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Cronaca di un disturbo mentale.
Ore 22 – sabato: temporale devastante, grandine, tuoni, saette. Due palle. Questa uscita non s’ha da fare.
Ore 7- domenica. Spiove, cielo livido. Occhi pesti. Sonno atavico. Mal di gola. La dura vita del ciclodipendente. Questa uscita non s’ha da fare.
Ore 7:45 – Solito bar, solito puntello, solito caffè macchiato con l’adrenalina che comincia a fare effetto.
Ore 8:00 – Il Pitone arriva, solito ritardo, solite considerazioni da anziani sul meteo maledetto che non s’apre. Si fottesse, lui e le sue nuvole onnipresenti sulle nostre domeniche consacrate al pignone. Questa uscita non s’ha da fare.
Ore 8:30 – Precotto-Sesto -Monza, più s’avanza, più piove. Drappelli di ciclisti che fan saggio rientro a casa. Questa uscita non s’ha da fare.
Ore 8:40 – Anche i due prodi desistono. L’acquitrino pare aver avuto la meglio.
Ore 9 – Alt: Naviglio Pavese, contrordine, spiove, si pedala.
Ore 9:03 : Anzi no: nuovo contrordine. Rumore di spiffero, irrimediabile perdita di quota e pressione. May day-may day! Proviene dalla posteriore cervéluta del Pitone: tubolare che sanguina. Panico. Espulsione immediata dall’abitacolo. Si salvi chi può!
Ripeto: questa uscita non s’ha da fare!
Ore 9:05. Ricordi delle prime forature. Lontani da casa, scene fantozziane d’un tempo che fu. E che è ancora: gonfia e ripara, dicesi. Intendesi: poltiglia schifosa e cremosa tipo schiuma da barba da infilare direttamente nella valvola del tubolare istesso. Poltiglia che si diffonde irrimediabilmente ovunque. Effetto presepe natalizio della nonna. Gli Oakley Jawbone armstronghiani che tanto fango e polvere han più degnamente respirato mai avrebbero pensato un giorno di venir macchiati da una mousse biancastra degna di un barbiere. Lo stesso dicasi per il carro posteriore della belva Cérvelo S3. Brutte scene sui Navigli la domenica, amici miei. Roba da Scerbanenco. Tenete lontani i bambini.
Ore 9:30 – dimora del Pitone: cambio di belva. Dal nero Cervélo al rosso fiammante di un muletto Cinelli Experience. Il pignone va consacrato. Pena la scomunica.
Ore 10:30 – cinquanta e via andare nelle lande pavesi, tra pompe idauliche, canneti e risaie. Il bitume fradicio che scorre sotto la ruota come una bestia impazzita. La mousse a raser un vago ricordo.
Ore 11:30, di rientro. Non se n’ha abbastanza, il sole è lucente e galvanizzante. L’endorfina un brodo di giuggiole. La dipendenza va premiata fino in fondo.
Ore 13. 110 km, cervello in uno stato di catatonia permanente, bici infangata ma gaia (a pulirla ci si penserà a notte fonda, non ora: ora si gode il benessere guadagnato, l’effetto dura fino a sera). Cuore che pulsa fuorisoglia. Ultimi scatti con il cinquanta in canna. E la pedivella fumante.
Ore 13:15, sotto la doccia, inebetito, con papere e paperette. Fuori i bimbi urlanti: vogliono il pranzo.
Brutta storia, la domenica.
Totale distanza: 110 km.
V/M: 27,3 km/h.
Elettroencefalogramma: piatto.