La Grande Abbuffata.

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Se c’è una cosa che posso dirvi subito del mio nuovo libro è che per scriverlo ho studiato tanto. Tantissimo. A tal punto che mi sono rivenuti in mente i tempi della tesi di Laurea e dell’Esame di Maturità. Certe tappe ho finito per sognarmele di notte, alcune volate mi sono apparse in sogno come un incubo, una volta, persino, Fignon è venuto a parlarmi. Mi diceva che in fondo, no, lui non era passato a miglior vita. Solo il suo corpo lo aveva fatto. Giuro.
E che dire di quella volta che Saronni mi ha bussato alla porta per dirmi di non preoccuparmi, che a Goodwood avrebbe vinto. Lo aveva capito guardandosi allo specchio la mattina.

Insomma, mi sono immerso, per mesi, completamente, da capo a piedi, in un mare profondo centinaia di miglia. Era una vita che volevo farlo. Finalmente ne ho avuto l’occasione. Prima di tuffarmici mi sono messo però il costume quello bello e ho preso una lunga rincorsa. Appena toccata l’acqua, mi sono sentito a casa.
Nuotarci a perdifiato in apnea non è stato facile, ve lo devo dire. Diverse volte ho corso il rischio di non vedere più la superficie. Non fosse stato per un piccolo trucco da sub: seguire la direzione delle bolle verso l’alto. Ma una cosa vi posso dire con certezza, nuotarci è stato bellissimo, un’esperienza che rifarei mille volte. Una delle cose più emozionanti che ho mai fatto. Ho visto pesci, alghe e conchiglie che voi umani non potete immaginare, mi sono fatto trasportare da correnti dolci come le mani di una fata.
Alla fine però ho dovuto riemergere. La vera impresa.

Una volta tornato in superficie, l’immagine che mi si presentava era quella di un grande puzzle da ricomporre. Dovevo dare una forma a questo mare magnum. Possibilmente personale, diversa, non già sentita. Dovevo trovare una storia, oppure tante storie, che fossero in grado di stare in piedi da sole. Che fossero più storie di altre.
Se ci sono riuscito o meno, lo giudicherete voi ad aprile, quando uscirà il libro.
Per il momento mi premeva dirvi che nuotare è stato bellissimo, un’occasione che tutti gli appassionati una volta nella vita dovrebbero avere. Perché il nostro, date retta, è uno sport meraviglioso, nonostante le botte, tante, che ha preso. Di più, è forse, tutt’ora, lo sport più umano che esista. Quello dove non ti puoi nascondere, chi sei veramente – prima o dopo – viene fuori.

Burp. Adesso vado a digerire.