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Giù di lì
Ho lasciato le borracce a riposo, nella credenza. Ho appeso per un po’ la bici al chiodo (non è vero: faccio i rulli e mai come ora valgono oro, ma più di un’ora non resisto). Non c’è ciclismo in tv . Niente calcio, niente sport. I cinema chiudono, le librerie hanno le serrande abbassate, i bar tutta l’aria di non esistere nemmeno più.
A Milano, dove vivo, quasi beffardamente si susseguono giornate splendide. Una dopo l’altra, con un sole irreale, un cielo azzurro che mette quasi i brividi. L’aria è frizzante, il vento soffia sempre un po’, lo vedo dai rami degli alberi davanti a casa, che ondeggiano tranquilli. Ma tutto dobbiamo osservarlo da lontano, senza beneficiarne, senza crederci. Non è per noi. Non adesso, almeno. Non è il nostro tempo.
È importante, in quesi momenti, avere altre vie di fuga, oltre a pedalare.
Io mi reputo fortunato, ne ho tre.
Ho provato a raggrupparle sotto altrettanti verbi all’infinito. E per ciascuno a darvi un paio di consigli non richiesti (ovvero quello che sto leggendo, ascoltando, guardando io in questo non facile momento). Fatene ciò che preferite (incluso cestinarli). Ma se vi aiutassero a passare meglio queste giornate, fatemelo sapere. Ne sarei felice. (o giù di lì).
Stay safe and keep on biking in a free (indoor) world.
1 – LEGGERE
Bret Easton Ellis “Bianco” (2019)
Devo ancora metterci mano, anzi occhio. La copertina bianca e le elucubrazioni di uno dei miei scrittori contemporanei preferiti attorno alla rete, e al bisogno inutile di sproloquiare sui social. La sua visione cinica ma anche estremamente intelligente sulla contemporaneità digitale, americana e non. Mirabile la copertina Einaudi.
Italo Calvino “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (1979)
Ho scelto di leggerlo (e l’ho già finito) dopo aver visto una bella intervista a Eshkol Nevo. Mi mancava, e soprattutto, dovevo viaggiare in treno (ancora si poteva). L’incipit ha valso l’avventura: Il romanzo comincia in una stazione ferroviaria, sbuffa una locomotiva, uno sfiatare di stantuffo copre l’apertura del capitolo, una nuvola di fumo nasconde parte del primo capoverso.
2 – ASCOLTARE
Anna Calvi “Hunted” (2020)
Se PJ Harvey avesse vent’anni di meno, forse suonerebbe così. Se PJ Harvey non ci fosse mai stata, Anna Calvi farebbe fatica a scrivere certe canzoni. Un disco maledetto e cupo, ma anche molto passionale. Come un caffè forte o un bicchiere di whisky presi a metà pomeriggio. Ideale per scrivere, perfetto per cercare l’ispirazione e la sintonia giusta di questi giorni. Il pericolo non si nasconde, lo si affronta.
Mia Martini “Per Amarti” (1977)
Qualche settimana fa, facendo zapping, mi sono imbattuto in un docu-film su Mia Martini. Era sulla Rai, credo. Ho ascoltato alcuni brani che ancora non conoscevo, e ho scoperto – in colpevole ritardo – la Janis Joplin italiana. Attaccate subito, senza pensarci, il primo brano, “Se finisse qui”. Vi sentirete già meglio.
3 – GUARDARE
“Peaky Blinders” (5 stagioni – Netflix)
Siete appena tornati dalla guerra, lo scenario è apocalittico e tutto da ricostruire. Eppure vi sentite dentro la voglia di spaccare il mondo, in modo legale o meno. Vale tutto.
Questa è una serie che fa rima con colonna sonora: la si guarda a volte per ascoltarne il soundtrack, altre per amarne gli sguardi, le atmosfere e la bellezza, infinita, delle donne. Che questa è una serie altamente femminile. 5 stagioni, da mandare a memoria in pochi giorni.
“Pose” (2 stagioni – Netflix)
“Work, live, pose!”. Viene ripetuto allo sfinimento dallo speaker, e presentatore delle Drag Queen. Una serie tv carica di amore e sentimento, quello vero. Una New York sporca, povera ma ricca, quella delle Ballroom degli anni ’80. Dove le persone scelgono ancora di essere se stesse, assumendosene ogni rischio, emarginazione inclusa. Dove posare fa rima con essere fieramente (chi di noi ciclisti non ama il proprio outfit). Due stagioni (ho visto solo la prima, ho paura di rimanere deluso dalla seconda) di pura e mirabolante magia glamour.