorni, Magni Leone delle Fiandre e la clavicola rotta, Chiappucci Diablo e Pantani Marco. Il ciclismo (e l’Italia) raccontati con incredibile ironia e bravura come sa fare solo chi italiano non è.
Daniel Friebe, “Salite in bicicletta” – Rizzoli
Fotografie così belle che producono uno strano incantesimo: dove sei stato, ti pare di essere ancora lì. Dove non sei stato, capisci che non puoi non andarci. A razzo.
Un’ode sperticata alla bellezza dei duemila (e oltre) metri: perché solo a quella quota, come dice il mio amico Emiliano, “si comincia a ragionare”. PS: Il Großglockner (Austria) che bello è?
Reed Albergotti e Vanessa O’ Connel, “Il texando dagli occhi di ghiaccio” – Mondadori
Come “American Tabloid” di James Ellroy. Una storia spietata di spionaggio e gangster feroci, non di ciclismo e Tour de France. L’intervista di Oprah al confronto è un brodino vegetale. Sospendo ogni giudizio su mister 7 Tour, ma che impressione il racconto delle trasfusioni di sangue sull’autobus della US Postal, simulando un incidente in cima a un passo. Tutta la differenza (se ancora ce n’era bisogno) tra chi ha pedalare come ossessione e chi l’ha scambiata con vincere. Vendendo l’anima la diavolo.
Nick Hornby, “Febbre a 90°” – Guanda
L’incipit dice tutto, basta sostituire la parola “calcio” con la parola “bici”: “Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé.” Fila, no?
Gianni Brera, “Fausto Coppi”
Prendete Gadda e fategli scrivere di ciclismo e del suo eroe malinconico per eccellenza. Quando ero bambino, Gianni Brera credevo fosse uno di famiglia: ho sempre letto tutto di lui, dalla bocca di mio padre che lo divulgava a voce alta a tavola, come fosse la messa cantata. Non credo ci sia nessuno, non me ne voglia Mura, che l’abbia mai eguagliato. Neanche lontanamente. E la sofferenza insista nel fisico di Coppi è stata l’opera magna: come il Mosè di Michelangelo. Come raccontare storie di ciclismo e farne letteratura. Stavolta sì, italiana.
Murakami Haruki, “L’arte di correre” – Einaudi
Se pensate che la corsa sia uno sport noioso, leggete questo libro. La distinzione tra dolore e sofferenza – il dolore è inevitabile, la sofferenza no: dipende dalla tua capacità di accettare il dolore e conviverci – sono letteratura per qualunque sport di endurance. E insieme a “Hurt” cantata da Jophnny Cash, forse ci offrono una risposta alla fatidica domanda “Ma chi te lo fa fare?”
Marco Martinelli, Ermanna Montanari, “Pantani” – Teatro delle Albe
Non un libro, uno spettacolo a teatro. Visto la scorsa primavera e fatto una lunga chiacchierata con il regista: Pantani come una tragegia greca, con tanto di coro di gregari e commozione catartica del pubblico. Intenso, struggente, mai banale. Una storia che avrebbe dovuto raccontare (e vedere) Gianni Brera. Un consiglio al regista: fanne anche un libro.
Lele Panzeri, “C’ero una volta” – Lupetti
L’autobiografia di un amico, nonché ex capo, creativo pubblicitario: come scrivere di se stessi e della propria vita quotidiana (e non essere Napoleone) senza annoiare mai. Con leggerezza, spontaneità soprendente infantile poesia. Se ci fossi riuscito anche io per una sola pagina, già sarei contento.
Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto” – Varie edizioni
Sì, lo so, è pretenzioso: all’inizio non volevo metterlo, poi l’ho messo. Perché? Semplice: è “Il” libro. Quello che insegna che qualunque storia ti sforzi di scrivere, in realtà finirai sempre per scrivere solo e soltanto la tua. Quella giusta. Tranquilli: è solo un nume tutelare, ma senza non avrei avuto il coraggio di scrivere certe cose.
Salite e passi in bicicletta – Levante ligure – Ediciclo
Senza non avrei tentato (e fallito clamorosamente) la mia prima salita: Montallegro da Rapallo. E questo libro non sarebbe mai stato scritto.