Strafatto.

Dislivello in dosi massicce.
Ragazzi, sono sfatto.
Nel mondo dei sogni, con le palline colorate e le pedivelle che mi ruotano attorno al cranio.
Sono sotto effetto pesante. Non so se ritorno stavolta.
State a sentire.
Weekend tardo-autunnale?
Venerdì estivo.
Uscita semi-vespertina. Rientro al quasi imbrunire.
Sul Garda per questioni burocratico-edlizie, approfitto della gita giornaliera per portare la belva in carbonio.
Parcheggiata l’auto a Gargnano, campo base, oltre che loco delle questioni burocratico-edilizie, consumato un pranzo frugale, espletate le questioni, sempre burocratico-edlizie, mi piazzo la sella sotto il culo e spengo la connessione con il mondo civile.
Dopo appena 8 km di riscaldamento lungo il lago, baciato dal sole, inizio a salire, tra ruscelletti, fienili e odor di terra bagnata.
Salgo subito fino a Rasone. Infilo già nella prima ascesa un bell’800 m. di dislivello. Arrivo in quota a oltre 900 m. slm, dopo aver superato l’abitato di Navazzo, aver preso il bivio per Formaga e dunque, dopo quello per Costa e aver seguito dritto, into the wild, per Briano. Si supera un tratto al 12-15%, corto ma pur sempre al 12-15%, in mezzo a un bosco fitto, lungo una strada che ormai mi son convinto di conoscere praticamente solo io. Non incontro mai anima viva. Figurarsi motorizzata.
Fine del bosco, fine dell’ombra: si risbuca all’aria aperta, con una vista lago mozzafiato. Che bello il Garda quando è bello.
Niente mantellina, mi fiondo nella discesa, resa dissestata dalle tribolate condizioni meteo dei giorni precedenti.
Ripeto il tutto fino al bivio per costa: altri 600 m. di dislivello. Il ritmo è ottimo. La gamba gira agile che è un piacere.
Ripeto la discesa. E stavolta punto su Muslone. Salita corta, ma con qualche tratto al 10% e mai sotto il 7%. E altri 350 m. di dislivello in saccoccia. Gallerie aperte a picco nella roccia, anche qui non un’anima viva. Arrivo in vetta alla chiesetta. Pausa e meritata libagione. Crostatina e cotognata formato mignon tascabile.
E ora di farsi uno Zuino. Strappetto corto e aspro: a mimare il famigerato Colle Santa Lucia. tra il Campolongo seconda volta e il Giau. Pare che sia uno spezzagambe: hai già in testa il Giau, la fatica numero 1 e vieni da 5 passi, di cui uno ripetuto 2 volte, e  ti trovi sto colletto maledetto a spezzare il tuo ritmo e i tuoi piani di battaglia.
Aperta parentesi: non so se farò il Lungo. Non so se l’ho nelle gambe. Non so se me lo posso permettere.
Ma ci voglio provare.
Quantomeno ad arrivare a poter pensare di farlo.
Dunque sotto: altro Navazzo. Altra volta oltre il Navazzo.
E poi: altro Navazzo ancora. Ho perso il conto.
I numeri sono impietosi. Li vedete qua sotto.
-14 gg. Ancora tempo per sognare. E drogarsi.

Totale distanza: 115 km
Dislivello: 2.901 m.
V/M: 20,33 km/h
RPM media: 78
RPM max: 131
Totale km salita: 56
Pendenza max: 15%
Pendenza media: 5,2%

(fonte immagine: http://www.rouleur.cc)