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Le Strade
Le strade siamo noi. Nessuno si senta escluso.
Sono là, sta a noi andare a prenderle. Loro, il più delle volte, ci aspettano a braccia aperte. Spesso se ne stanno assonnate e in disparte, altre volte si manifestano imperiose in tutta la loro grandeur. Ce ne sono praticamente ovunque, e spesso sono loro a portarci ovunque non vogliamo. Di recente ho letto che la nuova tendenza, soprattutto in America, è prendere una strada in bici e seguirla fino a dove porta o quasi e poi tornare indietro in treno. Si può arrivare praticamente ovunque con questo sistema. Non ti devi preoccupare della distanza, anzi, più vai avanti e più ti vien voglia di proseguire.
Kerouac Reloaded.
La strada è, per dirla con Kerouac, la quintessenza dello stare al mondo. Finché ci muoviamo, siamo in vita e stiamo bene. Appena ci fermiamo, quasi fosse un scendere dalla carrozza di Cenerentola, il mondo diventa improvvisamente anche più brutto, noioso. E noi con lui irritabili, irascibili, quasi indisponenti.
La strada è la nostra compagna, ne dobbiamo prendere sempre una. Ovunque vogliamo andare. Le più belle sono quelle che poi deviano e ti costringono, seduta stante, a prendere una decisione. Di qua o di là. Io di solito vado di là.
Se Heidegger avesse messo il 34.
Il filosofo tedesco Martin Heidegger la sapeva lunga in proposito, ci aveva addirittura dedicato un saggio al tema, titolo, bellissimo, Sentieri Interrotti. Parlava di strade di montagna da fare a piedi, ma sono sicuro che, fosse andato in bicicletta, non avrebbe fatto fatica ad adattare il discorso al trentaquattro.
I più belli, i più importanti, secondo lui erano proprio quei sentieri di montagna che all’improvviso si biforcano, prendono una via diversa da quella attesa. Chi non si è mai perso in mezzo a queste mulattiere o sterrati che sul più bello ci portan via da dove volevamo andare? Una metafora del pensiero, solo avendo il coraggio di cambiare direzione e prospettiva, quasi senza volerlo, possiamo magari imbatterci nella verità. Che, per inciso, secondo il filosofo tedesco altro non era che accontentarsi di avere la domanda. Vietato invece cercare la risposta, che forse non c’è nemmeno. E, se anche ci fosse, da un certo punto di vista non ci cambierebbe le cose.
Andare dove non vogliamo.
Ecco allora che anche le strade in bicicletta ci portino un po’ dove non vogliamo noi e dove vogliono invece loro. Inutile interrogarle e chiedergli “dove ci portate di bello oggi?” Anche perché non lo saprebbero. La risposta, poi, in fondo, preferiamo non saperla proprio. Ucciderebbe il piacere della scoperta. Accontentiamoci allora di avere una strada, percorriamola come fosse solo una domanda. È già abbastanza per vivere e sentirsi meglio.
Allora, inforcate la bici oggi stesso. E lasciatevi trasportare al suo suono, che è bello, verso mete non stabilite. Su tornanti interrotti e nascosti. Troverete risposte che non vi aspettate a domande che non vi siete mai posti. Provare per credere.