Eccoci!

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Il ciclista è un animale curioso di per sé. Lo è da sempre, ma da oggi forse lo sarà ancora un po’ di più: lo dicono tutti, è l’anno green, delle vacanze in bici, della mobilità dolce, del ripensare il modo di spostarsi e di viaggiare.
Neanche a farlo apposta, è in libreria da ieri il libro che ho scritto assieme a Davide Cassani, CT della nazionale italiana di ciclismo. Il ciclista curioso, appunto. Per me un esperimento del tutto nuovo: scrivere un libro a quattro mani, fare incontrare il punto di vista tecnico e sportivo di un istituzione del ciclismo italiano, con quello di uno scrittore, più emotivo e abituato da sempre ad annegare, letteralmente, nei paesaggi.
Davide e io ci siamo divisi i compiti da buoni amici. Il risultato è stato a dir poco sorprendente. O, almeno, una cosa è certa: noi due ne siamo usciti cambiati, più contenti più innamorati della bici di prima.
Venendo al sodo: Il ciclista curioso si compone di 19 itinerari per ogni tipo di ciclista. Con una sola regola: no numero dietro la schiena. Niente agonismo, solo scoperta.
I tracciati si svolgono tutti sul suolo patrio, l’Italia. Ma ce n’è uno, il ventesimo, che sconfina all’estero (non vi dico dove e come, vi lascio la sorpresa).

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Ma, attenzione a non venire tratti in inganno. Il ciclista curioso non vuole essere una guida per cicloturisti. Di quelle ce ne sono già tante, e di ottime, sugli scaffali delle migliori librerie d’Italia. Questa è piuttosto una guida sentimentale. Un invito, appunto, all’emozione più antica e bella dell’uomo: la curiosità. Quel primo motore immobile che mosse generazioni intere. Da Ulisse a Chatwin, a Kerouac, a, più recentemente, Jovanotti. Curiosità che fa rima con viaggio, che fa rima, a sua volta, con bici. Non conta la distanza, conta la predisposizione, lo stato d’animo con cui ci si mette in sella. Questo libro ha dunque l’ambizione di offrire due forme diverse di preparazione al ciclista.
Quella fisica, fatta di pignoni, chilometri, dislivello, pendenze, grado di allenamento.
E quella emotiva: fatta di sensazioni, scorci, panorami, punti in cui fermarsi per fare le foto.

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Che altro aggiungere? Sono tutte strade zitte e nascoste, poco battute, lontane dal traffico. Carreggiate, spesso strette strette, in cui Davide e io abbiamo pedalato per lungo tempo, e che volevamo mettere a disposizione di tutti. Abbiamo iniziato così col dirici l’un l’altro: ti porto a vedere quella salita, quella chiesa, quel castello. Abbiamo finito con lo scrivere un libro assieme. Un libro che vorremmo, da oggi, fosse la porta d’ingresso per altri nuovi eccitanti tracciati curiosi. I vostri. In una sorta di viralizzazione di questo sentimento contagioso. La curiosità.
Una pieve nascosta, un castello abbarbicato su un colle, un borgo assonnato, una cascata entusiasmante. Tutte cose che google maps non segnala, ma la bicicletta sì.
Dimenticavo: la prefazione porta la firma di Gianni Mura. Credo sia il suo ultimo scritto. Dunque leggetelo, dopo aver fatto un bel respiro. Questo libro è, in qualche modo, a lui dedicato.

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Quanto vorrei essere, oggi, un ciclista curioso. Ma non ho più l’età, o le gambe come si usa dire. Quando le avevo, libri come questo di Cassani e Pellizzari non esistevano. Dal paese dove abitavo, nella bassa Brianza, la meta della domenica in bici era una gelateria di Inverigo. Dove si ritrovavano quasi tutti i pedalatori minorenni della bassa Brianza, quindi si poteva aspettare un’ora per una coppa di gelato, e intanto il sudore si asciugava, ma ci si accontentava di poco. Pur non essendo un ciclista, sono rimasto curioso, e ho letto con piacere questo libro dalla partenza all’arrivo. Si può pedalare anche con la testa, e nella testa c’era la curiosità di vedere dove ci avrebbe portato, e per quali strade, un libro che sbrigativamente si può definire guida. Ma non è, pregio che balza subito agli occhi, una guida per il ciclista furioso, quello bardato come se dovesse correre la Parigi-Roubaix, quello che continua a controllare il cronometro, quello che va in bici con la mentalità degli automobilisti “da casello a casello” e ha sul manubrio il misuratore di potenza. Furiosi astenersi, curiosi benvenuti: questa è la sostanza. Il ciclista curioso dev’essere anche preparato, almeno credo. Nel fisico, se ci tiene ad affrontare i percorsi più duri, e nello spirito. Perché questo libro è anche una guida alla bellezza. L’Italia è davvero bella. Spesso lo ripetiamo come un mantra e magari la rendiamo meno bella con vandalismi semiautomatici (i mozziconi di sigaretta, i sacchi di plastica abbandonati nei boschi o sulle spiagge, l’inquinamento anche sonoro). L’Italia ha paesi e paesaggi unici, che sanno affascinare e commuovere. Nessuno può dire di conoscerli tutti. Le grandi città sì, è più facile raggiungerle: Roma, Firenze, Napoli, Genova, Torino, Palermo. Treno, aereo, tanti parcheggi. Spesso le grandi città sono trappole per ciclisti, e i ciclisti lo sanno. Le strade dei ciclisti sono piccole, strette, spesso non asfaltate o messe male ad asfalto. E portano a un’Italia appartata, quasi lasciata indietro o ai margini dall’Italia fatta di skyline, di made in Italy griffato. 

(dall’introduzione di Gianni Mura – Il ciclista curioso, Davide Cassani con Giacomo Pellizzari, Rizzoli 2020)

Foto: ciclsitapericoloso

A me piace andare in libreria e godermi il profumo delle pagine fresche di stampa. Per chi preferisce invece fare tutto da casa, potete acquistare il libro subito qui:

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