Mare e pignoni.

Si sale con il sale.

Si sale con il sale.

La preparazione in vista della MdD e della sua overdose di dislivello comincia a fare sul serio. 
Stage pasquale in quel del Tigullio ligure, suddiviso in 2 uscite in solitario. Una lunga, completa e una corta, specifica.  
Prima uscita domenica di Pasqua. La messa prevede di sfiorare quota 2.000 m. di dislivello. Il record stagionale, al momento. Le ascese da affrontare sono 3, più vari strappetti e saliscendi lungo la costa, dove la strada non spiana mai, neanche a pagare.  
La giornata parte con un cielo coperto, e temperatura che non supera i 10°. Sono le 7:50 della mattina. La famiglia giace addormentata. Esco quatto quatto. La casetta rosa e verde, come una fragola appena colta mi guarda e mi dice: “cazzo fai? Sei proprio scemo te: stare a letto no, eh?”.
No. Io a letto non ci sto. Scalpito, i polpacci chiamano, i quadricipiti sono carichi come molle. A letto, io non ci sto. 
La bici è raggiante, con le sue Neutron Ultra che sono il tocco di classe definitivo su un corpo da schianto. Bella di papà.
La casa è in collina, appena sopra l’abitato di Chiavari che guadagno a fatica con una discesa impastata di sonno.  Non ho ancora fatto colazione. In cinque minuti sono da Defilla, storico caffè nella piazza centrale. Mi ingollo una brioche con unvetta e un caffè nero bollente. 
Ora ci siamo.
Aggancio il pedale e vado. Primi 25 km senza particolari asperità, per scaldare la gamba. Mi si affianca un ciclista locale, col quale chiacchiero amabilmente di ciclocomputer e Granfondo. Lo saluto, poco prima di Borzonasca, nell’interno. Punto sul mare. 
A Lavagna rientro sull’Aurelia che salgo fino alla chiesa delle Grazie. Le prime rampe si fanno sentire. Poi saliscendi fino a Rapallo. Dove imbocco la salita, la prima vera asperità di giornata, per il Santuario di Montallegro. Sono 10 km dal centro abitato, che è posto ovviamente al livello del mare, per 600 m. di dislivello. Pendenza media del 6,8%, massima 12%. Salgo in 36′:45″.  Il mio record personale è di un minuto meno. Considerato che siamo ad aprile, con poca salita nelle gambe, il tempo è ottimo. Sono già 50 km. Nel frattempo, le nuvole si sono diradate ed è comparso uno splendido sole. Mangio qualcosa. E affronto la discesa pensando a questa meravigliosa salita. La vista sul golfo di Portofino, l’ultimo tratto nel fitto del bosco che poi si apre davanti al Santuario, il tratto finale con quel drittone di 1 km tutto costantemente al 10-12%. Si arriva in cima con un senso di completezza raro. la fatica fatta è giusta, la lunghezza anche e la ricompensa con la vista a picco sul mare anche. Questa è una salita che non mi stanco mai di fare. 
In fretta sono a Rapallo. E ricomincio subito a salire per Ruta. 8 km circa e nemmeno 300 m. di dislivello. Salita facile, ma con un primo tratto duro. Dove si accumula la metà almeno del dislivello. A Ruta scendo in picchiata tra curve e controcurve vista mare, verso Camogli e poi Recco. Dove mi fermo davanti al porto. Da qui parte la terza ascesa della giornata: quella per Portofino Vetta. Sono 430 m. di dislivello per neanche 7 km. Salita pedalabile ma con tratti al 10%, soprattutto nel finale, dove si imbocca la strada senza uscita che da Ruta porta a una maison d’hôtes di extralusso posta nel cuore del Monte di Portofino. Ogni volta che arrivo in cima, mi godo le facce ammirate degli elegantissimi ospiti dell’hotel, quasi sempre stranieri. Sono in terrazza a sorseggiarsi lunghi caffè e prelibatezze assortite, godendosi il panorama mozzafiato: da una parte il Tigullio, dall’altra il Golfo Paradiso, fino a Genova e poi le propaggini, sagome incantate in lontananza appena percepibili, delle Alpi Marittime francesi. Genova, vista da qui, sembra una manciata di case gettata in riva al mare da un gigante buono. E’ quasi mezzogiorno, bevo e mi ingollo rapido uno schifosissimo gel energetico al gusto cola. Bleah. 
Scendo, prima di nuovo nel bosco, poi a Ruta piego a destra dove c’è una piccola galleria e poi la discesa che affronto sereno, in presa bassa, verso Rapallo. Da qui il rientro è per il medesimo percorso dell’andata. Ma nel rientro si accumulano, lungo la costa altri 250 m. di dislivello e forse più. Avessi l’altimetro, cazzarola…
Salita finale da Chiavari a casa, e altri 100 m. di dislivello con strappi che fanno male alle gambe stanche. Arrivo in tempo per il pollo arrosto in tavola del pranzo pasquale.

Totale distanza: 106 km.
Dislivello: 1.900 m. ca.
Tempo: 4:26′
Percorso: Chiavari-Borzonasca-Lavagna-Rapallo-Santuario di Montallegro-Rapallo-Ruta-Recco-Portofino Vetta-Rapallo-Chiavari

E veniamo alla seconda uscita. “Specifica”. 
Martedì. 
Lunedì giornata di recupero con riposto totale. Solo a parole: giornata dedicata ai bambini, in spiaggia. Temperatura:  27°.
Martedì mi sveglio presto. alle 7:30 sono già in pista. Cielo ancora inizialmente coperto, anche qualche goccia di pioggia mentre, dopo la medesima colazione nel medesimo bar di domenica con le medesime leccornìe, mi dirigo come una saetta verso Riva Trigoso. Appena dopo Sestri. L’uscita la dedico alle salite forza-resistenza. Salgo cioè con il 50 e un rapporto “medio”, ovvero non troppo agile, di dietro. Faccio così i primi 2 km verso il Bracco, dove le pendenze sono tra il 6 e il 9%e poi la salita che da Chiavari conduce a Bocco di Leivi. Sono 4,5 km, con media approssimativamente al 6-7%, con alcuni tratti cattivi anche al 10%. Faccio i primi 3 km costantemente con un 50X19-21, poi alleggerisco via via fino alla vetta. Ripeto la salita nello stesso modo: prima parte 50X19-21, seconda in agilità. Rientro a casa prima in tempo per una seconda colazione.
Ora aspettiamo gli effetti del lavoro specifico. I polpacci mi paion già cresciuti. 

Totale distanza: 55 km.
Dislivello: 900 m. ca.
Tempo: 2:21′
Percorso: Chiavari – Sestri levante – Riva – Contrada Boschi – Chiavari – Bocco di Leivi (ripetuta 2 volte in sfr)