Valcava on the Rox.

 

domenica 10 maggio - 1.340 m. s.l.m.

Domenica 10 maggio - 1.340 m. s.l.m.

Quale battesimo miglore per il mio nuovissimo giocattolino, il Sigma Rox 9.0, ciclocomputer con altimetro, inclinometro, cardio, termometro, cappuccio e brioche?
Nessuno. E infatti Valcava fu.
Uscita spelndida. Forse la più bella, per senso dell’impresa, per condizioni atmosferiche (l’arrivo in quota, nella condensa delle nubi con il fiato che usciva fumante dalle bocche stravolte dei due atleti è stato epico), per spirito di gruppo, in due come una squadra, per l’avventura delle mille strade sbagliate per arrivarci. Insomma un po’ per tutto. 
Quello che ti lascia è un senso di serenità e equilibrio interiori che ben poco hanno del razionale, e molto, tanto dello ZEN.
Ti senti più forte, in pace con te stesso, a posto con il mondo.
Il tutto grazie a una pendenza al 18% accarezzata con un paio di Neutron Ultra.
Ma veniamo ai dettagli.
Si parte alle 7:30 da Milano, Corso Buenos Aires. Valcava è il valico più alto delle prealpi lombarde, tra le province di Lecco e Bergamo, mette in comunicazione la valle dell’Adda e la valle Imagna, l’attacco della salita è a Torre de’ Busi, lungo la provinciale tra Caloziocorte e Caprino bergamasco.  La Valcava l’ho già affrontata e conquistata il 28 settembre scorso. E’ sicuramente la salita più difficile, per pendenza (si toccano massime del 18% e c’è un intero troncone, il finale, con diversi tratti al 15-16%, senza possibilità di recupero), lunghezza (12 km, in cui si accumulano 900 m. e di dislivello), e distanza da casa (l’attacco arriva con 50 km nelle gambe, e altri saliscendi accumulati: in tutto l’uscita, fonte Rox, sarà di 125 km per 1.700 m. di dislivello totali), senza dimenticare l’aspetto mitico: quando chiedi in quella zona indicazioni per Valcava, la gente i ciclisti ti voltano le spalle impauriti. Giuro. 
In pochi hanno l’ardore di salirci. La maggior parte piega verso il più facile Colle di Sogno, deviando dopo pochi chilometri dall’attacco. Chi ci arriva in cima viene visto con ammirazione e rispetto. Noi ci siamo arrivati.
Dicevo, partenza da Milano alle 7:30. La giornata splende: sole e poche nubi innocue di panna montata. 
A ritmo blando i primi 20-30 km, fino a Imbersago. Poi ponte sull’Adda a Brivio, dunque Cisano bergamasco. E qui, causa indicazioni errate, sbagliamo e finiamo a Caloziocorte, allungando involontariamente l’uscita di qualche chilometro e di qualche metro di dislivello. Saliamo fino a Torre de Busi e da lì attacchiamo l’ascesa. 
Non sto a dilungarmi sui dettagli (chi fosse interessato può leggere il resoconto della prima Valcava qui), ma la salita è bella, intensa, e va via bene. La prima parte letteralmente me la bevo. Anzi forse esagero, soprattutto in vista del durissimo troncone finale. Arriva il famoso cartello al 18%, sono solo, metto il 26, mi alzo sui pedali e vado. E’ durissimo, diversi momenti li sento come tra i più duri finora provati. Ma vado. Tornante dopo tornante, impennata dopo impennata. Entro nella nuvola: sono nella nebbia, vedo il fiato uscirmi dalla bocca, mi sento un eroe del Tour de France anni Quaranta, in bianco e nero. Poi la fonanella, “acqua non potabile” c’è scritto ma in realtà so che è buonissima e freschissima, ovviamente non mi fermo, affronto l’ultimo tornante. E imbocco l’ultimo strappetto che porta alla vetta. Avvolta nella nebbia. Il Rox è inclemente: dai 25° dell’attacco si è passati ai 12° della vetta. Sgancio i pedali, aspetto Mario e mi mangio un concentrato mignon, gentilmente offerto dalla mia premurosa signora, di mele cotogne. Squisito. In vetta c’è poca gente. Il vento fa tremare i cartelli del Passo, forse c’è anche qualche goccia di pioggia. Ma la nuvola è solo lì: dall’altra parte, verso la Valle Imagna il cielo è pulito: vedo i paeselli come briciole di pollicino lasciati qua e là. Mi piacerebbe scendere da questo versante, ma allungherei troppo oggi, considerando anche che la nostra “devaizione”, seppure involontaria, l’abbiamo già fatta. 
La discesa è un toccasana per i pattini nuovi, appena cambiati. Il primo tratto è durissimo: fanno male mani e braccia. Poi va giù liscia, anche se il fondo stradale sconnesso e il temporale notturno, con tutti i suoi rimasugli di rami e sassi, richiede impegno e attenzione. A Torre de’ Busi ricompattiamo il gruppo di due elementi e torniamo. Stavolta da Caprino Bergamasco, come avrebbe dovuto essere all’andata. Dunque ponte sull’Adda, e via fino a Milano, lancia in resta sotto il sole ormai estivo. 
Che meraviglia di uscita. E ora i dati direttamente dalla centrale Rox. 

Totale distanza percorsa: 125 km.
Dislivello: 1.660 m 
Totale km salita: 27
Cadenza media: 80 rpm
Cadenza massima 125 rpm
Pendenza massima: 18%
Tempo ascesa a Valcava: 1:01′
Percorso: Milano-Vimercate-Imbersago-Brivio-Caloziocorte-Torre de’Busi-Valico di Valcava-Cisano Bergamasco-Brivio-Milano.