CONGIUNZIONI ASTRALI.

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Fuochi di fine estate.
Toc, toc…
C’è nessuno?
Nuotato bene, mangiato leggero, pedalato abbastanza?
Personalmente mi sento in gran forma. Non me ne vogliate. Ho migliorato il mio tempo all’Oetztaler di ben 15 minuti (seguirà ampio resoconto psichedelico); “Il carattere del ciclista” è prossimo alla pubblicazione oltralpe, in Olanda (aprile 2017) e io mi diverto un mondo a portarlo in giro per l’Italia.
E veniamo al punto.
Subito si riparte con una presentazione scoppiettante.
Come molti di voi sapranno, Rapha è una sorta di altarino sacro per me. Ho iniziato a seguire l’azienda di abbigliamento inglese la bellezza di quasi dieci anni fa. Era il 2007, sbirciavo per caso sul web alla ricerca disperata di un paio di “bibs” (alias pantaloni corti da ciclista con fondello) e maglie senza scritte colorate, quando mi imbattei in questo straordinario mondo a parte. Fatto di foto in bianco e nero, nebbiolina, rugiada e tornanti che si perdevano nella bruma.

La “Bildung” di un ciclista.
Da allora è passato tanto tempo e ho macinato tanti chilometri. Ho ampliato la lista dei miei “scalpi” del dislivello, dal Galibier allo Stelvio passando per Mortirolo, Giau e Alpe d’Huez; ho partecipato a diverse granfondo, ho scritto due libri, sono persino finito in tv. Eppure quel filo magico che mi lega a quel modo di raccontare il ciclismo e di “celebrare la fatica”, come dicono loro, è rimasto intatto. E grazie a Dio.
Non sono tanti i modi “giusti”, a mio avviso, di raccontare lo sport più bello del mondo, la bicicletta. Quando ti capita di imbatterti in uno di questi, vale la pena che tu ti ci si soffermi. Che lo frequenti, come la soglia secondo Heidegger. Ne vale della tua “Bildung” ciclistica. Insomma, tienitelo stretto.
Certo poi, magari capiterà che tale “modo” diventi, come dire, “di moda”, aumenteranno le persone che lo seguiranno, che ne acquisteranno capi o prodotti, divenuti ormai non più esclusivi.
Domanda: e allora? Il ciclismo e soprattutto quello degli amatori, è migliorato e cresciuto anche grazie a brand come questi. E se oggi Rapha giunge a mettere il naso anche in Italia, dopo tutto, è segno che qualcosa sta succedendo anche da noi, paese storicamente avverso ai mutamenti.Dunque, grazie Rapha. Senza se e senza ma.

Gli accoppiamenti giudiziosi.
Secondo punto. Non solo Rapha.
Nel mio mondo magico e ideale di andare in bici, e di sentirmi bene mentre pedalo, ci sono anche altri “modi”. Uno di questi si chiama Cinelli. E sta in quel paese delle meraviglie che è Capleppio di Settala. Una ridente cittadina della bassa pianura Padana, tutta capannoni, e rogge malfamate. Non fosse per uno di quei capannoni, un po’ nascosto tra gli alberi e defilato, sarebbe anche bruttina. Se avete occasione di entrarci in quel capannone, però, avrete fatto bingo. Siete nella Fabbrica di cioccolato delle biciclette.
Le biciclette Cinelli sono un po’ più biciclette delle altre. Non per niente amate più nell’altro emisfero che nel nostro. La dura legge dei visionari.
Hanno una storia diversa e un modo diverso di raccontare il piacere di pedalare. Un modo che sa un po’ di fatica e un po’ di pop art, un po di Chiappucci e un po’che di Keith Haring, di bici da pista ma anche di viaggio.
Rapha e Cinelli, due mondi destinati a incontrarsi.
E così martedì 13 avrò il piacere di  presentare “Il carattere del ciclista” nel nuovissimo Rapha Pop Up Store di Milano (C.so Garibaldi 117) insieme ad Antonio Colombo, patron Cinelli, nonché magmatico guru sovversivo dei ciclismi tradizionali. Come Rapha, come noi, che amiamo questo sport più di ogni altra cosa.
Ci si vede là. Ore 19, mi raccomando puntuali. È gradito abito da strada.

Illustrazione: Riccardo Guasco