Chiedimi chi era Nuvola Rossa.

 

Si dice che Gianni Brera non ricorresse mai al nome di un capo indiano per i suoi celebri soprannomi, a meno che non si fosse in presenza di un uomo estremamente coraggioso e prode. Un lottatore umile, il cui valore fosse riconosciuto da tutti, avversari compresi. Gianni era fatto così, doveva commuoversi prima di scrivere, provare emozioni antiche e infantili per tirare poi fuori da una delle sue quattro Olivetti la scintilla creativa.
Ecco, a te aveva regalato una perla del suo repertorio, forse la più bella di tutte, uno di quei soprannomi che restano a lungo. Nuvola Rossa che diventò Nuvola Rosa.

(Da “Lo iellato: Felice Gimondi” – “Il carattere del ciclista” UTET 19 aprile 2016 ).

Ci siamo oggi esce “Il carattere del ciclista”.
Inutile dire che sono emozionato. Il secondo libro è sempre un rischio, come il secondo disco dopo quello del successo per una rockband. Intendiamoci, non che pensi di essere una rockstar, quella, come detto è Bradley Wiggins. Però una certa soddisfazione il mio precedente “Ma chi te lo fa fare?” me l’aveva data e oggi sono un tantino teso.

Intanto oggi, vi lascio in compagnia di un valoroso combattente. Un pellerossa della Val Brembana che non si piegò mai alla crudeltà del destino che aveva voluto farlo nascere contemporaneamente a quell’indemoniato di Eddy Merckx. L’idea platonica del ciclista scesa in terra. Il più grande di tutti i tempi. Un Pantagruele mai sazio e disposto ad avventarsi su qualunque portata. Anche una banale oliva o due grissini smangiucchiati andavano bene. Povero Felice, lui doveva accontentarsi delle briciole, a volte nemmeno di quelle. E per gli altri andava anche peggio. Però qualche volta, combattendo e resistendo valorosamente, come un granda capotribù, riuscì ad imporsi e a emozionare, vincendo anche contro il destino.
Gianni Brera durante il Giro d’Italia del 1976, chiamò Gimondi proprio “Nuvol Rossa”.
Come il capo indiano che a metà del XIX secolo lottò con strenua  e commovente resistenza contro la prepotenza degli americani: volevano costruire una lunga strada ferroviaria verso le riserve d’oro del Montana, passando proprio per (o forse faremmo meglio a dire sopra) le sue terre. Niente da fare, Nuvola Rosa si oppose, combatté e alla fine vinse. Niente ferrovia, niente oro.
Una storia di coraggio, orgoglio e umiltà. Quella di chi alla fine vince anche contro il pronostico. Proprio come quella di Felice Gimondi da Sedrina che trionfò al Giro d’Italia del 1976.

  • Per saperne di più su “Il carattere del ciclista” (in uscita oggi per Utet), trovi altri post qui.
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