Freddo porco.

Caro ginettaccio che sei nei cieli, aiutami tu, che qui si va in Siberia.

Freddo porco, gelo, la Randowinter di Nerviano che salta per condizioni meteo avverse. E le previsioni che annunciano il colpo gobbo dell’inverno.
Che bellezza, eh?
Il tutto dopo un dicembre e gennaio eccellenti.
Con punte primaverili di 20 gradi Celsius il 3 gennaio, lungo l’Aurelia ligure, senza guanti e braghe corte, che ti avevan fatto gridare al: sì, vedo già Cesentatico!
Un sogno.
Appunto. Un sogno.
Mica ci puoi credere.
Mica è la fottuta realtà.
E infatti, la primavera delle favole s’infrange all’alba. Come neve al sole.
All’alba di un maledetto 29 gennaio 2012. Il freddo arriva cattivo, intenso, improvviso. Come la nebbia agli irti colli (che, ve lo confido, ho sempre sospettato portasse un po’ sfiga). Neanche te l’aspetti. E, si sa, il freddo per il ciclista è come la kriptonite per superman. O il Barcellona per Mourinho.
Morale: preparazione bruscamente arrestata sul più bello.
Essì che nel frattempo il 2012 era iniziato assai bene con uscite, per quanto sporadiche e ancora lontane dalla tabella di regime, comunque sempre in crescendo e con gamba che girava già mica da ridere. Un bell’80 km con 1600 dsl di qua, un altro 85 con 1000 dillà, una bellissima ultima uscita brianzola quassù, un pizzico di Brianza di lì, il primo Lissolo di là. Turllallero truallallà.
Ed ecco che…zac!
Giù tutti per terra.
Nel più plumbeo inverno sottozero che si sia mai visto.
Beh, si sa, i giorni della merla sono sempre e comunque freddi. Mai stagione che il buon Dio abbia mandato sul globo terraqueo ha smentito questo paradigma.
E l’anno dei Maya non può certo esser da meno. Va bene.
Ma io non sto parlando dei giorni della merla!
Io sto parlando delle tragiche previsioni che abbiamo davanti da qui al 10 di febbraio.
No, dico, le avete viste le temperature previste?
-7°, -9°, qualcuno, come ilmeteo.it, sbarella, quasi ridendo, è dà un tragico -12° per domenica 5.
Ma, stiamo scherzando?
L’anno dei Maya è iniziato con il loro sinistro sound-check?
Prima due scosse di terremoto nelle lande, per antonomasia non-sismiche, padane, poi, come non bastasse, un tragico epilogo siberiano.
E così, proprio mentre tu, ignaro del tranello che gli hectopascal e le isobare ti tendevano, contavi di rimettere nello sgabuzzino il muletto e tirare fuori la belva, zac!
Intendiamoci: io spero ancora nel colpo dell’ultim’ora in grado di ribaltare la situazione. Ma ci credo poco.
Perché così, per me non s’esce. Posso capire i 2-3°, la brina, il ghiaccio a bordo strada, i polpastrelli che pulsano. Ma correre nella tundra siberiana, con il blizzard contro, francamente, no. Me lo risparmio volentieri.
E se penso che quest’anno non ho nemmeno preso in considerazione i rulli e che da maggio a fine agosto ho davanti 5 granfondo di cui 3 con oltre 200 km e nessuna  con meno di 3.800 m. di dislivello, beh ecco che per poco, il cor non si spaura.
Eppure, la voglia, cari miei, cova ancora più feroce che mai sotto il ghiaccio.