Quel ramo del lago di Garda.

 

Gargnano - lago di Garda 7:12 AM.

Gargnano del Garda - domenica, 7:12 AM.

Toglietemi tutto ma non il mio Garda. Portatemi sul Garda, e avrete un ciclista più pericoloso. Già, perché a quelle latitudini io mi trasformo. Il mio metabolismo accelera, le mie endorfine fanno festa, il mio cuore e i miei polmoni raddoppiano la loro capacità.
Già, il tutto grazie a quel ramo, che corre tra la Lombardia e il Trentino. Quello tutto limonaie, ulivi e colori mediterranei. Quello irregolare, dal profilo quasi dolomitico, quello dove puoi scoprire laghi e dighe e nessun insediamento umano, basta voltare la forcella verso monte. Quello dove i paesini hanno case color pastello e pochi abitanti, quello che ha come punto di partenza Gargnano a due passi dal Trentino. Forse, la mia regione preferita.  
Se prendete una bicicletta, un ciclista autistico disposto ad alzarsi alle 6:50 la domenica mattina, quando fuori è ancora buio, e montare il sella, passando tra le case addormentate, perché vuole farsi 140 km, in solitario, ecco che avete trovato una storia deliziosa.
Bellissima e intensissima uscita – la più lunga mai fatta da quando faccio girare la guarnitura – domenica mattina.
Il ritmo è stato ancora una volta intenso: vi basti pensare che nelle prime due ore, su un percorso vallonato, tengo una media 30,5 km/h, tutti da solo, accumulando in 61 km, 500 m. di dislivello. Da Gargnano mi dirigo verso sud, lungo la Gardesana ancora deserta, raggiungo e passo gli abitati di Villa, Bogliaco, Maderno, Salò, proseguo per le colline moreniche della Valtenesi, scorro rapido, con la coda dell’occhio la Rocca di Manerba, attraverso Padenghe e il suo castello, terra di vini e oleodotti. Guadagno, infine, Desenzano dove, alla prima rotonda faccio dietrofront, e torno indietro per il medesimo percorso.  Il sole è salito alto, il lago via via si stringe, dopo Maderno, per farsi sempre più piccolo all’altezza di Gargnano. Il Rox mi segnala già 80 km. Infilato in un piccolo gruppetto di amatori, piego a sinistra per Navazzo, la salita dei miei allenamenti: qui ci ho preparato la Maratona, ripetendola autisticamente allo sfinimento. 7,5 km il primo troncone, fino a Navazzo appunto, poi salgo ancora fino al bivio per Costa, accumulando dislivello. Scendo, e sosto alla fontana di Navazzo per riempire le borracce e lo stomaco, con la mitica crostatina del Mulino Falso. Discesa finale tra ulivi, oleandri e bougannville ancora in fiore, in autunno. Non sembra autunno infatti: poche foglie gialle o arancio, molti colori intensi e vivi, dal tepore estivo. A Gargnano con oltre 100 km in spalla, mi avvio verso Salò, con una media sopra i 30/h costante, ripeto il percorso e ritorno indietro. Risalgo il Navazzo che ho già 125 km e le pile che cominciano ad andare in riserva. Mangio qualcosa e mi appresto alla salita finale, che faccio in compagnia di un ciclista che la attacca come prima salita di giornata. Lui va su tonico io non voglio stargli dietro, risultato: in cima sono sfatto. Acqua, barretta e discesa finale. Col sorriso dell’impresa: 141 km e  1.700 m. di dislivello. Non chiedo di più per essere in pace con il mondo. 

Totale distanza: 141 km
Dislivello: 1.700 m.
Tempo: 5.26′
Velocità media: 26/h.