Sconfitte.

 

Ciao Neno, pedala anche per me.

Ciao Neno, pedala anche per me.

L’amico che combatteva una guerra, non ce l’ha fatta. Non sono bastati i miei fuorisella, la mia voglia di salvargli la vita, la mia convinzione che alla fine ce l’avrebbe fatta. Bastava volerlo.
No. Non bastava volerlo.
E questo è un bel problema per me e per questo blog. 
Nato dalla gioia che mi ha dato una bicicletta da corsa. Gioia, ma anche serenità, forza, coraggio, equilibrio nella vita. La bicicletta come metafora della vita e della sua intensità, forza, coralità.
E adesso? 
Adesso, come un bambino che fa i capricci, non riesco ad accettare la cosa. 
Da dieci giorni non mi torna niente. Come un motore ingolfato sul più bello. Come una cascata che ha perso la direzione. Una bussola che non dà più il Nord. 
Mi sembra impossibile che la vita possa non esserci. Possa appassire, possa diventare altro. 
E invece, purtroppo, capita.
Bene. E’ un imprevisto che, infantilmente, io non accetto.  
Già, perché  la cosa brutta, quella che fa più male sapete quale è? Che  ha combattuto, non solo: che ci ha creduto, più di tutti, fino all’ultimo, fino in fondo.  Ora, ditemi voi: che senso ha?
Oggi era il suo compleanno, oltre che il mio. Ieri dovevo andare a fare lo Stelvio. Domani sognare altre vette. Ho messo piede a terra.