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SOS Lance.

Dai tuoi 100.000 m. di dislivello, aiutami tu.
Santo Lance che sei nei Pirenei, venga il tuo dislivello, sia fatta la tua pendenza.
Ovvero: stato conclamato di carenza di dislivello nel sangue, e nella testa, per il vostro ciclista pericoloso preferito.
Colpisce il ciclista, residente nella pianura Padana, soprattutto quand’egli si appresta alla sua prima Maratona dles Dolomites.
Tale stato prende il via a inizio giugno e si conclude agli albori di luglio.
Sintomi: ansia smodata da assenza di inclinazione adeguata per l’obiettivo.
Il ciclista pericoloso si guarda attorno e ovunque si volti vede tabula rasa. Livello del mare, assenza totale di ondulazione.
Ogni accenno di cavalcavia o strada privata che s’inclina di pochi punti percentuali, gli ricorda che egli deve compiere almeno 3000 m. di dislivello entro il 5 luglio.
Una spada di Damocle che lo attanaglia giorno e notte, con esiti sisifiani: gli pare di scalare una montagna e invece era solo un colle e si ritrova immediatamente davanti ai suoi invalicabili tremila metri.
Le reazioni a tale stato di alterazione della personalità, sono molteplci: programmazione di irreali e impraticabili giri del Resegone o improbabili clamorose zingarate infrasettimanali in Valtellina, con blasfemi propositi di scalare Gavia, Mortirolo e Santa Cristina in una mattina e tornare in tempo per prendere i bambini all’asilo.
O più semplicemente, e realisticamente, si fa strada l’ansia da “uscita appena possibile”. L’unica forse via praticabile dal ciclista pericoloso, costretto dai suoi invalicabili limiti spazio temporali.
Dunque: udite udite, questo fine settimana allungato dal ponte, 3 uscite 3 in 5 giorni.
Una corta, una media, una lunga.
Una di pianura, una di potenza con sfr (salite forza-resistenza), una lunga con 1.340 m. di dislivello.
Venerdì, prima uscita: pausa pranzo pericolosa (leggasi corsa pazza sul Naviglio, a ritmo smodato, con pranzo saltato di netto). 53 km totale, con media 31-32/h.
Domenica, uscita solitaria verso Monticello. 62 km con 400 m. di dislivello. Ripetute di circa 1 – 1,5 km, in salita al 6%, con rapporto duro.
Martedì, uscita completa di oltre 4 ore: 108 km e 1.340 m. di dislivello. Fonte: Sigma Rox 9.0.
Sono contento, perché non sono affatto stanco. Mi sento bene e credo che questo dovrebbe essere il ritmo giusto di chi pedala davvero verso la Maratona. Eh, già.
Purtroppo, finito il ponte, finito anche il ritmo. Questa la triste realtà del Partick Bateman de ‘noantri.
Tornando all’uscita lunga, della quale mi preme oggi parlarvi, in 3, Io, Nicko e Memo (new entry con il Mortirlolo da 3 versanti come passaporto pericoloso), afrrontiamo le varie asperità brianzole in zona Colle. Alla nausea.
Dunque: Monticello, Sintrori, Colle +Giovenzana, Lissolo da due versanti, ri-Sirtori, ecc. Accumulando nell’arco di pochi km, un discreto dislivello. Il minimo sindacabile.
Resta il fatto, che mi angoscerà da qui al 5 luglio, che devo arrivare a fare 3000 m. prima o poi. E che mancano solo 32 giorni all’obiettivo dell’anno. La MdD. Cazzo.
Programmati diversi stage durante i weekend a venire, decisamente inclini all’inclinazione. Ma non deve saltare nulla: tutto deve filare lisco come l’olio. E chi diavolo lo sa se filerà liscio come l’olio.
La 9 Colli ha fatto il suo lavoro, comunque: in salita sento le gambe toniche. Ci mettono più tempo a carburare, ma, una volta a regime, girano che è un piacere: già dalla terza salita, ieri, con strappi al 13%, le sensazioni erano più che buone. Bene anche il Lissolo che, dopo il Barbotto, m’è parso quasi un Monticello. Sempre fonte Rox, pendenza massima dell’uscita: 15%. Pendenza media dei 26 km, fatti in salita: 5%. Tempo passato in salita: 1:31’. Cosa non è questo gioiellino ingegneristico dall’altimetro barometrico.
Il problema resta quello: la quantità di km macinati, ogni volta, in pianura per fare un minimo di salita da Milano. E quel minimo, novantanove volte su cento, è un massimo.
Ci sarebbe la soluzione auto pericolosa. Avvicinamento alle zone ondulate via idrocarburi. Ma, a parte che non mi piace l’idea, significa comunque mettere in conto un viaggio di andata e uno di ritorno da aggiungere all’uscita in bici. Il che determina una pericolosa reazione a catena: sveglia sempre più antelucana, rientro di supercorsa.
Il da farsi è cercare di muoversi per il weekend verso zone dove la crosta terrestre ha deciso millanta anni fa di regalare gioie alle pedivelle.
Dunque: mancano 32 giorni a 3000 m. di dislivello. Falzarego, a noi due.
3 Uscite.
Ven 29: 53 km, pianura.
Dom 31: 62 km, 400 m. dsl.
Mart 02: 107 km, 1.340 dsl.