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Sweet dreams.
– 7 al Mortirolo, ragazzi miei. – 7 al Gavia, ragazze mie. Sotto a sognare.
Panico, sconcerto, timore. Voglia matta.
Il cuore batte forte, tanto che la notte ha cominciato a popolarsi di rampe e tornanti a gomito. Di rocce spioventi e cartelli che annunciano pendenze improponibili. Come sarà il Mortirolo? Cosa penserò, una volta arrivato a Mazzo? E il Gavia, le sue cime selvagge e inospitali, il luogo più alto in cui avrò portato la mia Cinelli?
Che bella l’eccitazione degli ultimi giorni prima della gita scolastica. Come quando andavo alle elementari.
Incertezza, paura, ma una gran voglia di salutare mamma e papà per qualche giorno e fare le marachelle per bene.
Giocare fino a notte fonda, tornare con le gote rosse e gli occhi arzilli. Masarà come diceva la mia nonna in milanese, parola che non ho mai capito esattamente cosa diavolo volesse dire.
Quando tornavo da una partita di calcio, inzaccherato e da buttare in lavatrice lei mi diceva: “Madona, cume te set masarà!“.
Penso avesse a che fare con un senso di ribrezzo e disperazione di fronte alle mie condizioni fisiche in quei momenti.
Quella sensazione torna oggi ad ogni granfondo che s’avvicina. E ancor di più, di fronte a questa. Probabilmente, il mio obiettivo di stagione con la O maiuscola.
Proustianamente, il cicrolo del tempo non s’interrompe mai. Basta uno zic e torni subito con la mente e la tua memoria involontaria alle sensazioni di un tempo.
Come un antico sapore che riaffiora o un sogno fatto uguale trent’anni dopo.
Stamattina mio figlio è partito per una settimana, tutto da solo, in Trentino a un campo sportivo. Ieri sera non riusciva ad addormentarsi. Mi chiedeva di parlargli. Era teso come una molla, ma eccitato come non mai. Non vedeva l’ora.
Poi è arrivato il sonno e s’è addormentato. Di botto. Come solo loro, i bimbi, sanno fare. Innocenti e schietti.
Ecco, io credo sia inutile rimpiangere e invidiarli. La fanciullezza ce l’abbiamo davanti a noi. È in ogni centimetro che ci circonda. Sta a noi prenderla o lasciarla. Io dico di prenderla.
Prenderla al volo e ritagliarci quello spazio con noi stessi, che ci rimette, come per magia, in contatto con le emozioni primarie. In fondo siamo tutti bambini, come direbbe Moretti, forse “con un deficit di accudimento”.
E allora, sognate, concedetevi una gita scolastica fuori tempo massimo. E se gli altri non vi capiscono, fa poca differenza. Alla fine, la vita è vostra. E vedrete: sicuro come l’oro, gli altri vi invidieranno. E voi tornerete a casa con le gote rosse, masarà, con la faccia di chi si è mangiato il mondo.
E quel timore-tremore, che precede il grande giorno, quello de Mortirolo e del Gavia o della prima vacanza senza mamma e papà, quello delle cose “da grandi”, è un sottile piacere che vi consiglio di gustare fino in fondo.
Così com’io mi son gustato fino in fondo l’ultimo test pre-Giordana. Ieri, nel Tigullio.
Infilando nell’ordine: Passo del Bracco, Santuario di Montallegro, Passo della Crocetta, Monte San Giacomo. Quest’ultimo una salita secca di 6 km, con 500 m. di dislivello. Diversi passaggio over 15%, con punte del 20%. Posizionato in fondo all’uscita, con oltre 120 km e 2.300 m. di dislivello nelle gambe, a simulare il Mortirolo che arriverà in fondo, domenica prossima.
Io sono pronto a tornare bambino.