Salto in lungo (terza puntata).

Hegel o Giau?

Calzare delle SIDI Ergo Carbon 2, in vernice nera lucida: fottìo di euro.
Indossare mantellina nera Sportfull, sottile come carta velina, con inserti in cabronio: fottìo di euro.
Cavalcare una belva Cinelli Estrada nera opaca, con Campagnolo Record 11 velocità: strafottìo di euro.
Arrivare un giorno di luglio, con tutta codesta mercanzia, in cima al Passo Giau: non ha prezzo.
Quando il Pericoloso arriva al secondo passaggio sul Campolongo, dopo essersi reso conto che l’ora cominciava a farsi tarda e che l’appuntamento con il destino e l’eventuale colpo grosso cominciava ad essere improrogabile, eccolo iniziare, preso dal panico, a frustare la pedivella oltre il lecito. Gli avversari lo guardano sospettosi. Che fa ragioniere, va in fuga?
Essì che va in fuga. Il Pericoloso recupera minuti su minuti sul Campolongo, passa il proprio capo squadra, il buon “Pezzetti”,  che sta salendo, imprecando, a passo rallentato dalla fidanzata, già esausta. Il Pitone, invece, si è perso nelle brume del Pordoi o nella discesa del Sella, avvolgente e, finalmente, al sole. La temperatura sale inquietantemente. Ai quasi 2000 m del ristoro posto allo scollinamento del Campolongo, il Rox sengna già i 29°. La tempesta presa sul Gardena due giorni prima, sulla blues mobile, solo un ricordo. Malvagio e beffardo. Niente fresco in questa Maratona 2010.
La successiva discesa su Arabba e il proseguimento verso Cernadoi sono gli unici chilometri di piacere che questa assurda, ma bellissima sagra dell’ondulazione perenne dispensa all’atleta. Sono 15-20 km velocissimi. Si toccan punte di 60-70/h.  Fa caldo, manca poco. È una bella giornata, pericoloso fa il pericoloso. Hai mangiato abbondantemente sul Campolongo, sei in condizione. Sta’ sereno, non t’agitare che tanto serve a niente. Quel che sarà sarà. Pensa a quando tuo papà ti ha buttato da quella grotta dietro Otranto, in Salento, e tu non avevi indosso neanche i braccioli. Pensa a quel volo, prima di toccare acqua, alle gocce di sudore e paura sulla tua pelle durante quel tragitto istantaneo. Pensa, percioloso, pensa. Pensa ai tuoi bambini: che faccia faranno codesti se gli dici che hai fatto “solo” 3000 m. di dislivello? Pensa che si vive di ricordi, come quando facesti l’Interail e passasti la notte in una cabina del telefono, solo perché avevi perso l’ultimo treno per tornare all’ostello della gioventù bretone. Pensa a quando sei andato all’esame di maturità e hai chiesto, giocando d’azzardo, tu di parlar di Hegel. Di Hegel! Mica di Fichte o di Shelling. No, di Georg Wilhelm Friedrich in persona. Già. Hegel. Cosa penserebbe di te adesso, o pericoloso, il buon Georg, che alla chetichella, eviti il “Necessario”, lo “Spirito” e volti, pavido, per il Medio?
Pensa a quella volta che sei uscito da scuola, terza elementare, e non c’era nessuno a prenderti. Pensa che se stavi calmo, li vedevi: erano là, tra il fruttivendolo e il cartolaio. E invece tu ti sei agitato, e non li hai visti. Pensa, pericoloso, pensa. E segui l’istinto.
Pensa a quando hai sentito i brividi per la prima volta. Pensa a quante pelli d’oca hai provato. Pensa a quelli che non ci sono più e che stanno facendo il tifo per te. Pensa a tutti quelli che hai incontrato e che ti hanno detto: provaci, ce la fai.
Pensa a Mourinho, Milito e Sneijder. Pensa che tu sei l’Inter e là davanti a te, a 2236 m. slm c’è la Champions League. Vattela a prendere.
In questi pensieri impensierato, il Pericoloso arriva al bivio.
Cernadoi.
Non rallenta neanche.
Il suo cartello, è chiaro, è quello giallo: “Percorso lungo”.
Volta, chiude gli occhi. ‘Cazzo fai, pericoloso!?
Troppo tardi.
Sente un brivido lungo la schiena che da solo vale tutta la Maratona.
Continua…