Lago della bilancia.

Ciclista d'acqua dolce, ciclista pericoloso.

Laddove c’è un lago, là c’è la differenza. Quale? Quella tra un’uscita qualunque e un’uscita seria. Quella tra il dislivello che scorre nel sangue e le briciole di salita, strappetti rubati al cuore della pianura Padana, che scappan quasi dalle mani. Anzi, dalle gambe. Non abbastanza indurite.
Il dislivello cresce solo là dove c’è la conca.  E là dove c’è la conca, c’è -quasi sempre – anche un vaso d’acqua.
Prendete il Lario, ad esmpio: domani c’è in programma l’ascesa al Monte San Primo, 1126 m. slm. Si sale, obviously, da Bellagio. Primi 6 km in comune con il Ghisallo, fino a Guello, poi si piega a destra per il Super-Ghisallo. Piano Rancio. E con questo nome da far west delle pendenze si prosegue fino alla vetta del San Primo. Nel cuore del famigerato trinagolo delle bermude, deto “lariano”.  Gruppo folto: non solo i soliti sciammanati from CaffèNeroBollente. Anche nuove leve e foresti. Si parla di megaraduno rock ‘n’ roll. La Woodsotck del dislivello. Il Super-Ghisallo del 10 aprile.
Paranoia abbigliamento/borracce: lungo o corto? Una o due? Decisioni da Summit dell’ONU.
Ma andiamo con ordine. Torniamo al Lago. Della bilancia.
Si diceva: laddove c’è l’acqua dolce, c’è la differenza tra un’uscita come si deve, in ottica Maratona, e un’uscia come non si deve, o, meglio, come non si dovrebbe in ottica 4200 m. di dislivello.
Bene. Il lungo weekend pasquale, protrattosi per il sottoscritto fino a martedì, ha portato con sé due scorribande in solitario tra le limonaie e gli uliveti del Benaco.
Lago di Garda, signore e signori. Il Lago più mediterraneo d’Italia.
Dalla vegetazione quasi ligure. Intrisa di profumi e di colori che han dentro la primavera. E fuori l’inverno.
Due uscite dunque. Rispettivamente: 107 km e 1.956 m. di dislvello la prima. 92 km e 1652 m. di dislivello, la seconda. In mezzo: 48 ore di riposo, non di più.
Ecco, queste due uscite hanno un po’ tagliato i ponti con i timidi dislivelli accumulati nelle precedenti scorribande brianzole.
Concentrato, rapporto agile, salite ripetute anche due o tre volte, alimentazione calibrata, sguardo fisso sul bitume.
Primo dislivello che accarezza i 2000 m. Cifra attorno alla quale la testa comincia a ragionare e a perdersi tra le nuvole. L’altitudine, si sa, dà alla testa.
Caro vecchio Navazzo, ti rifaccio 3 volte, prolungandoti fino al bivio per Costa. Mi dò poi, nella seconda uscita, alle alture dietro Salò:  Serniga (da Salò) e San Michele. E, last but not least, Muslone da bivio per Riva. Laddove la montagna strapiomba nel Garda che par quasi la Costiera Amalfitana. Conche d’acqua verdastra, brulicanti di sub (si raggingono i 100 m, sotto il livello del mare, mentre io sono a 5000 sopra). La cima Comer, arroccata come un panettone le cui rocce son canditi e la cui neve una spolverata di zucchero a velo. Che goduria. Che scorpacciata di cibi dolci. Quel che per me son le salite.
Allunghi anche nei “mangia e bevi” gardesani, tra il traffico crescente della gita di pasquetta.
Il bilancio è attivo. Le prime 2 uscite serie, con il fucile puntato su Corvara 4 luglio, sono nel sacco.
Domani, altro lago. Con la bilancia che pende, di nuovo, verso i 2000 m.

Uscita 1
Totale distanza: 107 km
Dislivello: 1.956 m.
Velocità/M: 23,40 km/h

Uscita 2
Totale distanza: 92 km
Dislivello: 1.656
Velocità/M: 23,04