Ora legale, ora del pedale.


Periodo duro, ciclodipendenti miei, questo qui.
Mica si scherza.
Periodo per giunta in cui la pedivella torna a svegliarsi. Allora, anzitutto, mi scuso per il silenzio-web delle settimane passate. Mamma mia, più di 20 giorni di silenzio: mai era successo su codeste pagine digitali. Chiedo venia e mi cospargo il capo di cenere. Ne vale della mia ciclo-web-reputation.
Ma state tranquilli: ne ho in serbo delle belle. Si arriva, a piccoli passi, nel caldo della stagione.
Allora, andiamo con ordine. Intanto tocca aggiornarvi sulle ultime scorribande e i recenti metri di bitume macinati.
Ma soprattutto sulla antipatica caduta capaitatami quindici giorni orsono.
Ho battezzto l’asfalto in discesa dal Colle Brianza ai 40 orari. Non  male.
Tranquilli, di nuovo: niente conseguenze serie.
Ma la dinamica è stata un pelo più “importante” rispetto a quella delle precedenti ridicole “culate”.
Si scendeva verso quel di Santa Maria Hoè, dopo gli ultimi tornanti, si affrontava il lungo rettilineo prima del bivio, ove siam soliti, noialtri Lissolo-addicted, volgere a destra verso Perego. Ed ecco che non ti trovo uno squadrone della “ciclistica piastrelle ridenti” o vattelappesca schierati in mezzo alla strada, all’ingresso della curva?
Piego ordunque in presa bassa a destra, allargando la curva e finisco diretto sul brecciolino nell’angolo meno battuto. E vai col liscio.
Culata, anzi “cosciata + cavigliata + manata” a bruciare l’asfalto. Fortuna che ho l’abito lungo ancora. Morale: escoriazioni minime e guantino Assos, nuovo di pacca, da buttare: lacerato nel palmo come una buccia di mandarino.
Antitetanica e lasonil e via. La vita del ciclista.
Lo spavento mi segue per un po’: mi vedo di nuovo in terra in ogni discesa. Procedo a velocità da bradipo spinto.
Tutto ciò è risibile.
Decido quindi in quattro e quattr’otto che devo abbattere la spina del timore con un colpo secco, netto, alla radice.
Una bella ghigliottina da fine Settecento.
E così sabato 17, affronto con i Mapelli Brothers Colle di Sogno e Colle Brianza per un totale di 140 km e 1.600 m. di dislivello complessivi. Una mega aspirina mescalina contro la paura.
Il bello della bici è questo qua. Ti mette paura e poi te la fa superare. Ti ricorda i tuoi limiti, il fatto che, in un modo o nell’altro, non sei onnipotente. E poi, una volta che tu te lo sei ricordato, ecco che torna a darti, con tutti i maturati interessi del caso, il tuo benessere. È una scuola di vita per certi aspetti. Un training psico-fisico meglio di una conversione buddista. Perdi l’equilibrio e lo ritrovi. Quando si perde l’equilibrio, si cade. È elementare.
Ci vuole una dose di umiltà mista a coraggio per ritrovarlo, e si torna in sella. Ed ecco allora che improvvisamente 140 km si trasformano nella miglor medicina del mondo. Una botta, intensa, di ossigeno puro. Anzi, elio: già perché capita che ti ritrovi a ridere nel vento, felice, con i tuoi compagni.
Torni a sentirti una macchina unica, in simbiosi orgasmica, con la tua belva. Ah, a proposito: la caduta è avvenuta mentre cavalcavo il muletto (che porti sfiga?). La domenica dopo porto fuori la belva Cinelli Best of per la prima della stagione. E la simbiosi, come per magia, è intatta. La sento in ogni suo microgrammo di carbonio mia. So che rumori  fa, capisco cosa mi chiede e cosa mi dice. Capisco fin dove posso portarla. E così assieme cavalchiamo attraverso una bellissima e, a me, inedita salita: Colle di Sogno. Là dove Torre de Busi poi piega verso una salita più dolce, della cattivissima, per quanto amatissima Valcava. E così anche qui tra uno strappetto al 12% e un’altitudine prossima ai mille metri di quota, riprendo in mano me stesso. Come, forse, non l’avevo mai fatto.
Aaah, ci voleva.
E adesso sotto: è l’ora del pedale. No excuses.

Di seguito, per gli amici curiosi, gli arretrati delle ultime settimane:

Sabato 17 marzo

Mercoledì 21 marzo

Domenica 25 marzo

Mercoledì 28 marzo