Attenzione: dislivello di guardia superato.

 

L'altimetro ha dato il suo responso: Egli, forse, pronto è.

L'altimetro ha dato il suo responso: Egli, forse, pronto è.

Esondo. Sabato, sul Garda, ho superato i 2.500 m. di dislivello. 
Per me era un traguardo insperato. Solo un mese fa mi sembrava impossibile o comunque veramente duro, visto il poco tempo a disposizione per allenarmi.
Invece.
Invece ce l’ho fatta. E diciamo che se è vero che in allenamento non devi mai fare gli stessi numeri dell’obiettivo, ma sempre qualcosa meno, allora, forse – ho detto forse – sono pronto.
Sabato infatti ho coperto un dislivello di 2.737 m. Cioè circa 300 meno di quelli del medio della Maratona, che è di 3.090. 
Il Sigma Rox 9.0, ciclocomputer che nemmeno Steve Jobs, è impietoso. 
107 km6 ore filate di bici, dalle 9 alle 15, in “real team”. 5:48′, sottraendo le due brevi soste per viveri e liquidi. 52 km, complessivi, di salita, compresi i falsopiani, pendenza massima 15,82% (nella salita per Rasone), media 6%, tempo passato in salita 3:32′, velocità media dell’uscita, 19,82 km/h, temperatura minima 17°, massima 34°, frequenza di pedalata media 71 rmp, massima 132 rmp. Cardio: non lo uso. Per il momento.
Dove il ho fatti tutti questi numeri,direte voi e, soprattutto, tutte queste salite? 
In un raggio di pochissimi chilometri, risponderò io. 
Il tempo non promette nulla di buono, sabato mattina, nero all’orizzonte, qualche goccia. Decido di uscire comunque. Dopo i primi 8-10 km di riscaldamento con il 34 in pianura, mi pare anche che la gamba non giri per niente bene. Mi dico: cazzo fai? Torna a letto, esci domani che danno bello. 
Ma qualcosa mi spinge a non fermarmi, quando attacco il primo degli infiniti, “Navazzi”, salita che da Gargnano conduce all’imbocco della Valvestino, nell’Alto Garda bresciano. 
Arrivato a Navazzo, piego a destra e seguito a salire. Il cielo è sempre più nero, ma non piove. E questo conta. 
Altri 5 km di salita e sono nel fitto del bosco che conduce all’altopiano di Rasone. Un’ascesa di circa 800 m. di dislivello in 12,5 km. La prima parte, fino a Navazzo, facile e pedalabile, sempre mai oltre l’8%. la seconda, soprattutto quella nel bosco, spesso over 10%, con punte, rilevate prontamente dal gioiellino Sigma di cui sopra, fino al 16%. 
Scendo. Il tempo migliora. Non pago: ripeto il tutto. Ancora il Navazzo, ancora il Rasone, ancora le perndenze al 13-15% nel bosco, ancora gli 800 m. di dislivello in 12, 5 km. Pe-ri-co-lo-si-ssi-mo!
Mi fermo, respiro, sono nel fitto di bosco stupendo dove mai nessuno mi troverebbe, immerso nella condensa della nuvola in quota che mi avvolge come una calda coperta. Infilo la mantellina, evito il brecciolino e i rami sul manto stradale, depositati dai temporali dei giorni precedenti, e ripiombo su Navazzo dove riempio le borracce e dunque su Gargnano. La base. 
Stavolta non ripeto: vado a sinistra, verso Riva del Garda. Ma mi fermo quasi subito, dopo un 4 km di falsopiano, dove accumulo altro dislivello pericoloso. Volto a sinistra, seguendo l’indicazione per “Muslone”: salita di 5 km, con alcuni passaggi al 10% e costante, non scenda quasi mai sotto il 7%. Salgo sempre agile e bene. In cima, scopro che il cielo si è aperto e c’è anche un po’ di sole. Mangio la solita crostatina, contemplo il lago, e i costoni rocciosi che strapiombano su di lui e mi butto sulla discesa. Due gallerie aperte, molto suggestive, tra la roccia scoscesa, poi le limonaie e gli ulivi mediterranei del Garda. 
Di nuovo torno verso Gargnano dove mi dirigo verso la corta, ma secca, salita per Zuino. altri 250 m. di dislivello, con pendenza media dell’7,5% e punte al 12%. Nuovamente discesa e poi nuovamente, per chiudere, un Navazzo, fatto in coppia con un ciclista appena partito, che mi costringe a un ritmo vorticoso, quando ho già 2.400 metri di dislivello nelle gambe: sempre tra i 15-16/h. In vetta, il cielo si è fatto nero, e inizia a piovere. In discesa me la prendo tutta: piove fitto. Ma io non la sento: c’ho 2.737 m. da festeggiare. 
Arrivo, sono quasi le 3. E’ dalle 9 del mattino che sono in sella. Chi l’avrebbe mai detto, pericoloso?, eh?
Breve nota di colore: nella seconda discesa da Navazzo, vengo anche punto da un’ape sulla gamba.  Pare sia un battesimo da scalatore novello. 
-6.  Les jeux sont faits.