The absolute peak of riding.

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Quel momento lì.
Qual è il momento magico, in cui state meglio in assoluto in bici? Quello in cui le endorfine raggiungono l’apice, il picco, del piacere ovviamente, non quello della forma. È prima o dopo l’uscita? È quando siete al massimo della fatica tra i tornanti dello Zoncolan o quando siete già sotto la doccia? È quello del rituale del caffè la mattina prima di mettervi in sella o quello della birra gelata al rientro?
È quello delle prime luci dell’alba con la rugiada ancora attaccata ai fili d’erba come una mamma ai figli o quello del sole pieno che bacia le gambe nude al rientro?
Insomma, qualunque sia il vostro, sapete che c’è un momento di picco massimo, assoluto. Quello in cui le endorfine, sapientemente iniettate per ore, cominciano a sguazzare libere in circolo. E l’acido lattico ancora non si sente, respinto come una sostanza cattiva. È come essere ubriachi pazzi di gioia. Come essersi appena iniettati l’ago in vena e non avere nessuna intenzione di toglierselo. Valà, dai diciamoci la verità: la bici è meglio di una pera.

Ted King e la ri-scoperta della vita. 
Ted King, ex ciclista professionista del team Cannondale-Garmin, lo spiega bene.
Ce lo racconta in un bellissimo post. Ci dice che da quando ha smesso, non smette più. Di provare piacere per la bicicletta. Narra delle sue nuove piccole zingarate su e giù per le strade della California. Dove prima andava solo ad allenarsi in cerca di caldo, durante i mesi invernali, mentre ora ci va solo per piacere, con un gruppo di amici. Tra risate, chiacchiere su tutto e su niente, camere d’albergo puzzolenti come quelle degli adolescenti in gita scolastica e, ovviamente, quattro pinte di birra al pub che prima poteva solo mirare con gli occhi. Già, il punto è proprio quel “prima”. Quando si doveva allenare e basta, e poi scaricare immediatamente i dati e spedirli al suo coach. Niente di piacevole, solo fottuto lavoro. Eppure sono tanti – dice Ted – i suoi colleghi che, una volta abbandonato il professionismo, la bici la appendono al chiodo. Tanti che poi mettono su pancia e di quell’oggetto malefico non ne vogliono più sentir parlare. Tanto gliel’han fatto odiare. Non è il suo caso. Ted, da quando ha smesso la vita da pro, ha riscoperto quella del bimbo. Fatta di tante piccole, indispensabili, gioie quotidiane. E oggi, quando un gruppo di amici lo invita per andare a pedalare 5 giorni per 5 ore al giorno, chiede di farsi venire a prendere al volo col minivan. E loro lo accontentano subito.

Ricky Cunningham o dell’eterna giovinezza.
C’è un film di Ron Howard, Ricky Cunningham di Happy Days per gli amici. Si chiama Cocoon, e racconta di un gruppo di anziani semimorenti, ognuno con le sue sofferenze, fisiche e morali, che improvvisamente scoprono la fonte dell’eterna giovinezza. Nella piscina dove di solito vanno a trascorrere qualche mezz’ora di piacere, sono atterrati dei misteriosi meteoriti, che hanno trasformato l’acqua in una incredibile sorgente di benessere. Chi aveva il cancro smette di averlo, chi era depresso torna a sognare, chi si sentiva a fine corsa, ora è un leone. Finché un giorno quei meteoriti gli vengono tolti dai legittimi proprietari. E la sofferenza per i vecchietti diventa spietata e incontenibile. Ecco, la bici fa questo effetto. Anzi è uno di quei meteoriti. Piovuta dal cielo per farci stare meglio, e forse accarezzare l’idea di essere per sempre giovani. In fondo, perché non dovrebbe essere possibile? Insomma, consiglierei a Ted di vedersi quel film, se non lo ha già fatto, tra un upload sulla sua pagina strava e l’altro.

Follow your Peak
E quindi, niente. Ci tenevo a dirvi questo. Se siete depressi, tristi o semplicemente coatti nel vostro ruolo (che può anche essere quello di un’ overdose di allenamento in bici, intendiamoci, di cui non riuscite a fare a meno), provate a riconsiderare l’idea del puro piacere. Il gioco, la marachella, il giamburrasca che è in voi, che è  il modo giusto di pedalare. Vi porterà al famoso Picco. Che fa bene alla salute.
Dimenticate gli psicofarmaci, i doveri (spesso autoimposti) e lo stress. Ricominciate a sudare. Portate le gambe, lasciate a casa il cervello.
Il bello della lezione di Ted credo sia proprio questo. Ad accrescerlo ulteriormente è il fatto che venga da un ex pro. Uno che di mestiere ha fatto, soffrendo senza accorgersene bene fino in fondo, il ciclista. Ma che delle strade che aveva percorso, non si era mai accorto di niente. Non aveva visto il mare della California, le sue coste sabbiose, il dolce degradare della luce del sole al tramonto. Nulla. Cosa si era perso.
Non fatelo anche voi. Non smettete MAI di coltivare il vostro Absolute Peak Of Riding.

Photo Credits: Strava – Ted King