
Tag
Di Stelle e d’Eroi.
Ogni allenamento, una colonna sonora.
Come molti di voi sapranno, sulla mia pagina Strava sono solito dare un nome di una canzone a ogni mio allenamento. Che sia un’uscita in bici o una corsa a piedi (sì ho anche questo secondo “vizietto” invernale).
Mi sono accorto che un discreto numero di attività, forse la maggior parte, porta il nome di una canzone di David Bowie.
Non ascolto musica quando faccio sport, niente iPod, niente cuffiette. Le canzoni le scelgo così, semplicemente a sensazione. Perché mentre mi alleno vedo qualcosa che mi colpisce, oppure perché provo una determinata sensazione, o anche, più semplicemente, perché quel giorno ho in testa quel motivetto e continuo a canticchiarlo.
Niente di più ovvio quindi che le canzoni di Bowie evidentemente le trovavo facilmente adatte. Quale sia il motivo non lo so.
Black Star e Ripetute.
Però ieri quando ho appreso la notizia della sua morte inattesa, la cosa mi ha colpito molto. Anche perché domenica proprio mentre correvo avevo in testa “Lazarus”, l’ultimo singolo dall’ultimo album “Black Star”. L’avevo comprato il giorno prima, dopo averlo lungamente ascoltato i giorni precedenti online. Mi piaceva talmente tanto questo ultimo disco che non potevo non averlo anche fisicamente. E poi sono uno all’antica, di quelli che gli oggetti li devi anche possedere, che siano libri o CD. Se uno fa un album, ti sta dando un suo lavoro, che non è fatto solo di note, ma anche di carta, plastica, grafica e parole. Meglio avere tutto, no?
Così dopo aver ascoltato penso per la trentesima volta in loop Lazarus, il brano più bello dell’album a mio avviso, e aver visto quell’ inquietante video, sono uscito ad allenarmi.
Il tempo era bruttino, per cui ho lasciato la bici ai box e ho optato per le scarpette. Sono anche maratoneta, al momento ne ho fatte tre, e credo che la corsa sia uno sport perfettamente complementare alla bici, a differenza di molti altri che inorridiscono al solo pensiero.
“Have a good Ride” ma anche “Corri e sentiti bene”.
Se corri tutto l’inverno, puoi anche non toccare la bici per mesi. Appena rimonti in sella hai già fiato e agilità con sorpresa. Dovrai fare solo lavori di potenza. Faticherai a spingere i rapporti più duri, certo. Ma in salita andrai come una lippa. Non solo, ma appena la gamba riacquisterà brillantezza e muscoli, andrai più forte dappertutto. Inoltre, la corsa aiuta a soffrire. Chi ha corso almeno una volta una maratona completa, sa di cosa parlo. Di quei dannati ultimi 5 chilometri e del famoso “muro” dei trenta. Un’agonia, che si sublima solo con la capacità di soffrire.
Se sai soffrire come in quel momento, saprai soffrire dappertutto. Anche sul Mortirolo. Garantito.
Certo la corsa non è la bici. Non ti dà indietro le stesse emozioni, non è lo stesso campo da gioco. Però ti chiede in cambio anche meno. Corri un’ora e hai già fatto un ottimo allenamento. In bicicletta non sarebbe possibile. E soprattutto in inverno, riesci ad ovviare facilmente ai problemi contingenti di meteo e di temperatura. Quando corri, come per magia, non senti freddo; la pioggia e anche la neve diventano straordinarie compagne di avventura. Ovviamente però quando corri non hai il Galibier, non hai il Gavia, non hai il Timmelsjoch. E non hai nemmeno quel senso di poesia che solo la bicicletta sa dare. La corsa è performance, la bicicletta è anche performance. La corsa è sport, la bicicletta è anche sport. Insomma, alla fine vince un po’ sempre lei.
Tuttavia amo correre, lo dico senza peli sulla lingua. Mi aiuta a pensare, mi fa stare bene, mi dà una condizione di benessere psico-fisico di cui ho bisogno sempre. E non sempre posso uscire in bicicletta. Have a Good Ride, dunque. Ma anche Corri e Sentiti Bene.
42 chilometri, Heroes, il Galibier e Major Tom.
Così domenica mentre correvo pensavo a David Bowie, a quel bellissimo ultimo disco, così esoterico e imprevedibile. Mi dicevo che sì, era un capolavoro. Per sonorità, per atmosfere, per variazioni di ritmo e uso di strumenti diversi. Dal sassofono, all’armonica, alla chitarra elettrica dissonante. Un melting pot di generi diversi, dal jazz al pop, al rock, alla new wave. Come sempre, aveva fatto centro. Bowie ha sempre detto che quando trovava una cosa che funzionava, subito doveva cercarne una nuova che non funzionasse ancora. Un po’ come me quando faccio sport. Se sento che vado bene in bici, devo mettermi a correre. Se no sarebbe troppo semplice.
Avevo nelle orecchie Lazarus, e mi dicevo, cavoli che pezzo oscuro, c’è qualcosa che non mi torna, sembra voglia lanciarci un messaggio cifrato. Era così.
Tornato a casa ho scaricato i dati su strava, come sempre, e poi mi sono rituffato nell’ascolto del brano, mentre scrivevo (sto scrivendo molto in questo periodo, il che significa che sto anche ascoltando molta musica, le due cose per me vanno di pari passo).
La musica l’ho sempre considerata come la colonna sonora della mia vita.
Quando faccio colazione, mi pare di sentire le note di un certo pezzo, quando sono al lavoro, magari a una riunione, un altro. Quando mi arrabbio, penso ai Sex Pistols, quando sono giù di morale, ai Joy Division, quando sono allegro a Bruce Springsteen. Non c’è una canzone che non sia stata scritta per un singolo momento della nostra vita, anche i più apparentemente banali.
È come se fossimo sempre dentro un film, senza soluzione di continuità. La musica, se ascoltata mentre si fanno le cose, aiuta a stare meglio e, credo, a farle meglio. Esattamente come lo sport. Come mai?
Forse perché abbiamo bisogno di emozionarci, di innalzarci, di sentirci qualcosa di più di ciò che siamo quotidianamente. Essere un po’ eroi, insomma, un po’ stelle. Bianche o nere, a seconda dei gusti, a seconda dei momenti.
Quando ascoltiamo musica e quando facciamo sport, la magia avviene.
In fondo quando arrivi al 42esimo chilometro di una maratona la senti quella canzone che dice che sei un eroe per un giorno. E quando arrivi in cima al Galibier con il ghiacciaio della Meije in lontananza, sei tu il Maggiore Tom perso nello spazio. Da lassù nulla è normale, la terra è blu e le stelle sembrano completamente diverse.
(Photo Credits: David Bowie on Intasgram)