Tag
L’uomo che sognava lo Stelvio.

Ritratto di Sua Maestà, con zucchero a velo.
Lo Stelvio è talmente alto che se non lo fai tra luglio e agosto, sono cazzi.
Sei già tagliato fuori: basta un abbassamento di temperatura preautunnale o, a seconda del calendario, tardoprimaverile e via, gambe all’aria. Niente Stelvio.
Una volta, un amico (l’autista), puntata la sveglia alle 4 del mattino, in pieno agosto, s’è trovato l’auto in panne. Scherzo del destino. Niente Stelvio.
Ma io continuo a sognarlo la notte, sua maestà. I suoi tornanti inquadrati da mille scatti fotografici. La sua lunghezza, epica. Il suo vocione altisonante da orco. Le streghe e le marmotte abbarbicate tra le rocce, l’Overlook hotel-rifugio in cima. D’inverno c’è Jack Torrens che vi si aggira, scure in mano.
Oggi, navigando, ho trovato questa foto. Guardate che bellezza. I primi rigori, quasi risibili, di un inverno che ancora non s’è fatto uomo.
Oggi me lo immagino così, lo Stelvio. Con quella leggera spruzzata di neve a velo. Come un pandoro Maina appena scartato e cosparso di zucchero. Nulla più. E quei tornanti che paion tracciati col coltello, leggeri leggeri, quasi a non dar fastidio.
Io me lo immagino così. Sento che non può uno scalatore non averlo ancora scalato. Sento che non si può lasciarselo scappare durante l’arsura estiva.
Lo Stelvio vive pochi mesi l’anno. Gli devi saltare in groppa. Come una bestia selvaggia, altrimenti ti mette lui piede a terra per tutto l’anno. E poi te lo sogni, come sto facendo io ora.
Ma guardate quella foto, che meraviglia.
Vien voglia di staccarne una fetta.
(fonte immagine: Cycling Challenge)