O mia bella Maratona.

 

Corvara, 5 luglio. Amore mio.

Corvara, 5 luglio. Amore mio.

Ci avviciniamo.  Anzi, ci siamo. 
Ho ricevuto, via posta ordinaria, il prestigioso, nonché da custodire gelosamente, voucher Alta Badia & Sudtirol con il codice per il ritiro del pacco gara. Sbavo.
Pettorale numero 6037, Griglia Pinarello. Non sto nelle pedivelle. 
La partenza da Milano alla volta di La Villa in Badia, della spedizione pericolosa, è fissata per venerdì 3 luglio, ora di pranzo. Mancano quasi 2 settimane. Niente.
Non so voi, ma io non penso ad altro. Sono eccitato, emozionato, preoccupato, in una parola: felice.
Domenica 5 luglio, ore 6:30, partenza. Subito il falsopiano che conduce a Corvara, poi il Campolongo, antipasto dell’indigestione goethiana sturm un drang che ci aspetterà. 
Giù su Arabba, dunque e seconda ascesa: Pordoi. 10 km, regolari regolari, per 600 m. di dislivello. Picchiata verso Canazei, bivio per passo Sella, ascesa dura: 5,5 km, pendenza media 7,5%, massima 12%. Picchiata su Plan de Gralba e quarto dei quattro passi del Sella Ronda: il Gardena. Il più facile. E fin qui saranno solo ricordi: l’anno scorso feci lo stesso percorso, lo stesso giorno. 
Giunti nuovamente a Corvara, si ripete il Campolongo, si scollina verso Arabba come prima e poi si piega a sinistra verso Pieve di Livinallongo. A Cernadoi, sesto passo di giornata: il Falzarego, mai fatto: 12 km di fatica finale. La salita più lunga. Poi la discesa finale, da godere, fino a San Cassiano, la Villa e il rientro a Corvara. Ristori prima del Gardena e poi, quello mitico, sul Campolongo. Rifornimenti idrici: 2, al bivio per il passo Sella e sul Falzarego. Assistenza meccanica ad Arabba e Corvara (entrambe toccate due volte). Conto molto sullo Strudel e sui panini allo spck. Pare che i ristori della Maratona siano di un altro pianeta rispetto a quelli di qualunque altra Granfondo. Le salite sono tante, veramente tante. Il dislivello: 3090 m. Mai fatto in vita mia. I km “solo” 107. Lo sforzo prolungato da fare impallidire. Sarà, a tutti gli effetti, un’impresa. 
Perché lo faccio? Beh, questa domanda non vale. L’ho già detto tante volte.  Lo faccio perché sì. E tant’è. 
Dai, sotto a pedalare.

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