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Bisbiglia il Bisbino.
Bella salita, il Bisbino. Bella davvero per Dio.
Lunga, regolare regolare, mai cattiva, ma costante e inesorabile fino alla vetta. Numeri: 15 km, 1.100 m. di dislivello. Si sale da Cernobbio, a uno sputo da Como e via via le case comincian’ a diradarsi, fino a diventare briciole di paese. Tegole dimenticate dalla montagna. Montagna che s’ingrossa e si incupisce, ma mano che noialtri prendiamo ad addentrarla.
Quando affronti questo genere di salite, lunghe e costanti, hai sempre la sensazione in partenza di poter tornare indietro quando vuoi. Poi, ma mano che sali, ti ci trovi dentro fino al collo. In un amen sei lontano da quelle case rassicuranti che avevi al tuo fianco fino a pochi minuti prima. E quei primi, dolci, tornanti larghi e con asfalto tirato a lucido, quelli che di solito s’incontrano appena usciti dai centri abitati, quei tornanti dove sono finiti?
Ad un tratto, ti trovi come d’incanto nel bosco lungo quella che ormai è diventata una stradina stretta stretta, piena di buche, brecciolino e aghi di pino. Così, senza che nemmeno tu te ne sia accorto. E indietro non si torna.
In quel momento la salita ti ha nel suo ventre materno. Ti culla e ti porta con sé. Ti devi fidare. Lasciarti trascinare nel cuore del bosco e della montagna. Magari dolcemente accompagnato dal suono di qualche animale selvatico che scappa al tuo passare, come all’arrivo di un cavaliere. In una parola: sei lontano. Lontano dal traffico veicolare, lontano dal rumore cittadino. Lontano da tutto ciò che normalmente ti occupa mente e corpo. Sei meravigliosamente “into the wild”. E lei, la montagna, bisbiglia. Giuro: bisbiglia. Ti dice qualche cosa. Provate a farci caso, la montagna non parla. Sussurra, bofonchia, articola suoni tutti suoi. Gorgoglii di fonte, frusciar di pini secchi, rami che si agitano, il legno d’un tronco che pare spezzarsi (ma non si spezza). Son i suoi rumori. Non i vostri. Ascoltateli, han qualcosa da dirvi.
Poi, improvvisamente, così com’era sparita durante l’ascesa, la civiltà, il rumore della “vita”, con un colpo di teatro, ritorna in vetta: rifugi, raduni di motociclisti, gruppetti di ciclisti che si fanno fotografare e magari, come domenica, anche un aliante che solca le nuvole. La luce torna, così come se n’era andata.
Beh, il Bisbino è una di queste salite.
Semplicemente. Nient’altro da aggiungere.
I chilometri finali e gli ultimi tornanti in mezzo ai pini, mentre cominci a scorgere la vetta e il cielo pulito poco sopra, sono bellissimi. Fatati e intensi. D’altura alpina vera.
Così come, nella prima parte, quei due surreali e inspiegabili tornanti sterrati di pietra, gettati là apparentemente come rune per segnalarti la presenza di druidi o streghe. Un fazzoletto di strada rubato a una Roubaix attempata.
Questo il Bisbino. Montagna incantata. Da ricordare e ritrovare presto. Una delle vette più alte in assoluto delle prealpi lombarde. A uno sputo da Milano, a 1.300 metri di quota. In cima, i ripetitori della tv e una vista aperta sulla vicina Svizzera e la vetta del Monte Generoso, altro scalpo conquistato di recente.
Ma il Bisbino fatato era stato preceduto, come antipasto, da uno squisito Brunate Rifugio Cao, alle prime luci dell’alba.
I tre ciclisti milanesi gli unici che vi si avventurano che il sole è ancora dietro il monte.
Rampe al 15% per preparare, seppur annacquandolo alquanto, il mostro: il Mortirolo che tra due settimane batterà cassa.
Anche l’ascesa al rifugio di Brunate propone caratteristiche simili: dalle ultime case di Como, ai tornanti nel bosco, alla nuova civiltà d’altura del paese omonimo prima e della dolce cappella in vetta, dopo altro sterrato.
Non paghi infatti, noi il Brunate lo si rifà due volte. Seppur, la seconda, fermandoci all’abitato, causa tempo massimo mogli e bambini sforato ampiamente. E, piccolo particolare non trascurabile, un temporale grandigeno pronto a scaricare tutto sulle nostre teste, grazie a Dio, non prima che noi si raggiunga l’automezzo corazzato pronti al rientro.
Che bello il triangolo lariano. Un dolce dai canditi di dislivello che non finiscon mai. Pronti a parlarvi sottovoce.