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Questione di endorsement tra ciclisti.
Ebbene sì. Ciclistapericoloso sostiene Stefano Boeri, candidato sindaco di Milano alle Primarie del centrosinistra di domenica 14 novembre.
E invita tutti ad andare a votare domenica. Si vota dalle 8 alle 20, in tutta Milano. Possono votare anche i cittadini stranieri, purché residenti a Milano e, udite udite, persino i minorenni: dai 16 in su. Quindi, ite, per una volta siete giustificati dalla messa comandata del sacro pignone da onorare la domenica. E se proprio siete ortodossi praticanti allo stremo, frustate pure la pedivella il mattino, ma andate a cambiare Milano il pomeriggio.
Già, perché si dà il caso che domenica si cambia città, restando a Milano.
Si cerca una fuga come quella del Panta sul Galibier. Scatto al primo ondularsi della strada, sotto un diluvio fradicio d’acqua e pensieri, e ci si incammina verso la pelle d’oca. Ulrich resta dietro, in crisi, in affanno. Con il fiatone, prima sul collo e poi in faccia. Cassani e De Zan non stan più nella pelle. C’han messo anni per ricordarsi come si fa a vincere un Tour.
C’han messo anni a ricordarsi come si fa a vincere.
Già, come si fa a vincere?
È semplice: pedalando, ogni santo km, fino al traguardo. Scattando e attaccando quando la strada si fa in salita. Quando gli altri ti dicono di non farlo. Quando tutti ti dicono che sei matto.
Stringendo i denti che in vetta – tu lo sai – la vista sarà stupenda e ripagherà di tutti gli sforzi fatti per conquistarla.
Già, in vetta.
Milano è piatta non piace al ciclista d’altura. Al grimpeur.
Milano non lascia, apparentemente, spazio per le sue fughe pantaniane. Non per niente, Coppi era di Tortona, Il pirata di Cesenatico.
No, noi qui, in Padania, per trovare un colle che sia un colle, si deve andare in Brianza. Il fottuto Nebraska lumbard’. Pullulante di Calderoli a ogni angolo.
Ma ultimamente, egli, il ciclistapericoloso, mentre addentava l’asfalto cittadino a bordo della sua fedele scattofisso, ha iniziato a sentire un’aria nuova. Un profumo di “Ora o mai più”.
Ha sentito un che di effervescente passare tra le rotaie, il pavé e i sanpietrini divelti. Ha cominciato a pedalare con la sensazione, guarda un po’, che in fondo non è così brutta questa città.
E ha sentito anche un po’ di salita, a pensarci bene.
Strappi anche al 15-20-22%. Roba da Zoncolan.
Ha pensato che la salita fosse troppa anche per lui.
Poi ha allungato, ha gurdato la pedivella sotto di lui, lungo il movimento centrale, senza pensare alla vetta e a quanti km mancassero. Milano in salita, chi l’avrebbe mai detto?
Poi, piano piano, ha trovato il ritmo e il passo giusto. È salito senza guardare gli avversari, senza accorgersi che pian piano restava solo. Solo al comando.
E alla fine, in cima, guarda un po’, Milano era bellissima.
Dai Ste’, tira la volata. È ora.