Non è un paese per vecchi.

 

Baghdad o Brianza?

Baghdad o Brianza?

Prendete un gelataio, un avvocato, un ortolano, un copywriter, un autista dell’ATM e un paese fantasma: come diceva Rodari, avrete l’incipit di una storia meravigliosa. 
C’è un posto nel cuore verde della Brianza, quello ancora pulsante e vegeto, quello tutto boschi fitti fitti e radure da castagne, che non t’aspetti. E’ in cima al Colle omonimo. Ma nessuo o quasi sa trovarlo. E’ in mezzo a un groviglio di stradine, anzi lo si raggiunge deviando dal solco principale battuto dai cavalieri della specialissima domenicale. Saliti da Ello, si affronta il duro “Muro dell’alpino”, con le sue punte al 16% e poi, giunti in vetta al Colle, si volta a sinistra, per un secondo muro. Quello che porta a Consonno.
Prima benasfaltata, poi ai limiti della MTB, la strada sale sempre intorno o sopra il 10%. Ultima svolta, davanti a una mucca che ci guarda di sbieco, e si entra in una foresta amazzonica versione brianzola. La strada ora scende, impervia e piena di buche.
Quando ormai ti senti perso, definitivamente, ecco che appare il posto che non t’aspetti. Consonno. Un non-luogo, una manciata di case abbandonate affacciate su un piazzale in perenne manutenzione. Non un’anima. Non un paese per vecchi. Un paese per defunti. Fantasmi redivivi. Zombie che vagano per la macchia brianzola. Ti immagini quello del parocco che ti vien incontro per darti il bevenuto, poco più il là quello del panettiere  magari qualche donna a lavare i panni alla fonte. E’ un paese da Sergio Leone. A metà tra cinecittà e il Nebraska. In una parola, la Brianza più vera.
Bene, Consonno ci ha conquistati. Ci è piaciuto raggiungerlo, per questa ascesa impervia, avventura nell’avventura per il manto stradale impraticabile (occhio all’ultimo km, se decidete di farla), ci è piaciuto scoprirla, sapere che c’è, che, quando si  vuole, lo si va a trovare.
E’ ora di ripartire, barretta in gola, e occhiali sugli occhi. Ed ecco che appena prima di rininfilarci nel bosco della strega di Blair, vedo con la coda dell’occhio una costruzione improbabile. Una sorta di moschea o luna park abbandonato. A metà tra Baghdad e Cony Island. Decadenza allo stato puro, dal fascino evocativo fantasmagorico. Tanto per rimanere in tema.
Ferro battuto, cupole e finestroni. Forse una vecchia colonia dimenticata dalle estati di inizio Novecento. O forse, chissà, una base lunare per decolli segreti. Una scultura onirica e visionaria. A Consonno, è certo, io torno.
Con l’avvocato, l’ortolano, l’autista, il gelataio e, magari, uno sciamano. 

PS: brutta caduta per il gelataio, al ritorno, per fortuna grasse risate per tutti e gelati intatti. 

 

Totale distanza: 110 km.
Dislivello: 1.340 m.
Pendenza max: 16%
Tempo: 4:40
Salite principali: Monticello, Muro dell’Alpino, Consonno, Lissolo. 

Altro su Consonno: qui 

(fonte foto: http://www.consonno.it)