Il bitume non sarà più lo stesso.

L’idea di fare una squadra mia mi è sempre frullata in testa. L’idea di avere un sorta di “appartenenza” a una loggia massonica e sottocarbonara ha sempre popolato i miei pedali. Ognuno iscritto con il suo team, intendiamoci, ognuno affiliato UDACE o come gli pare, ma, vivaddio, tutti accomunati da una fratellanza da cosca del pedale, meravigliosa e invisibile.
Quella di una maglia in stile Rapha Condor, cui stare attaccati come le api al miele. Fatta di enrodfine, dipendenza allo stato puro, e cuori caldi. Come il caffè. Quello Nerobollente. Quello di un piccolo bar della bassa milanese ove io e il Pitone capitammo anni fa, durante la nostra prima crisi di zuccheri. Inesperti ciclisti della domenica ci inoltrammo nella bruma, senza portarci dietro vettovaglia alcuna.
La crisi di fame ci colse feroce in mezzo al nulla. Sbandanti e prossimi allo svenimento per ipoglicemia conclamata, arrancammo a quindici all’ora tra balle di fieno e campi arati, finché non ci apparve un miraggio. Un’insegna salvifica in mezzo ai vapori solforosi del Naviglio Grande: “Osteria Caffè Nero Bollente”.
Entrammo, letteralmente svenendo sulla vetrinetta delle brioche calde.
Senza Caffè Nero Bollente, non saremmo qui a raccontarvela.
Da qui il nome del dream team del pedale milanese che sconquasserà la stagione 2012.
Dopo Radio Schack, Saxo Bank, Liquigas Doimo, una nuova leggenda fatta di grasso di catena e polvere di stelle è pronta a calcare il bitume d’Europa.
Bene, così, ieri prima uscita generale per la Caffè Nero Bollente Squadra Corse. Avvocati, gelatai, ingegneri informatici, pubblicitari, autisti ATM, musicisti, onesti impiegati statali, 10 anime pagane vendute al dislivello. E alla perdizione su due ruote.
Parto da casa da solo, all’altezza di Cologno mi vengono incontro i fratellini Schleck al gran completo.
Alla rotonda con benzinaio diventiamo in 7, con l’autista I, l’autista II, il gelataio, il clarinettista e un nuovo losco figuro.
A Gerno siamo già in 8 cavalieri dell’apocalisse: si aggiunge Fede da Arosio.
Il bitume trema, si crepa, s’infuoca. Nero di caffè. Bollente come lava.
Al Monticello ecco la coppia del pedale pazzo: i coniugi che han messo a sconquasso mezzo arco alpino. I lei seconda alla Gianni Bugno, lui primo sul Grossglockner.
In 10 avanziamo così tonanti fino al Colle, passando per Sirtori e Torrevilla, senza disdegnare una pericolosissima nuova variante, prima di Castello, che fa rima con 15%. I pensionati scappano a casa e sbarrano porte e persiane.
Al rientro, ci si scompone piano piano, come i soliti ignoti dopo il colpo in banca (era una banca?). Ma senza farsi prendere.
Se non dall’ultravelocità del falsopiano via Casatenovo. Ma qui si è perdonati.
La mezza sta per scoccare. Occorre guardangnar magione, prima che le mogli ci trasformino in zucca.
Da caffenerobollenti che eravamo.
Amen.