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Ciclismo, non fiction.
Piccola Excusatio Non Petita.
Oddio, adesso che ho messo il faccione dello scrittore Emmnuel Carrère in un post, direte che faccio l’intellettuale, che me la tiro e che era meglio quando parlavo solo di ciclismo.
Non lo so, forse avete ragione.
Ma ve l’ho detto: il nuovo libro è ambizioso. Ora che l’ho finto, lo confesso: per me è di gran lunga quello venuto meglio. Quello più “mio” e comunque quello cui tengo di più. Perché dentro porta tante cose, seppure tutte in sella a una bicicletta.
Piacerà molto ai miei lettori ciclistici, certo, ma stavolta – promesso – catturerà anche a quelli non appassionati, che hanno letto i precedenti solo perché mi conoscevano e volevano farmi piacere. E lo ameranno proprio perché sarà un libro in cui oltre alla bici c’è molto altro.
Okay, fine della premessa, entriamo nel merito.
Ciclismo e Narrazione.
Partiamo dal signore lassopra in foto.
Lui si chiama, come detto, Emmanuel Carrère, fa lo scrittore ed è francese. Non importa adesso che lo conosciate o lo abbiate letto, è funzionale a ciò che ho da dirvi oggi. Lei si chiama invece “Narrative non fiction” ed è un genere letterario basato sul racconto soltanto di fatti realmente accaduti. Nulla di inventato. Il suo padre è l’americano Truman Capote (ma secondo alcuni si può risalire addirittura a Senofonte), il suo attuale “guru” appunto Emmanuel.
Nel mio piccolo, credo di appartenere a questo genere di scrittori. Molto nel mio piccolo, sia chiaro.
Ho sempre scelto, consapevolmente o meno (credo soprattutto la seconda), di scrivere solo di fatti realmente accaduti. In particolare di sport. E credo che lo sport sia un perfetto sotto genere della “Narrative non fiction”. Prendete Il ciclismo: è ricco di storie “vere” come poche altre cose. Come non farne un grande romanzo?
Ogni corsa, in particolare quelle a tappe, comprende diverse “trame”. C’è una storia principale, il vero plot diciamo, che è quella che scrivono i protagonisti, la maglia rosa o la maglia gialla e i loro rivali diretti. E poi ci sono una miriade di storie secondarie e parallele, come le vie di un quartiere alle spalle della piazza principale. Ecco, quelle sono le mie preferite, quelle che più amo raccontare.
Un gregario che soffre e nessuno ricorderà ma che fa un’azione decisiva per il suo capitano, un gatto innocente che però attraversa la strada e fa cadere il gruppo, la donnina che apre la baita per fare entrare il ciclista semi-assiderato durante una bufera di neve. Il velocista venuto da oltreoceano che in cima a una tremenda salita sicliana, arranca inutilmente perché arriva tragicamente fuori tempo massimo. Questa fitta rete di possibili narrazioni parallele e personaggi secondari fa naturalmente del ciclismo, a mio avviso, lo sport principe per uno scrittore di non fiction. Non me ne vogliano il calcio e la Moto GP. Forse solo la boxe e la Formula 1 degli anni Settanta hanno potuto tanto.
Ciclismo e Scenografia.
E poi c’è un’altra componente fondamentale a rendere il ciclismo così bello. Quella che gli altri sport non hanno. E che diventa decisiva. Il motivo “cardine” del mio nuovo libro.
Sto parlando dei luoghi.
La natura, i paesaggi, quella che in un film si chiama “Scenografia”. Il posto in cui la storia è cioè ambientata. Fondamentale.
Quanti bei film avete visto che senza quella particolare scenografia non avrebbero mai vinto l’Oscar? E quanti libri?
Per il ciclismo, avviene esattamente la stessa cosa. Anzi, il discorso qui, se possibile, si eleva all’ennesima potenza.
Per una Parigi-Roubaix , ad esempio, quante pagine potremmo scrivere sui settori in pavé, o sulla misteriosa foresta di Arenberg? Per una Milano-Sanremo (appena corsasi, per altro una delle edizioni più belle degli ultimi anni) quanti fiumi di inchiostro sul passaggio dalle nebbie padane agli ulivi della riviera? E che dire di un grande giro, del Tour o della Corsa Rosa?
Il ciclismo, per sua natura (una corsa nello spazio aperto) ci offre palcoscenici ideali su cui ambientare storie perfette.
Oltre ai personaggi, la bici ci regala, cioè, in modo del tutto naturale e spontaneo, anche l’ambientazione. Un’ambientazione, oltretutto particolare, perché in continuo movimento, mai ferma. Cangiante. Campi di grano, fiumi, montagne, città, valli, pianure, piccoli borghi. Appena ti sembra di esserti fermato in una scena, ecco che già sei in quella successiva. I fiumi si sono fatti mari, le colline montagne, le città paesi. Una piccola grande sintassi geografica all’interno della quale si svolgono le vicende principali. Tra le brume e i corsi d’acqua, come cavalieri medioevali o cowboy oppure anche astronauti, ecco i ciclisti che muovono i loro passi. E designano la loro storia.
E la cosa più bella è che tutto questo è assolutamente reale, non c’è nulla di inventato. Niente fiction. Ma il risultato sarà il più coinvolgente dei romanzi, la più avvincente delle storie.
E per il 90%, modestissimo parere, è tutto merito della scenografia. Anche questa mai “fiction”, ma sempre vera. Rocce, terra, asfalto, neve e pavé.
Ciclismo e #NuovoLibro.
Bene, ci siamo. Lo avete capito: il prossimo libro parte proprio da questo assunto. Sono i posti, è il paesaggio a creare il racconto. Non viceversa. Ho preso questo assunto e l’ho elevato, anche qui, all’ennesima potenza. Scrivendo un libro, che è prima di tutto, una lunga narrazione di luoghi.
Sempre Carrère una volta ha detto: “Ho incontrato tante persone nel mondo , spesso vittime di tragedie, che mi hanno chiesto di raccontare la loro storia, di dare dignità a ciò che avevano passato, di mettere nero su bianco e dar ordine a ciò che era spezzato e disordinato”. Ecco, fatte le dovute proporzioni, diciamo che io ho incontrato luoghi, in bicicletta, che mi hanno chiesto spontaneamente di raccontare la loro storia, ovviamente di ciclismo. Storie a volte famose, atre meno, allegre o epiche, a lieto fine oppure drammaticamente tragiche. Mica li si poteva fare stare zitti.
Grazie alla bici, e solo a lei, ho provato a “mettere ordine” come dice Carrère, nel paesaggio disordinato che avevo in testa. Chissà se ci sono riuscito.
Manca pochissimo (una manciata di settimane) e lo scoprirete. Giuro, non è “fiction”.
Tutto sul #NuovoLibro
Se voleste approfondire la figura di Emmanuel Carrère trovate tutti i suoi libri qui
Foto: ©ciclistapericoloso (Emmanuel Carrère durante il firmacopie al Teatro Franco Parenti di Milano, domenica 19 marzo 2017)