Ci vuole Carattere.

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What’s Carattere? 
Cosa è che fa di Pantani un cocciuto, di Merckx un ingordo, di Sagan un guascone?
Cosa è quella sorta di “X Factor”, quell’ingrediente magico e segreto che trasforma solo alcuni ciclisti in personaggi speciali, e altri no?
È difficile dirlo. Impossibile di certo farlo in due minuti di orologio.
Così ho pensato bene di scriverci un libro.
“Il carattere del ciclista”.

La Fatica, ovvero l’alcol.
Forse è semplicemente la fatica, ho pensato. Da bravo “amatore” che si diletta con questo strano e magico sport, ho pensato fosse lei, la sofferenza. In fondo, io stesso, mi sono detto, quando fatico sulle rampe dello Stelvio o del Mortirolo, capisco meglio chi sono, quale è il mio carattere. Mentre inseguo un treno lanciato a cinquanta all’ora, e non riesco a prenderlo, magari con il vento in faccia, mi accorgo che è inutile che mi nasconda. Quello lì sono io. Nudo e indifeso. Non mollo, mi accorgo, il che vuol dire che sono un coriaceo, per certi versi come Bernard Hinault.
Insomma, quando facciamo fatica, le nostre barriere difensive vengono meno, non possiamo camuffarci. Le energie sono tutte concentrate nello sforzo, non hanno tempo per proteggerci come fanno di solito. Il nostro carattere, chi siamo veramente, viene fuori.
La bicicletta è come l’alcol, uno straordinario meccanismo disinibitore.
Allora mi sono chiesto: e perché tutto ciò non dovrebbe valere anche per loro, per i professionisti?
Risposta: per i professionisti vale anche di più. L’effetto lì è portato alle estreme conseguenze. Senza remore.

Loro siamo noi. 
Ovviamente incarnare un carattere e portarlo ai suoi massimi livelli non è cosa da tutti. Solo alcuni ciclisti ci sono riusciti.
In pochi lo hanno fatto con perseveranza, accettandone tutte le conseguenze.
Spesso ne hanno pagato dazio.
Senza scomodare Coppi e Bartali, nell’arco degli ultimi quaranta anni, io ne ho contati quattordici. Non di più.
E di questi quattordici – e solo di questi – si compone il nuovo libro.
Qualcuno ha vinto tanto, a volte persino tutto, qualcun’altro non ha vinto niente, oppure – nel peggiore dei casi – ha perso tutto. Alcuni sono ancora in attività, altri no, più di uno è passato a miglior vita.
Una cosa è certa, ognuno è stato, prima di tutto, un Carattere.
Per questo li abbiamo amati più di altri, per questo sono diventati una storia.
Perché in fondo anche noi siamo un po’ loro. E viceversa.

Per saperne di più sul mio nuovo libro “Il Carattere del ciclista”(Utet – aprile 2016) leggi qui.

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