Tag
La ballata dello Sgagnamanùber.

Antico esemplare di "Mangiatore di manubri" - fatica su tela.
Ovvero: la ballata del “Mangia manubri”.
Ovvero: ciclista della domenica che si aggira affaticato, chino sul manubrio fin quasi a sgranocchiarlo, per le pendenze, spesso inclementi, tra Lecco e Monza.
Questo il nomignolo, in dialetto rigorosamente brianzolo, che viene dato dagli autoctoni al popolo sgambante della domenica mattina.
Tronfio del mio “Sgagnamanubrismo”, anche questo weekend, sono andato a messa. Di sabato però: bestemmia per qualsiasi “sgagnamanùber” che si rispetti. Il fatto è che occorre arrangiarsi alla bisogna.
Il racconto dell’uscita, assai pericolosa, ve lo offro a mo’ di racconto, in medias res.
Eccolo qui.
Bene. Dunque. Dopo un’ora e mezza abbondante e più di 50 km di su e giù tra boschi e lande misteriose, il ciclista pericoloso chiede, rivolto alla truppa di cavalieri dal reggisella integrato: “Dove cazzo stiamo andando?”
Egli vuole infatti la sua droga quotidiana. Il dislivello. Il quale, quest’oggi tarda a venire.
“Dove sono il mio Montciello, la mia Bevera, il mio Lissolo?” – si lagna costui –
Finché sbotta in un sonoro, quanto esplicito: “Ridatemi il mio Colle, per la miseria!”.
Senza nulla togliere al navigatore ultrasatellitare, il tom tom della Brianza, la bussola inchiodata su Casatenovo, Don Vito, la necessità di dislivello è un bisogno corporeo che va soddisfatto entro breve. Non può aspettare.
Intendiamoci: il tom tom della Brianza, Don Vito, è un navigatissimo ciclista pericoloso: all’attivo inquietanti piazzamenti in diverse Granfondo e una velocità da passista impressionante, rapportata soprattutto all’età (70 anni pedalati).
Detto questo, però, 50 km per arrivare Monticello sono troppi per qualunque pipa da 16 o cannotto reggisella che si rispetti.
“Il gelataio”, altro membro dell’allegra brigata, cadenza allora il nuovo ritmo, “Il conducente” striglia la truppa in prossimità della prima ascesa di giornata, Il sottoscritto si alza sui pedali e ritrova una discreta condizione, dopo l’agosto omrbellonato. E il Colle torna a dettare la sua legge. L’ultimo scatto in vetta è di Don Vito che ricorda a tutti chi è il vero padrino della pedivella, raggiungendo i compagni.
Discesa rapida su Santa Maria Hoé, nome incomprensibile e improbabile per questa landa fatta di Rovagnatii, Usmati-Velatii, Cernuschi Lombardonii.
Il cielo è limpido, il caldo ancora estivo. I quattro dell’ave Maria Hoé van giù felici e piegano a sinistra, in quel di Perego: un Lissolo per chiudere non si nega a nessuno.
E via di pendenze al 15% per fare a gara al Tetto Brianzolo. Cotognatina in vetta, e picchiata poi dritti, lancia in resta, a una media vorticosa, attorno ai 40 all’ora, fino al capoluogo.
Milano accoglie i cavalieri, raccogliendone uno per tentacolo: così il Padrino della pedivella raggiunge la famiglia per primo, seguito dal Gelataio e dal Conducente. Al quale non si deve parlare, di Granfondo: ma forse, pare, si mormora, che per la 9Colli un’eccezione la farà.
L’ultimo tentacolo, il più remoto, raccoglie a sé il ciclista pericoloso che caracollante zigzaga ancora un po’ per le strade ripopolantesi per il sabato del villaggio, della metropoli meneghina. Egli è come un bambino: dalla giostra non ne vuol proprio sapere di scendere. E così Lima diventa Porta Venezia, Porta Venezia diventa San Babila, San Babila Duomo, così, giusto per tirar tardi. Con la scusa di fare gli ultimi km in aglità “che fa bene alla gamba”.
Felice e contento. Da vero sgagnamanùber.
Totale distanza: 108 km
Dislivello: 1.160
Tempo: 4:12′