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Blu pericoloso.

Pericolo: Passo del Bracco alle 8 del mattino.
Fine del letargo, dello stordimento, della catalessia post-maratona.
Il ciclista pericoloso è tornato.
Domenica. Nel levante ligure.
Parto di buon ora, alle 7, da Chiavari. Fa incredibilmente fresco. La giornata è splendida, il mare turchese con sfumature quasi rosate che si confondono con il cielo appena sveglio.
Dopo 12 km di riscaldamento, lungo l’Aurelia, affronto subito il Passo del Bracco da Sestri Levante: ci sono io, gli uccellini che cinguettano, il sole che sale con calma. L’asfalto è tappezzato di scritte coloratissime e bellissime che inneggiano al Giro del Centenario passato di qui due mesi fa. Ce n’è per tutti: da Bruseghin e i suoi asini (o erano vacche?) a Basso, a Cunego, passando per Di Luca, fresco di doping. Ma il pubblico del ciclismo ama la corsa, non i corridori, ama le sue strade, la festa, l’arrivo, l’illusione di una fatica umana. Quella che provo invece io mentre salgo questa strada bellissima, una volta meta di briganti. Sono 16 km di salita, con una pendenza media molto abbordabile: 4% circa e punte massime del 9%. Ci si gode tutto: pini marittimi, case cantoniere abbandonate da chissà chi e quando, rocce dolomitiche che non t’aspetti, qui, a due passi dal mare. Guadagno al vetta che sono le 8 e mezza. Che pace, che silenzio. Il mare giù mi guarda e mi dice: farsi un bagno no, eh?
No.
Rientro e prendo, quasi a caso, la prima deviazione: per Moneglia, da cui poi risalgo, scoprendo un nuovo versante a me ad ora sconosciuto. Bello, tra casette colorate come caramelle e buganville che si inerpicano dappertutto.
Tornato alla deviazione, scendo su Sestri Levante in presa bassa, accovacciato e mi godo i tornanti come un bimbo sull’ottovolante.
Arrivato a Lavagna, lasciata in letargo e ora ripopolata di bagnanti e mercati, affronto la breve, ma impegnativa ascesa, a Santa Giulia Centaura: 4 km, media al 7-8%. Sempre bella e insolita: in pochi si dannano l’anima per solo 4 km che non portano a nessun valico, ma solo a questa deliziosa chiesetta in contemplazione del mare.
Scendo.
Mi addentro verso la Val Graveglia, poi volto a destra per una stradina secca, verso Cogorno.
E qui parte l’ultima asperità di giornata, la più dura. Il Monte San Giacomo, da San Salvatore di Cogorno: salita nuova anche questa.
6,7 km duri, duri. Di quelli per cuori forti. Lungamente sopra il 10%, la strada sale con tornanti secchi che si stringono sempre di più, mano mano che ci si addentra nel bosco e si lasciano le case. Punta massima, rilevata dal ciclocomputer Rox, 16% nel tratto finale. I primi 4 km sono tra piccoli centri abitati, arroccati sull’appenino, probabilmente sono tutte frazioni del medesimo: Breccanecca.
Arrivati alla chiesa, la strada piega torutosa a destra per Breccanecca alta – Monte San Giacomo e si entra nel fitto del bosco.
Si rimane soli: un cane randagio mi segue per qualche curva, poi nemmeno lui si avventura oltre.
Gli utlimi 2 km li faccio in un silenzio irreale, fino a dove la strada spiana. L’ultimo troncone il più difficile: un rettilineo costantemente al 13-14% con una punta massima del 16%, come dicevo.
La vetta è segnata da un centro visitatori, da cui si diramano diversi sentieri selvaggi. Non un’anima. E, ovviamente, non un ciclista. Ma sono queste le emozioni più belle: scoprire strade e luoghi, pedalando, che nessun altro ti pare possa conoscere.
Chiusura per gradire, Bocco di Leivi: 4 km , al 7%.
Il ciclista pericoloso è nuovamente pericoloso. Guardatevene.
Totale distanza percorsa: 106 km
Dislivello: 1.972 m.
Tempo: 5 ore ca.
Salite: Passo del Bracco (da Sestri), Santa Giulia, Monte San Giacomo, Bocco di Leivi
Pendenza max: 16%