Tag
L’uomo con cui prendere una birra.
Sì lo so, in molti di voi mai la prenderebbero una birra con Lance Armstrong.
E devo dire che prima di leggere la sua bellissima intervista su quella meravigliosa rivista che si chiama Rouleur, nemmeno io. Proprio l’ultimo dei miei pensieri.
Eppure, l’inviato di Rouleur mi ha convinto in poche pagine.
Come ha fatto?
Mi ha convinto portandomi dentro Lance Armstrong. O meglio portandomi dentro quel che resta di Lance Armstrong. Un uomo senza niente. O praticamente niente: dai 7 Tour agli sponsor, alla sua stessa fondazione Livestrong. Un uomo che deve convivere ogni giorno con la vergogna: a partire dalla tavola calda dove va a pranzare (e dove si svolge metà dell’intervista). La gente lo guarda, lo riconosce, prende si alza e se ne va schifata. Quasi ci fosse un noto serial killer o maniaco sessuale pluricondannato sotto lo stesso tetto.
Lance ci è abituato, scuote le spalle e va avanti a raccontare i suoi guai all’intervistatore come niente fosse. Ci beve sopra, ca va sans dire, una birra.
Gli dice che oggi non può nemmeno partecipare a un torneo di golf: è bandito dalle competizioni. Qualunque esse siano.
Gli dice che i suoi 7 tour sono scomparsi pesino da wikipedia: una lunga parentesi vuota nella storia del Tour de France. Come quella del 1915-18 e del 1939-1945. Prima guerra Mondiale, Seconda Guerra Mondiale, Terza Guerra Lance Armstrong. E aggiunge: se li togli a me, devi pur darli a qualcun altro, giusto? Se no è una presa in giro.
Parla a ruota libera, Lance, come uno che non ha più niente da perdere. Perché ha già perso tutto.
Dice che chi l’ha preceduto e chi l’ha seguito nelle condanne per doping, ora è chiaramente riabilitato, e gira senza quel peso di vergogna attorno con il quale lui deve invece convivere ogni giorno.
Colpa sua, mi direte. Sì, certo, è fuor di dubbio. Colpa maledettamente solo e soltanto sua.
Ma la colpa deve ammettere sempre una possibilità di riscatto, per tutti. Quella che a Lance, almeno dalle sue parole, sembra invece preclusa. Ma l’intervista, tra un allenamento con Tejay van Garderen (e Lance in vespa), e le faccende domestiche da sbrigare (lance ha 4 figli da 2 mogli diverse da gestire), va fino in fondo. Al nocciolo della questione.
Perché a Lance è tutto precluso, persino un fottuto torneo di golf locale?
Perché è americano.
E incarna alla perfezione, o, meglio, incarnava alla perfezione il mito americano. La terra promessa di Springsteen. Quell’ognuno ce la può fare che è nel DNA etico e morale di un intero paese. Piaccia o no.
E quando quel Paese si sente tradito, come nel caso di Clinton (che non a caso Lance cita esplicitamente), la vendetta sarà spietatata. E totale.
Terra bruciata e basta.
Cowboy che si alzano dalla tavola calda sperduta di Aspen – Colorado quando ti vedono lì a loro fianco, famiglie che cambiano programma se ti incrociano pedalare sulla loro strada.
Lance ne è talmente consapevole, che si stupisce dello stupore del giornalista.
Non solo, ma sembra quasi non capire perché lo intervistino: cosa c’è ancora da sapere di me? Sono un uomo nudo ormai, rovinato. Al grado zero.
Già, Lance, ma forse è proprio quello l’uomo che vogliono intervistare loro.
Quello con cui esci a prenderti una birra.
PS: per chi fosse interessato, l’intervista di Morten Okbo “Lance, The History Man” è stata pubblicata in 2 parti, nei numeri 51 e 52 di Rouleur Magazine.
Foto: Jakob Kristian Sørensen – Rouleur Magazine.
Pingback: L’uomo con cui vorresti pedalare. | American Cyclo