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Moby Dick just checked in.
Avviso ai naviganti: si consiglia di leggere questo post, con “Brown sugar” dei Rolling Stones in cuffia e una birra in mano.
Bene. Ora possiamo partire.
Allora, la prima si chimava “Achab”, la seconda “Ishmael”, la terza non poteva che essere “Moby Dick”. La belva definitiva.
L’ossessione personale incarnata in corpo meccanico.
Aggressiva, reattiva, potente, leggerissima, silenziosa. Nera.
Un animale su cui poggiare le chiappe con cura. Da imparare, come prima cosa, a domare. Selvatica e istintiva per natura, si imbizzarisce appena viene superata da qualcuno alla rotonda del Monticello. Occorre lasciarla fare, starle dietro, assolutamente non opporsi. Pena il disarcionamento.
Moby Dick ha preso da Ishmael la leggerezza e la scorrevolezza, ma il suo telaio realizzato con le migliori fibre di carbonio di concezione aeronautica (T700/HM) e progettato per la pura competizione avvisa i cicloturisti tutti scampagnate e piede sotto il tavolo. Qui si fa sul serio.
Moby Dick è costruita per ottenere la massima rigidezza con posteriori verticali rinforzati che consentono di annullare la torsione del carro posteriore e conferire maggiore precisione di guida. Mica roba per signorine.
La forcella, ça va sans dire, Columbus e, nella fattispecie, Genius con foderi curvati, riduce al minimo le vibrazioni. Effetto velluto ovunque.
Dulcis in fundo: il feticismo onanistico del passaggio cavi interno in Teflon. Fa rima con “autoerotismo”. Niente cavi in giro, solo le gambe della belva. Snelle, nere, lucide, luccicanti anche nella notte. Panico alla visione.
Dice: ma Moby Dick non era la balena bianca? No, è lo squalo nero, dico io. Per diana, è la cattiveria formato ciclistapericoloso per eccellenza. Per inquietare il bitume di questa folle stagione.
Nome in codice della belva: Cinelli Best of Italo 79 Black.
Inaugurazione: sabato 26 febbraio. Per gradire: Monticello – Sirtori – Colle Biranza da Castello and back.
Quasi 95 km di droga purissima, endorfine a mille, compiacimento estetico e infantile per il nuovo mezzo impossibile da commentare. Imbarazzante il look fuori dal bar: Moby Dick è stata accompagnata dalla Cérvelo S3 del Pitone del Gratosoglio, alias Mariolino Tarantola. Sgomento tra i passanti. Gli occhi iniettati di sangue lungo tutta la scorribanda. Rientro a velocità smodata, con scatti e controscatti da malati di mente per la stagione. Sensazioni della belva in salita: inebrianti. Leggerezza e scatto degne di un sonetto leopardiano. Guidabilità in discesa: perfetta e rilassante. Aggressività negli allunghi pianeggianti: inquietante.
La belva definitiva è arrivata. La pedivella pronta a fumare al primo Okay Corrall del 2011.
Siore e siori, rock ‘n’roll.
PS: un pensiero a va a Ismael, la mia dolce belva precedente. A lei devo tutto: dalla prima Gf, al primo lungo della Maratona dles Dolomites, al Fedaia, agli infiniti Pordoi, alle Valcave, ai Sormani, ai Sanprimi, ai solitari 3000 metri Garda e levante ligure.
Una lacrima scende.
totale distanza: 94 km
dislivello: 957 m.