Fenomenologia dell’impresa.

Ecco, in questo fottuto video c’è tutto.
Tutto quello che rappresenta per me l’idea epica dell’impresa.
Già, perché vedete, l’impresa è qualcosa di molto semplice.
Richiede pochi ingredienti. Basta dimenticare la vita che facciamo ogni giorno. Quella è complicata.
Ma l’impresa, in sé, è semplice. Molto semplice. La cosa più naturale e a portata di uomo che abbiate mai fatto
Guardate, prendete gli ingredienti lassopra e metteteli in un frullatore emotivo per qualche ora, con un pizzico di rock n’ roll o di Beethoven.
Quel sapore tutto speciale che ha la tensione del giorno prima, l’ossessione meticolosa dei preparativi, l’ultima cena (eh sì, proprio l’ultima: non si sa cosa accadrà dopo), e poi, il sonno, breve, e la sveglia, il buio, il freddo: tutto comincerà a entrarvi in circolo come adrenalina.
È il coktail dell’impresa. Ad alta gradazione alcolica.
Va bevuto d’un fiato.
Non farete in tempo a prenderlo che sarà già lancio con il paracadute.
E se non si apre?
Troppo tardi.
L’impresa ha inizio.
Ora tocca portarla a termine.
Come? Semplice: con pazienza, dedizione e coraggio.
Non avere fretta, lasciare passare le ore e i chilometri sotto le proprie ruote come acqua che scorre. Non cercare di governarla troppo, ma piuttosto lasciarsi guidare. Trascinare dalla lunga lingua d’asfalto.
Ed ecco che, come per magia, ciò che prima sembrava impossibile, sproporzionato, di ora in ora, diviene sempre più reale.
Tu e quel manipoli di fedeli compagni avanzate sempre più compatti e belli da vedere. Tra te e loro si crea un legame inscindibile, primordiale, ancestrale: quasi un patto di sangue tra uomini primitivi.
Come cavalieri di un antico ordine o eroi omerici.
Avete visto il Ciclope e l’avete sconfitto, avete varcato i gorghi di Scilla e Cariddi e li avete superati. Avete sentito le sirene del Galbier, e vi siete fatti legare alla pedivella maestra. Nulla vi ferma più.
Come un’antica tribù dell’esperienza estrema.
Come una cordata di pionieri sul K2, anche un gruppo di ciclisti che sale sullo Stelvio o sul Gavia ha dentro quel senso altissimo dell’amicizia, che solo le situazioni estreme sanno dare. La fratellanza.
Lo sport che contempla l’impresa è uno sport epico. Impastato di mito.
C’è dentro un po’ di Omero e un po’ di Dante. E un filo di Mick Jagger.
Più faccio questo sport, più capisco che è maledettamente epico.
Non posso fermarmi. Devo sempre ripartire. E alzare l’asticella della parola “Impresa”.
Vedete è un po’ come se noi ciclisti andassimo sempre in battaglia. O sulla luna.
Poi si fatica a stare con i piedi per terra o a deporre le armi.
La voglia e la chiamata sono sempre in agguato.
Nuovi scalpi, nuove epiche pugne attendono i nostri copertoncini.
E la tensione del giorno prima riparte in un istante.
Così, montate in sella: alle 3:25 vi vengono a svegliare.
Farà freddo, sarà buio. Sarete impauriti, disorientati. Impreparati.
Avrete paura, non saprete mai se vi siete allenati abbastanza.
Ma l’impresa vi attende. Non fatela aspettare.

(video: The 1910 Challenge – Rapha sui Pirenei)