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I caratteri del Tour: il migliore.
Per me ha vinto lui.
Chiudo la breve digressione sui Caratteri del Tour, con quello che credo sia stato di gran lunga – parere personale s’intende – miglior ciclista di questo Tour de France 2016. Il “guascone” Peter Sagan da Zilina.
Ha vinto 3 tappe, ha preso la sua 5a maglia verde consecutiva (non so se rendo: consecutiva), ha divertito tutti, ha tenuto su il morale delle truppe con le sue guasconate appena lo vedeva scendere – ed è capitato spesso, pare abbia scherzato anche con Aru dopo Jeux Plan -. Ha sgommato all’arrivo, ha impennato qualche volta, ha sorriso, ha giocato, ha combattuto, ha dato colpi di reni da grande campione. In un ciclismo meccanico e ragionato ormai fin nelle mutande, tutto watt e strategie calustrofobiche e spesso contorte, soprattutto in un Tour de France dove tutto è parso già troppo scritto dall’inizio, Peter ha saputo portare la sua saggezza, scardinare qualche paletto. Quella saggezza che fa rima con leggerezza. La leggerezza di un uomo semplice, divenuto ormai adulto, psicologicamente e tatticamente, eppure ancora attaccato al suo esser eternamente bambino. Dietro quegli occhialoni neri da finto personaggio, quelli che mostra nella foto qui sopra, sembra volerci dire: “Ma voi, vi pigliate ancora sul serio?” E questo a me, a noi dovrebbe bastare. Peter Sagan è il più bel dono che il ciclismo contemporaneo potesse farci. Ce lo abbiamo qui, teniamocelo stretto, gente, che non ne nascono mica tanti.
Le prossime righe, tratte dal mio libro “Il carattere del ciclista”, sono quelle del suo ritratto: il “guascone” appunto. Le dedico tutte a lui, a colui che da Zilina ha riportato il gioco laddove lo avevano tolto.
Il Guascone: Peter Sagan
Ti piace dare spettacolo, questa è la verità, senza spettacolo ti annoieresti a morte, e allora, a quel punto, tanto valeva fare davvero il pizzaiolo e proseguire la tradizione di famiglia nel ramo della ristorazione.
Quando al Tour intervistano i big, Nibali o Froome, tu ti metti alle loro spalle, come il compagno di classe monello, e inizi a fare boccacce, cerchi di disturbarli, fai l’incursore, vuoi farli ridere, in fondo ne hanno bisogno. La verità è che senza te sarebbero tutti più tristi. Lo sa bene Nibali che dice che se non ci fossi dovrebbero inventarti e lo sa anche Chris Froome, che scuote la testa appena ti vede fare capolino. Dave Brailsford, team manager di Sky, arriva a dire: “Vedere Sagan vincere è come essere allo stadio e vedere Messi segnare”. Ti amano tutti. Peter Sagan il clown, Peter Sagan il fuoriclasse.
Sei lo spot vivente della gioia di pedalare. Fai bene non solo ai tuoi colleghi, ma a chiunque vada in bicicletta: quando ti metti a derapare in discesa sulla tua Specialized o fai balzelli su e giù dai marciapiedi, diventi l’idolo di ogni ragazzino. Correranno in strada a imitarti con le loro bici a scatto fisso, ci puoi scommettere.
“Basta quei visi sofferenti, basta quei musi lunghi alla Coppi e Bartali, pedalare è gioia”, sembri dire. Esattamente come ballare, giocare, vivere. Tutti in strada a ritmo di rock n’ roll allora, con Peter Sagan.
Ecco perché non potevi sopportare tuo fratello con quelle sue esultanze monche e sofferenti. “E goditela, sant’iddio! Hai appena vinto una corsa in bicicletta, la cosa più bella che ci sia al mondo!”
Tu non hai mai bisogno di separare la vita privata da quella professionale. In te coincidono, sono magicamente e spontaneamente la stessa cosa. Quando pedali sei lo stesso che prepara pancake in cucina filmandosi con l’iPhone; quando scatti e ti lasci tutti alle spalle sei lo stesso che prende una birra al bar con gli amici. Sei sempre tu, Peter – detto “Peto” – Sagan. Nessuna finzione, nessuna forzatura, nessun ruolo da giocare. Così quando durante la sedicesima tappa del Tour de France del 2015 ti lanci all’improvviso in una discesa spericolata giù dal Col de Manse, mentre i cronisti avvertono il pubblico dicendo “don’t try this at home”, tu stai facendo esattamente quello che ti va di fare. Senza pensarci su, ti sei buttato, e ti sei lasciato andare, esattamente come avresti fatto se fossi stato in allenamento o in gita con gli amici. Giochi. Le tue pieghe sono da brivido, rasentano l’erba e la caduta nel vuoto. Qualcuno dice persino che sei un cattivo esempio per i giovani che si avvicinano al ciclismo. Eppure, se ti inquadrassero in faccia mentre scendi a 90 all’ora, c’è da scommetterci ti si vedrebbe la bocca sorridere da un orecchio all’altro. Non te la sei mai spassata tanto.
Quanto te la invidiano i tuoi colleghi quella tua naturalezza, questo tocco infantile e leggero, quasi inconsapevole, che riesci a dare a ogni cosa. Già, perché a loro, invece, tutto sembra terribilmente più pesante e faticoso.
Leggi la versione integrale de “Il guascone: Peter Sagan” da Il carattere del ciclista UTET
Foto: Peter Sagan Instagrham