
Tag
#LaGrandeBellezza Bike Tour – Story.
Strepitoso raid in Umbria. Tre giorni consecutivi sui pedali. Circa 300 km e 5000 metri di dislivello. Un su e giù continuo, su strade clamorosamente belle, senza auto e immerse in una varietà di paesaggio davvero rara. L’Umbria si rivela una piccola Toscana incontaminata. Come doveva essere cioè la regione più battuta dal turismo mondiale prima di diventare tale: 30,40 anni fa? Troppi, una distanza siderale, improponibile. Ecco allora che l’Umbria è lì di fianco e, con i suoi ritmi gentili e selvaggi allo stesso tempo, diventa una più che valida alternativa. Ancora selvatica, zeppa di profumi intensi, dalla macchia mediterranea ai sentori tanninici del Sagrantino. Ricca di piccoli borghi medioevali abbarbicati su colli acuminati, capace di regalarti panorami d’altura degni delle Alpi. Ogni riferimento ai Monti Sibillini è puramente voluto. E veniamo a noi. Ecco i 3 percorsi affrontati.
DAY ONE: Torre del Colle – Spello – Monte Subasio – Assisi – Torre del Colle
Partenza di buon’ora da Ostello Diffuso, dove abbiamo dormito coccolati come bimbi, dopo lauta mangiata, immersi nel silenzio di un piccolo borgo di 8 abitanti: Torre del Colle, a pochi chilometri dalla più animata Bevagna. Colazione ottima e abbondante a base di arance, fragole che ci sono gentilmente state fatte trovare da qualche gnomo o fatina che le ha lasciate notte tempo, marmellata fatta in casa, pane e cereali. Si parte: lungo sterrati e cicliabili, tra corsi d’acqua generosi, raggiungiamo Spello. Da cui si comincia a salire verso Collepino: piccolo paese medioevale (foto lassopra della fontana) cinto da mura. Dopo Collepino la salita si fa cattiva: punte al 16% per raggiungere la vetta del Monte Subasio, 1000 metri circa sul livello del mare. Prati verdi, una piccola chiesetta, quattro biscotti, due chiacchiere. Mantellina e lancia in resta si ridiscende tortuosi lungo la stessa strada fino a Collepino dove si piega stavolta a sinistra per agguantare Assissi dopo 20 km di boschi fitti e strade zitte zitte. La vista del capoluogo ci strega. Raggiungere Assisi, così, dall’alto, coglierla alla sprovvista, non ha prezzo. Attraversiamo tutto il centro, da capo a piedi, in discesa, fino alla Basilica, tra gli sguardi increduli dei turisti tedeschi: “che fanno questi cattivi ciclisti di Rapha vestiti?” Sosta per il pranzo presso l’Osteria del Mulino che sorge su antico edificio tutelato dal FAI, appena usciti da Assisi. Torta al testo con salumi locali e formaggio. Deliziosa. Una coca non guasta e si riparte sotto qualche goccia: direzione Ostello Diffuso. Casa. Docciati e rifocillati, visita guidata alla Tenuta Castelbuono della Famiglia Lunelli . “Un viaggio nel mondo dell’arte e del vino” c’è scritto all’ingresso dell’incredibile struttura architettonica: un enorme “Carapace” (da cui il nome), il guscio cioè della tartaruga, simbolo di lentezza, disegnato da Arnaldo Pomodoro e visibile anche a molti chilometri di distanza. Sagrantino e Rosso di Montefalco le nostre libagioni. Squisite. Una visita qui, in questo posto dove contemporaneo e natura si sposano alla perfezione è uno di quei momenti che ripagano di ogni fatica della giornata. Per tacere della vista.
KM: 86 DISLIVELLO: 1300 m. ca
DIFFICOLTA’: media. (salita al Monte Subasio presenta pendenze impegnative, con lunghi tratti sopra il 10%)
DAY TWO: Triponzo – Passo di Gualdo – Castelluccio di Norcia – Norcia – Triponzo
Ostello Diffuso. Dormita generosa. Come potrebbe essere diversamente? Non c’è un rumore nel raggio di 30 chilometri. Sveglia alle 6. Partenza in auto da Torre del Colle: in 5, 4 bici, in 1 auto. Miracolo del tetris. Dopo un’ora si raggiunge il buffo paese di Triponzio, ai piedi del bellissimo parco dei Monti Sibillini: vera meta della giornata. Rapida vestizione, fa freschino, 15 gradi, in quota saranno meno e oggi si sale a 1500 metri. Il meteo sembra non promettere nulla di buono. Nuvoloni neri cavalcano l’aere come bufali impazziti proprio sopra le nostre teste. Incuranti si parte, in leggera salita. Un faslopiano ci conduce lungo la val Nerina fino a Castelsantagnelo di Nera. Da qui ci attende l’ascesa più impegnativa della giornata: fino al passo di Gualdo. Sono circa 15 chilometri con pendenze anche dure, sopra il 10%. La strada spiana al passo e si apre su un paesaggio lunare di rara bellezza. Tra nuvole che salgono come vapore dalla terra e prati verdi, di un verde acceso. Sull sfondo scorgiamo al sagoma inconfondibile, da colossal hollywoodiano, di Castelluccio di Norcia: non per niente, scenario di numerosi film, “Lady Hawke” su tutti. Saliamo ancora qualche chilometro e lo raggiungiamo. Da qui si apre la stupenda Piana di Castelluccio: durante la tarda primavera (purtroppo non oggi) un’enorme distesa viola, azzurrina e bianca: sono i colori della “Fiorita”, fenomeno di fioritura che colora il piano tra la fine di maggio e l’inizio di luglio. In questo periodo sbocciano papaveri, fiordalisi, margherite e, soprattutto, lenticchie. Mentre in inverno qui si raggiungono temperature polari: i -30 sono frequenti. Attraversiamo tutti i PIani di Castelluccio seguendo la strada che li taglia in due come un panetto di burro (vedere mia traccia strava per credere: linea dritta, perpendicolare). Poi, sotto un’improvvisa pioggia, per fortuna leggera, saliamo ancora fino all’uscita dalla piana, dall’altra parte. Lunga picchiata di 18 chilometri fino a Norcia. Pausa panino, nel centro del borgo, patria del tartufo. Si riparte per affrontare l’ultima asperità di giornata, meno impegnativa, ma altrettanto bella. Discesa finale verso Todiano, lungo il percorso ci fermiamo a vedere una singolare chiesa con doppio rosone e doppia entrata. Alle sue spalle la sagoma di un altro paesino icastonato tra le rocce. Gli ultimi chilometri sono di pura goduria in favore di vento, lungo la Val Nerina fino a Triponzio dove abbiamo lasciato le auto la mattina. Io e Stefano Rodi ci guardiamo in faccia e decidiamo che it’s not enough, proseguiamo per altri 15 chilometri di dietro-motore. Una follia che ci costa cara, è durissima, ma ci fa ridere come due bambini, pieni fino al collo di endorfine. Alla sera, Ostello Diffuso offre massaggi a cura del mitico Fabrizo Trezzi (un mago del rilassamento): le sue tecniche di scuola orientale garantiscono un massaggio completo, mente e corpo. La sua esperienza, derivante da anni di ciclismo su pista, nazionale olimpionico a Seoul ’88 e Barcellona ’92, fanno di lui la persona ideale cui affidare i propri muscoli dopo una lunga uscita. Vi ripagherà con una distensione totale di ogni fibra. Segue aperitivo e soprattutto un cena gourmet da Serpillo. A base di piatti tipici, rivisitati però con tocco impertinente da chef contemporaneo, cullati dalla deliziosa ospiralità di Daniele e Giulia. Chi ci ammazza a noi?
KM: 110 DISLIVELLO: 2300 m. ca
DIFFICOLTA’: medio-alta. (giro lunghetto con tanto dislivello e salite che non mollano, si sale molto in alto, 1500 metri, clima e temperatura cambiano in fretta)
DAY 3: Torre del Colle – Strada dei Monti Martani – Bastardo – Montefalco – Torre del Colle
Ostello Diffuso, finalmente sveglia a orario decente con colazione ricca: reintegrare l’energie spese il giorno prima è fondamentale. Dopo un’ottima fetta di torta al cioccolato fatta in casa, si parte con tutta calma verso le 9 per quella che sarà l’ultima uscita del raid, quella di “scarico”. In realtà scarico vero non sarà, visto che in soli 50 km rimedieremo quasi 1000 metri di dislivello. Ma la strada è di quelle che ripagano di tutto: un bellissimo su e giù tra colli umbri, vigne e strade sterrate. Ho montato i cipertoncini da 25, Continental Grand Prix 4000, proprio pensando a questi sterrati: corti ma impegnativi. La giornata è finalmente calda e di sole pieno. Ci fermiamo per fare foto, giochiamo a Contador contro Aru su ogni GPM. Ridiamo e pensiamo a questa bellissima tre giorni di bici, sapendo che ormai il lavoro chiama. Abbiamo tutti uno strano sorriso sulle labbra, consapevoli della nostra marachella lontano da mogli e famiglie. Torneremo più carichi di prima, anche per loro. Passiamo per il surreale comune che porta il nome di “Bastardo”, poi raggiungiamo Montefalco, “ringhiera dell’Umbria”: per la sua strategica poszione a balcone sulla piana circostante. Discesa finale verso Bevagna e poi ultimi “mangia e bevi” fino alla Base. Ostello Diffuso che ci accoglie con l’ultimo pranzo: a base di focacce, pane a chilometri zero e altre prelibatezze dal vicino mulino Granarium (provare la crostata alle visciole per credere). That’s all.
KM: 50 DISLIVELLO: 900 m. ca
DIFFICOLTA’: facile. (giro corto, ma con dislivello, ideale come ultimo giorno per fare scarico e godersi i vigneti )
PS: La base di questo raid ci è stata offerta, come già detto, da Ostello Diffuso: non un bed and breakfast, non un albergo, non un affittacamere, non una casa. Che cosa allora? Semplice, un paese. Nato per pedalare.
FOTO: Stefano Martignoni – Red Live.