La Rockstar: Bradley Wiggins.

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“Alle undici del mattino entravo nel mio pub preferito e non me ne andavo prima di aver bevuto dodici o tredici pinte di birra”, racconterai. Una faccenda un tantino complicata quando di mestiere fai il ciclista e la mattina dopo magari devi uscire ad allenarti.
No, la vita non è stata tenera con te.
Da quel giorno in cui trovarono tuo padre morto in un vicolo pieno di piscio in Galles. Scazzottata o malore? Non s’è mai saputo. E tu non hai mai smesso di chiedertelo. Come James Ellroy non ha mai smesso di scrivere per sua madre, assassinata macabramente. Le vostre menti creative, senza quei due traumi originari, non ci sarebbero mai state. Forse è una fortuna che sia andata così.
(Da “Il Carattere del ciclista” – Utet aprile 2016).

In omaggio a un grande dandy della pedivella, sir Bradley – Paul Weller – Wiggins e alla sua recente vittoria nell’Americana ai Mondiali su pista di Londra, in coppia con Mark Cavendish, una brevissima istantanea dal mio nuovo libro, “Il Carattere del ciclista”.
Uscirà come detto  ad aprile (a breve la data esatta), il mese più bello per chi pedala, per UTET. Brad non poteva non avere un posto d’onore. Questione di carattere.

Una vita violenta.
Bradley ha un passato difficile. Ha perso il padre giovane, l’hanno trovato riverso in un vicolo. E lui ci ha bevuto sopra per tanto, forse troppo, tempo. Ha amato il rock e la scena Mod londinese forse anche più della bicicletta. In casa sua, nel box, ha una collezione di Lambrette anni Sessanta da mettere invidia al più incallito dei collezionisti, indossa quasi solo polo Fred Perry e giacche Paul Smith. Suona, e lo fa spesso, con i suoi amici rockstar producendosi in jam session da brivido: lo fa con niente popò di meno che Paul Weller e Noel Gallagher degli Oasis. Beve ancora, seppur con morigeratezza, appena gli riesce di vincere qualcosa di importante. In questi giorni lo avrà fatto sicuramente. Quando ha vinto il Tour de France, nel 2012, sui Campi Elisi in passerella, ha voluto con sé suo figlio, anche lui per l’occasione in maglia gialla e bici da corsa.
Colleziona foto in bianco e nero, sbiadite e cariche di fascino, di Mohamed Alì. Aveva iniziato a farlo con papà, ha continuato da solo.
Di recente, dopo aver lasciato il Team Sky, ha dato vita a un team tutto suo e a una linea di abbigliamento ad hoc, in collaborazione con quei mattacchioni stylish di Rapha.
Insomma, Wiggins è uno che se e nella vita non avesse fatto il ciclista, qualcosa avrebbe fatto comunque. Magari nella Factory di Andy Warhol negli anni Settanta.
Potete starne certi. Questione di Carattere, appunto.

Per saperne di più sul nuovo libro “Il carattere del ciclista” (Utet, aprile 2016), vi rimando qui.

Se vi interessa invece leggere quello vecchio, “Ma chi te lo fa fare?” (Fabbri 2014), potete trovarlo ancora qui.