Kudos, Kom e altri incantesimi. 

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#GarminStrava: la Connessione Definitiva. 
Uso Garmin da una vita, innegabile che abbia rivoluzionato il mio modo di pedalare.
Credo che senza garmin e senza Strava non sarei lo stesso ciclista.
Pedalare, connettersi,scaricare. Ripetere.
Da un po’ di tempo a questa parte, sto pedalando con il nuovo Edge 520, in alcuni di voi lo avranno notato dalle foto sui miei social e altrove. Beh, devo dire che la sensazione della “connessione totale” tra bici, corpo e digitale è totale e completa. Un’unica entità che si muove all’unisono, una piccola grande magia che il nostro sport ha saputo regalarci. Fatta di polmoni, sudore, fatica, ma anche “segmenti”, “kudos” e “challenge”. Si pensa che la bici sia solo Coppi e Bartali, non ci si accorge che invece è molto più Steve Jobs e Zuckerberg (a proposito, chi di voi non è ancora su strava?)
Ma veniamo al gioiellino.

Dacci oggi il nostro Kom quotidiano.
Esco in strada. Accendo l’Edge 520 e mi aggancio al satellite in un amen, apro l’app Garmin Express sul telefonino, connesso via blutooth con il garmin, aggancio i pedali e parto. L’app è collegata direttamente con il mio account Strava e mi comunicherà i dati in tempo reale: segmenti, eventuali record personali, ecc.
Dio, come sono tecnologico! Mio figlio può essere fiero di me. Corpo, mente e digitale uno per tutti, tutti per uno. Ecco la “connessione totale”. Quella che ho sempre sognato. Facessi ogni tanto anche qualche KOM (il record di velocità in un determinato segmento strava),  mi apparirebbe istantaneamente sul display. E sarei felice. Quelle che invece, purtroppo, mi appaiono sono le telefonate, troppe, di lavoro. Una volta, in cima al Pordoi persino la nonna lampeggiava sul garmin, voleva chiedermi se ero poi andato alla Maratona dles Dolomites. L’unico inconveniente della “connessione totale” è questo: la mancanza di isolamento. Ma ci vuole poco a riattivare la modalità “fuga dal mondo”: spegni il blutooth, disconnetti il garmin dallo smartphone e scarichi i dati a fine uscita, a casa, direttamente sul pc. Come una volta.

L’adolescente che c’è in noi.
Ma è un peccato. Garmin e smartphone si parlano alla perfezione che non farli parlare diventa quasi uno spreco Succedeva, mi dicono, anche con il modello precedente, il 510, ma io ero rimasto al caro vecchio 500. Quello bianco e blu. Dai, chi di voi non l’ha avuto? È come non aver avuto l’iPhone 3 o il primo walkman negli anni ottanta. Essere stati parte di una piccola rivoluzione tecnologica.
Già, “La connessione totale”. È questa la cosa che più mi ha colpito del nuovo Edge 520.
Ciclocomputer che parla con smartphone che parla con strava che parla con l’adolescente agonista che c’è in te. Magia.
Diventa difficile adesso farne a meno. Il giochino non me lo toglie più nessuno. Anzi se qualcuno si azzarda a farlo, chiamo Peter Sagan a riprendermelo.
Difficile da descrivere. È una sorta di sensazione di perfetta armonia tra luoghi, fatica e rete. Quello che abbiamo sempre sognato, quello che avremmo sempre voluto.
Venendo al resto del Garmin Edge 520, è tutto più bello. Il display, più grande, mentre pedalo mi dice tutto (più in grande), i caratteri e i numeri sono più nitidi (e più grandi). Miopia vade retro. Ovviamente ho il sensore di frequenza di pedalata e quello di velocità  comodamente montati sulla bici e abbinati al ciclocomputer magico: udite udite, ci sono riuscito senza andare dal ciclista! il primo l’ho agganciato alla pedivella con un comodo laccetto, il secondo sul mozzo della ruota posteriore nella stessa maniera. Che meraviglia.
Appena accendi il display, il computerino li rileva, e sul desktop appaiono le icone. Tutto sotto controllo. Tocca solo pedalare e provare a prendere il KOM.
Quest’anno ci ho fatto Novecolli, Maratona dles Dolomites e Oetztaler. Mi ha coccolato, rassicurato, fatto gioire. Senza, non ci sto più.
Anzi, guarda, quasi quasi adesso esco. Devo portare a spasso l’adolescente che c’è in me.